Cala l'incidenza dei tumori, gli oncologi: "Prevenzione efficace"
Calano i tumori in Emilia-Romagna. A diminuire, in particolare, è l’incidenza, negli uomini, del tumore al colon (-8,8% l’anno a partire dal 2006) e alla prostata (-3,6%). A livello nazionale la regione (13esima per incidenza totale ma quarta se si considerano solo le donne) è quella con i tassi di sopravvivenza più elevati, a cinque anni dalla diagnosi, sia per tutti i tumori (62,4%) che per le singole patologie, con un 89% del tumore alla mammella. A commentare i risultati del rapporto «I numeri del cancro in Italia» redatto da Aiom e Airtum, che in Emilia-Romagna stimano 29.500 nuove diagnosi nel 2019, è Federico Cappuzzo, direttore del Dipartimento oncoematologico dell’Ausl Romagna e dell’Unità operativa di Oncologia del presidio ospedaliero di Ravenna: «L’esperienza quotidiana non ci mostra in maniera così chiara il calo dell’incidenza perché i numeri sono troppo piccoli per essere evidenti. Sulla sopravvivenza, invece, abbiamo un riscontro abbastanza diretto: i nostri ambulatori sono sempre più spesso pieni di persone che già conosciamo». Anche sulle ragioni del miglioramento dei numeri, Cappuzzo non si sbilancia: «Sulla riduzione dell’incidenza bisognerà aspettare di vedere se i dati, nei prossimi anni, verranno confermati prima di elencarne i motivi. Certo è che, sulla riduzione della mortalità, molto hanno fatto le novità negli approcci terapeutici, in particolare l’introduzione dell’immunoterapia che non ha una risposta efficace in tutti i pazienti ma che ha rivoluzionato, in altri casi, le cure». Quanto all’età, Cappuzzo conferma che il tumore resta una patologia delle persone anziane: «Per un motivo anagrafico legato all’invecchiamento della popolazione, temo che nei prossimi anni i numeri potranno tornare a crescere. Altro motivo di preoccupazione è senza dubbio l’aumento del tumore al polmone nelle donne. Un tempo era una malattia dell’uomo di fatica, spesso fumatore. Oggi, invece, vediamo anche molte professioniste che si ammalano perché hanno l’abitudine della sigaretta. Mi piacerebbe poter dire che almeno una tipologia di tumore è scomparsa ma purtroppo non è così».
«IMPORTANZA DELLO SCREENING»
E dell’efficacia della prevenzione è convinta anche Roberta Di Marsico, da pochissimo direttore del Centro di prevenzione oncologica di Ravenna, Lugo e Faenza: «Quando si parla di patologia tumorale, il risultato più importante è la guarigione. Per discuterne, non bisogna solo concentrarsi sulle prime fasi della cure ma su quello che viene fatto prima, in particolare sui programmi di screening». Per quanto riguarda il tumore al colon-retto, per esempio, a chi ha tra i 50 e i 74 anni viene proposto un test per la ricerca del sangue occulto, che in caso di positività viene fatto seguire da una colonscopia: «L’obiettivo è individuare lesioni benigne asintomatiche che, se trascurate, possono andare incontro a trasformazioni cancerogene». Lo stesso vale per i programmi di screening dedicati al tumore al seno, che coprono le donne tra i 45 e i 74 anni: «Nella provincia di Ravenna abbiamo tassi di adesione superiori all’80%, una cifra molto rilevante che ci indica come sia stato fatto un ottimo lavoro di sensibilizzazione sulla popolazione. Si tratta, in questo caso, di una prevenzione secondaria, laddove andiamo a individuare forme tumorali in stadio precoce la cui scoperta è quasi sempre garanzia di guarigione e può risparmiare alla pazienti trattamenti post-chirurgici invasivi, come la chemioterapia». Grandi aspettative, secondo Di Marsico, sono da riporre anche nello screening sul tumore all’utero: «Fino a qualche anno fa, alle donne, veniva offerto il pap-test, modalità che continuiamo a utilizzare con le più giovani. Con le meno giovani, invece, si effettua direttamente il test Hpv, vista la grande scoperta che il Papilloma virus può causare il carcinoma al collo dell’utero. Prossimamente, ci saranno altri cambiamenti, visto che andremo a “screenare” le donne che si sono sottoposte alla vaccinazione oggi proposta alle ragazzine».