Buoni spesa, è boom di richieste in provincia di Ravenna

Romagna | 11 Aprile 2020 Cronaca
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Silvia Manzani
Sono centinaia i cittadini che stanno richiedendo agli enti locali l’erogazione dei buoni spesa perché hanno visto un peggioramento delle condizioni lavorative e reddituali a causa dell’emergenza Coronavirus. Nel solo Comune di Ravenna, nel giro dei primi cinque giorni, sono state 1.200 le richieste che potranno essere, nel giro di poco, esaudite: «Il grosso delle domande - spiega l’assessore ai Servizi sociali Valentina Morigi - provengono dall’area territoriale 3, ovvero Darsena e lidi. La chiave di lettura che abbiamo dato è che in queste zone ci sono molti residenti che lavorano con contratti atipici o stagionali. Hanno telefonato, in generale, anche persone che storicamente vivono un disagio economico e che magari percepiscono un reddito di cittadinanza molto ma molto basso, intorno ai 50/80 euro al mese. A tutti coloro che chiamano facciamo l’istruttoria ma in alcuni casi possiamo dirottare le persone verso soluzioni diverse». L’Amministrazione ha messo in conto il fatto che, dopo una prima ondata, possa essercene un’altra di ritorno: «Per il primo momento siamo stati molto rapidi a erogare i buoni, che sono in tagli da trenta euro e vengono ritirati nelle aree territoriali di residenza. Quando le persone avranno utilizzato i buoni e saranno ormai a corto di generi alimentari, probabilmente ci ricontatteranno. Dobbiamo valutare i criteri per tornare a presentare la domanda. Il Governo ci ha assegnato 800mila euro, risorse alle quali si aggiungono le donazioni che i cittadini possono fare su un conto corrente che abbiamo istituito ad hoc per sostenere le misure sulla solidarietà alimentare: sono 20mila i soldi finora raccolti». Sempre sulla spesa, dopo il 13 marzo, data entro la quale sono stati contattati 20mila anziani, è iniziato il servizio di consegna a domicilio gestito da soggetti come Auser, Protezione civile, CittAttiva e Croce Rossa: «Hanno richiamato in 910. In 173 casi ci è stata richiesta la spesa a casa, che abbiamo consegnato 550 volte, visto che siamo passati più volte per ogni anziano. In altre situazioni, c’è una richiesta di supporto contro la solitudine». Non si utilizzano volontari, invece, nel caso della consegna della spesa alle famiglie con pazienti Covid positivi o in isolamento preventivo: «Il consorzio "Il Solco" sta gestendo questa parte, che comprende anche la consegna di vestiti puliti a familiari ricoverati e altri servizi, per una presa in carico più completa: sono 19 i nuclei che fino ad ora ne hanno usufruito». Il grande tema che si aprirà a breve sarà invece, per Morigi, quello dell’abitare: «Al Servizio sociale arrivano chiamate di chi sta intaccando i propri risparmi o le piccole somme messe da parte per pagare affitto e mutuo. Gli enti locali già utilizzano le risorse del Fondo nazionale e regionale per l’affitto. Ma il Governo dovrà pensare a stanziare altre misure di sostegno».

BASSA: RITMO VELOCISSIMO
Richieste a ritmo rapidissimo e serrato anche nel territorio dell’Unione dei Comuni della Bassa Romagna: «Se nei primi cinque giorni siamo arrivati a 680 - spiega la dirigente dell'area Welfare Carla Golfieri - il lunedì successivo eravamo già a 980 e il martedì a 1160. Nel 50% dei casi, circa, si tratta di persone già conosciute a servizi. Noi avevamo messo in conto un migliaio di richieste, speriamo che poco a poco si vadano esaurendo perché altrimenti diventerebbe complicato gestirle tutte». La prassi è che si chiama, si fissa un appuntamento con l’assistente sociale e poi si viene ricontattati per l’istruttoria telefonica, durante la quale si forniscono le informazioni su reddito, situazione familiare e lavorativa: «Dopo che la relazione passa ai responsabili, si decide l’importo del buono, che può andare dai 100 ai 400 euro, erogati una tantum e consegnati a casa grazie alla Protezione civile. Si tratta di un lavoro da svolgere con grande velocità perché la necessità delle persone è immediata: la cassa integrazione non è partita, i 600 euro per le partite Iva nemmeno». Sono 30mila le famiglie che vivono nella Bassa Romagna: «Speriamo che il trend delle richieste rallenti. Andremo comunque avanti finché ci saranno risorse, per noi è stato stanziato un fondo da 550mila euro. Una parte è stata utilizzata per la misura della spesa post-pagata, 300mila finora li abbiamo spesi in buoni».

FILE A FAENZA
Situazione simile nel territorio della Romagna Faentina, dove nella prima settimana sono pervenute 500 richieste: «Ci siamo ritrovati addirittura la fila - spiega l’assessore al Volontariato del Comune di Faenza Andrea Luccaroni - durante il ritiro e la riconsegna dei moduli, cosa che ha reso difficoltoso il rispetto delle distanze di sicurezza. Le persone hanno, evidentemente, così bisogno che sono arrivate anche domande compilate su bozze di moduli. Il lavoro è immenso perché c’è la doppia necessità di fare in fretta e di snellire le procedure: non possiamo certo metterci a richiedere un Isee in questo momento. Ci sono alcuni parametri da seguire e c’è l’autodichiarazione di chi fa richiesta: si va molto sulla fiducia, non a caso il sindaco ha chiesto ai cittadini di essere responsabili e di richiedere i buoni solo in presenza di esigenze concrete di sostegno». In questo senso i servizi, che erogano buoni per un valore che oscilla tra i 100 e i 400 euro, sono all’opera per evitare che chi usufruisce di altre misure, non acceda anche all’erogazione dei buoni: «Ma non è facile mettere dei paletti così chiari». A confermare il forte carico lavorativo è la collega Claudia Gatta, assessore ai Servizi sociali: «Il caos è totale: sulla mail arrivano molte richieste, non necessariamente di buoni ma anche di informazioni. Ma ci sono anche diverse persone meno abituate alle tecnologie, che si presentano di persona per prendere i moduli e poi tornano per l’appuntamento». Il disagio, per Gatta, è forte: «C’è una presenza non indifferente di persone che prima non erano seguite dai servizi, oltre a una preoccupante apertura a parlare del fatto che si stava svolgendo un lavoro irregolare, argomento che prima era tabù e che ci indica quanta disperazione ci sia in giro». Per stare al passo, è stato sdoppiato il centralino, utilizzando anche persone che svolgevano altre funzioni, e grazie all’Associazione carabinieri due volontari danno una mano a gestire e smistare chi arriva fisicamente in Comune, evitando assembramenti. Quanto alla erogazione dei buoni, Faenza ha deciso di utilizzare una piattaforma messa a disposizione dalla Bcc dove gli importi vengono abbinati ai codici fiscali dei beneficiari e dove gli esercenti si registrano: «Si tratta di un sistema importante, che darà la differenza. Alla fine del mese o comunque del periodo di erogazione saremo in grado di verificare gli importi spesi, perché il Comune riceverà le fatture».
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