Brisighella, Rontana vuole diventare un vero parco archeologico 

Romagna | 10 Luglio 2021 Cronaca
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Sandro Bassi - Si è conclusa la campagna 2021 di scavi archeologici al castello di Rontana, condotta, come fin dal 2007, da Enrico Cirelli dell’Università di Bologna.
Quindici partecipanti da tutta Italia, quasi un mese di permanenza con base alla Capanna Scout del Carnè (usata come cucina, refettorio e magazzino; per dormire gli archeologi si sono attrezzati con tende) e sfruttamento ottimale delle giornate vista l’assenza di piogge. 
Ma passiamo subito ai risultati: se il più eclatante, almeno da un punto di vista tipologico, è stato il ritrovamento del bollo in piombo di un «Gregorio Papa» ancora da identificare (forse il primo, cioè San Gregorio Magno), non meno spettacolare appare la messa in luce di poderose strutture murarie tardo-quattrocentesche in laterizio. «Per il primo - commenta Enrico Cirelli - sono in corso ricerche da parte del massimo specialista italiano in sigilli papali, specialista a cui abbiamo fatto pervenire il reperto. Si tratta non di un timbro, ma di un vero e proprio “bollo di garanzia” munito di piccolo foro per passarvi un filo e che veniva allegato a documenti per certificarne l’autenticità, un po’ (anche se il paragone sembra irriverente) come si fa ancor oggi con i salumi, tramite, non a caso, i caratteristici “piombini”».
Per le strutture murarie sono gli stessi manufatti a parlare: cortine murarie perfette, in laterizio robusto, sono affiorate soprattutto sul lato sud, roccioso e incombente sul sottostante edificio di «Rontana Vecchia» (quello dove c’era il ristorante “La Stalla”). 
«Si tratta di aggiunte che rinforzano le preesistenti murature in blocchi di pietra - sempre Cirelli - e che sono attribuibili all’ultima fase manfrediana (fine ‘400) o addirittura alla parentesi veneziana (1503-1509). Strutture simili erano venute in luce anche per il torrione del lato est, ma queste sono ancora più accurate e documentano l’adeguamento di difesa alle nuove armi da fuoco. E’ sempre più chiaro che con opportuni consolidamenti tutto questo potrebbe diventare un parco archeologico di grande interesse, scientifico e turistico».
Non sarà inutile ricapitolare anche le precedenti scoperte, che hanno rivelato Rontana come uno dei castelli più importanti dell’intera collina romagnola: le più antiche parti fortificate sono state datate al VI-VII secolo (grazie a frammenti ceramici in “terra sigillata” nord-africana) e consistono in due strutture murarie di  notevole spessore (1 metro e 30) in pietrame impostato su letti di malta regolari, con fondazioni ampie fino ad un metro e 70. A questo primo insediamento militare fece seguito il castello vero e proprio, fondato all’inizio del X secolo da una comunità rurale al servizio della guarnigione e che nel tempo ha annoverato artigiani - fabbri, armaioli, vetrai, stallieri, falegnami, ecc. - ma anche un notaio («Paolo da Rontana» del XIV sec.). Da un punto di vista museografico il ritrovamento più spettacolare è quello avvenuto nel 2009-2010 all’interno del pozzo sommitale, con un vero e proprio tesoro costituito da una ventina di boccali rinascimentali in ceramica faentina, cinque dei quali, integri, esposti in permanenza nella Rocca di Brisighella. Particolare curioso, due di questi boccali raffigurano, sia pur in maniera stilizzata, due uccelli ben riconoscibili come una beccaccia e una pavoncella, che evidentemente erano oggetto di caccia nei secoli di vita del castello. Castello che «muore» di morte cruenta nel 1591 per opera di eserciti mercenari al soldo del Legato Pontificio il quale aveva deciso di risolvere per sempre il problema del «brigantaggio», cioè dell’insubordinazione, civile e soprattutto fiscale, degli abitanti del castello rimasti «disoccupati» dopo lo smantellamento del presidio militare e datisi effettivamente ad atti di brigantaggio: latrones li definiscono le cronache dell’epoca (scritte però, come sempre, dai soli vincitori) e così pure una delle lapidi del Fonte Monumentale della Piazza di Faenza che ricorda i «meriti» del Cardinal Legato.
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