Sandro Bassi - Il Carnè di Brisighella, oggi compreso nel grande Parco regionale della Vena del Gesso, ha un sentiero in più. Individuato e segnato da tempo dai gestori della casa-rifugio assieme al Cai Faenza, il Sentiero degli Abissi è stato formalmente inaugurato un mesetto fa con l’apposizione di un cartellone esplicativo, sulla facciata di Casa Carnè, che riporta il tracciato e le caratteristiche del percorso. Un pieghevole cartaceo con cartina è in distribuzione.
Il nome è già tutt’un programma: abisso è il termine, anche scientifico, attribuito alle grotte verticali, fatte di una successione più o meno continua di pozzi. Su questo sentiero se ne incontrano parecchi, anche se la loro visibilità è limitata agli ingressi, che occhieggiano generalmente al fondo delle doline, cioè di quelle conche imbutiformi che punteggiano i terreni carsici come questo.
Si parte dal parcheggio del Carnè e si raggiunge il vecchio ingresso, dove si inizia a scendere a destra in direzione Castelnuovo raggiungendo il fondo della grande dolina con i Pozzi ad est di Ca’ Carnè; si sale alla casa con il largo giro che tocca la radura ove furono trovati i resti archeologici della casa rustica romana (I-II sec. d.C.) e, sfiorata la soprastante vecchia quercia, si arriva al Rifugio; una variante consiste nell’allungare il percorso deviando a destra dalla Grotta a nord di Ca’ Carnè e raggiungendo la casa dopo esser saliti sulla panoramica cima che sovrasta la Capanna Scout e la Grotta Risorgente del Carnè.
In ogni caso dal Rifugio si prosegue in direzione sud-est per il sentierone che salirebbe verso Rontana e che va seguito solo per un centinaio di metri o poco più, deviando a sinistra per una bella traccia, segnata, che conduce all’ingresso dell’Abisso Carnè, unica cavità della zona completamente priva di dolina. Ora ci si ricongiunge al sentierone, ma lo si lascia nuovamente alla ben marcata curva sommitale per attraversare un gran prato di erba medica entrando infine nel bosco che avvolge il Colle di Rontana. Si raggiunge il crinaletto oltre il quale si apre la dolina dell’abisso Fantini e si piega a sinistra, iniziando ad aggirare la grande conca dell’Abisso Garibaldi, rimboschita a pini neri e cipressi fin dagli anni Trenta. Qui il nostro tracciato coincide con il sentiero 505 ma si lascia quest’ultimo prima di un passaggio un po’ esposto su affioramenti di gesso per voltare a sinistra (attenzione, è segnato ma brusco) e scendere alla bellissima dolina dell’Abisso Faenza. Dal viottolo sottostante si ritorna al vicino parcheggio-punto di partenza.
Il tutto richiede circa 2 ore di cammino, sempre seguendo segnavia bianco-rossi con la sigla S.A. I vari abissi incontrati fanno parte di unico sistema carsico, che inizia dal Monte di Rontana con gli inghiottitoi più alti (Fantini e Garibaldi) e che scende verso la Risorgente (Rio Cavinale, sotto Castelnuovo) dopo aver attraversato le viscere dei Gessi del Carnè. Alcuni abissi intermedi si aprono a mezza via e sono collegati idrologicamente al collettore profondo, un po’ come si verifica nel Timavo triestino e nelle varie grotte a pozzo che ne intercettano il corso. Il sentiero ha quindi un interesse speleologico e geologico, ma anche naturalistico in senso lato, snodandosi fra boschi e boschetti e radure dove sono già fioriti gli ellebori e che nel giro di un paio di mesi si ravviveranno ulteriormente con bucaneve, primule, anemoni.