Brisighella, compie 25 anni la prima Dop italiana per un olio extravergine

Romagna | 05 Dicembre 2021 Le vie del gusto
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Riccardo Isola - E’ uno dei simboli più amati della tavola con un’origine chiara e ben conosciuta di questo territorio. Stiamo parlando, ovviamente, dell’oro verde dell’Appennino: l’olio extravergine di oliva di Brisighella. In questo 2021, uno dei prodotti più antichi della cosiddetta dieta Mediterranea, compie 25 anni dall’ottenimento della Denominazione di origine protetta. Era infatti il 1996 quando i conferitori della Cooperativa agricola brisighellese (Cab), oggi oltre 300, decisero di fare il passo successivo al solo creare un prodotto buono, salubre e territoriale. Si decisero a iniziare il percorso per alzare l’asticella di un alfiere indiscusso del saper fare nel campo, anzi nell’oliveto. Un lungo percorso, colturale e culturale, che oggi ha visto, giustamente, il taglio di un traguardo non banale e scontato, quello dei 25 anni di Dop. 

LA STORIA
La Cooperativa Agricola Brisighellese nasce nel 1962 dall’idea di alcuni agricoltori delle colline brisighellesi, allo scopo di valorizzare e promuovere le produzioni vitivinicole e olearie del territorio. Nel 1966 si tiene l’inaugurazione della moderna cantina. Dieci anni dopo nasce il frantoio sociale. Questo, che nella sua prima fase di attività svolge esclusivamente attività di servizio molitura per conto dei soci, è dotato della più avanzata tecnologia a disposizione: un impianto «Sinolea» per l’estrazione dell’olio per “percolamento. La millenaria tradizione olearia del territori, prettamente famigliare, acquista nuovo impulso grazie alla cooperativa che realizzerà le prime produzioni selezionate e certificate, commercializzate esclusivamente in bottiglia, inaugurando la propria attività commerciale. Nasce così nel 1975 il «Brisighello» selezionata e certificata con cartiglio notarile numerato, pietra miliare della produzione Cab. Questo grazie alla grande intuizione di Nerio Raccagni – ristoratore e sommelier, che dà al gruppo edi agricoltori e cooperatori  l’input di mettere in bottiglia l’olio prodotto. L’amore e la passione degli agricoltori brisighellesi sostengono negli anni la continua ricerca e selezione sia in campo sia in campo tecnologico. In questo anno nel frantoio vengono eliminate le presse a pressione sostituito da decanter orizzontale. Negli anni ‘80 e ‘90 la cooperativa approfondisce studio e selezione delle cultivar mettendo a punto una vasta gamma di oli extra vergini di oliva e di selezioni monovarietali. Nascono così nel 1990 Olio Extra Vergine di Oliva Pieve Thò, nel 1996 Olio Extra Vergine di Oliva Nobildrupa e  2004 Olio Extra Vergine di Oliva Orfanello. Nel 1996 arriva il riconoscimento della Dop Brisighella da parte della comunità europea, primo olio Dop Italiano, corona il grande lavoro di valorizzazione della cooperativa e dà nuovo ed importante impulso commerciale ai prodotti dell’intero territorio. Nel 1998 un ulteriore aggiornamento del frantoio prevede un raddoppio della linea di produzione con l’installazione di una linea di frangitura dedicata per l’impianto Sinolea (discontinua) e, a essa, se ne affianca una all’avanguardia (continua) dotata di un moderno frangitore a dischi. Nei primi anni del nuovo millenio arriva anche la versione Bio dell’Evo brisighellese. Infine, nel 2018 Il frantoio cooperativo viene completamente rinnovato. Il nuovo impianto oleario, in linea continua a 2/3 fasi, è dotato di innovative tecnologie per un sempre più corretto e puntuale processo estrattivo. L’istallazione di un dispositivo di condizionamento della pasta di olive in uscita dal frangitore favorisce il preciso controllo della temperatura in tutte le fasi di lavorazione garantendo il miglior risultato qualitativo, indipendentemente dall’andamento climatico. Il nuovo frantoio è progettato in un’ottica di economia circolare che consente il riutilizzo totale e virtuoso dei sottoprodotti della produzione olearia utilizzati a scopi energetici.

ORO VERDE D’APPENNINO
«Quest’anno, (2021 ndr) la raccolta è scarsa, siamo a circa -60%, anche se dal punto di vista qualitativo è pressochè eccellente» ha sottolineato il presidente Sergio Spada, ma questo non toglie il fatto che l’extravergine di oliva di Brisighella sia un baluardo della produzione agroalimentare del territorio. Una eccellenza, di nicchia, in quanto la produzione non è sicuramente elevata, che nasce nell’abbraccio territoriale della Vena del Gesso. La millenaria coltivazione dell’olivo, su poggi esposti e protetti dai venti freddi fanno di questa zona, posta ai limiti dell’areale della coltivazione dell’olivo sul versante Adriatico, un unicum e interessante. Grazie al microclima specifico e la struttura del suolo hanno permesso di selezionare cultivar autoctone che portano in giro per l’Italia e per il mondo il made in brisighella a tavola. In particolare si tratta di tre varietà prevalenti: la Nostrana di Brisighella, l’Orfana e la Ghiacciola.

TIPOLOGIE
Fare olio a Brisighella è cosa seria, antica, viva. E’ qui che la Dop legata a quel millenario ingrediente fondamentale della dieta Mediterranea, l’extravergine di oliva, trova una delle sue massime espressioni ed espressività. Stiamo parlando di un’eccellenza agroalimentare di nicchia, sia per capacità produttiva che per impatto economico sulle tasche dei consumatori, ma che sa sempre stupire per una efficace capacità di comunione con i cibi e le pietanze che incontra sulle tavole. Per quanto concerne le tipologie olivicole prodotte nell’areale, che spazia da Modigliana a Riolo Terme e Casola Valsenio lungo quattro valli (Tramazzo, Lamone, Sintria e Senio) come Denominazione di Origine Protetta «Brisighello», abbiamo la super territoriale Nostrana (quella del Brisighello in cui spiccano le sensazioni erbacee che toccano scintille balsamiche), la delicata Orfana (il cui olio Orfanello, grazie alla sua freschezza che ricorda il sedano e pomodoro verde, è consigliato per lo svezzamento dei neonati) oppure sua maestà Ghiacciola (madre del regale e potente Nobildrupa in cui la complessità si staglia su note piccanti, balsamiche e dolcemente amaricanti.

I NUMERI
Come tutti sanno, o forse no, è difficile poter  dare delle rese e dei numeri medi, in quanto l’olivicoltura è fortemente legata alla stagionalità, e alle caratteristiche della coltura che non sempre rende anno dopo anno allo stesso modo. Si parla, comunque, di circa 150.000 piante distribuite sul territorio con una lavorazione, nel centro Cab, di circa 100.000 quintali di olive che producono 700 quintali di olio extravergine di cui 300 quintali, per dare l’ultimo dato riferito al 2020, Dop. 
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