Bologna, con l’arrivo di Slow Wine fair in Fiera si parlerà di vitigni storici, autoctoni ed eroici

Romagna | 16 Gennaio 2024 Le vie del gusto
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Manca poco più di un mese alla partenza di Slow Wine Fair, la fiera internazionale del vino buono, pulito e giusto, a BolognaFiere dal 25 al 27 febbraio.
 
La macchina organizzativa è in piena attività anche nella selezione degli espositori e nell’organizzazione della presenza di buyer, ristoratori e addetti ai lavori alla ricerca di vini che siano espressione del territorio e attenti dell’ambiente. E poi, tra le numerose proposte che Slow Wine Fair 2024 ha in serbo, spiccano le Masterclass, degustazioni guidate rivolte agli appassionati e ai professionisti del settore e dedicate a esplorare il panorama vinicolo italiano e internazionale. Tra i temi di questa terza edizione, una particolare attenzione è riservata al grande patrimonio dei vitigni autoctoni.
 
La straordinaria ricchezza ampelografica è un elemento distintivo della viticoltura italiana. Sono 750 le varietà di uva da vino registrate nel Paese tra queste, ve ne sono alcune dimenticate e in seguito riscoperte, salvaguardate
 
Parlare di vini autoctoni significa, ripercorrere la storia, la tradizione e la biodiversità di un prodotto simbolo dell’italianità. Si tratta di varietà spesso presenti solo in determinate porzioni del nostro territorio, a dimostrazione che ogni regione ha una propria specifica identità enologica che merita di essere raccontata, divulgata e assaggiata. Proprio per valorizzare questo immenso capitale culturale e commerciale, Slow Wine Fair organizza incontri-degustazioni che aiutino gli appassionati e i professionisti del settore a districarsi tra le proposte e a scoprire vere e proprie gemme di territori precisi, non limitandosi ai vini più conosciuti.
 
Tra le tante Masterclassdi Slow Wine Fair, si segnala quella del 25 febbraio, alle 15 con le vigne storiche ed eroiche dell’Emilia-Romagna. Sempre il 25 febbraio, alle 17, riflettori accesi su «Outsider, piccoli grandi vini contro ogni pronostico», per conoscere vitigni come Spergola, Timorasso, Granatza, Schiava, Magliocco e Perricone, che si sono affermati in situazioni marginali, magari anche in contesti geografici noti per uve e vini ben più celebri.

Lunedì 26, alle 11, la Masterclass «Weingut Odinstal e l’illuminata direzione Schumann: la biodinamica in Pfalzsi», a seguire «Il Modigliana bianco: la nuova stella dell’Appennino», dove suoli difficili non hanno impedito a una piccola comunità di vignaioli di farne una sottozona della Doc Romagna sia per il Sangiovese che per vini bianchi a base Trebbiano, e alle 15 «Grappolo intero: confronto tra vecchio e nuovo mondo», per verificare se il bicchiere contenga risultati tangibili di questo metodo produttivo. In chiusura, alle 11 di martedì 27, l’approfondimento sulla «Rifermentazione: quando l’acidità rock crea vini star», che analizza come l’acidità dei mosti sia, da un lato, tra i caratteri che i consumatori amano e ricercano maggiormente, e, dall’altro lato, un elemento sempre più difficile da conservare a causa del cambiamento climatico.
 
 
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