Beach tennis, il tecnico Danny Cirella: "Alleno i giocatori e gestisco una scuola a Porto Fuori: siamo bloccati da mesi, chissà cosa succederà in estate"
Danny Cirella era una giovane promessa del calcio romagnolo. Ravennate doc, ma cresciuto nel settore giovanile del Cesena, dove si è laureato campione d’Italia Giovanissimi con i compagni nati nel 1984, ha abbandonato il pallone per darsi al beach tennis e oggi è un affermato allenatore ma anche gestore di una scuola di beach tennis a Porto Fuori, al centro Aquae. «Alleno più di 20 giocatori professionisti - racconta - mentre a livello amatoriale sono circa un centinaio, tra adulti e bambini, i nostri iscritti alla scuola di racchettoni annuale. In tanti, sul nostro litorale, considerano il beach tennis uno sport estivo, ma naturalmente per me e per tanti altri non è così: si gioca tanto e si gioca sempre. E soprattutto diventa ben presto un lavoro, perché il circuito dei professionisti assomiglia molto a quello dei tennisti, che praticamente non si fermano mai. Più di due mesi senza allenamenti o partite per noi sono tantissimi e soprattutto sono un bel problema anche a livello economico. I giocatori perdono almeno tre mesi di tornei e quindi di montepremi, mentre i pacchetti per gli amatori sarebbero terminati a fine maggio, con le ultime lezioni, mentre il virus ci ha obbligato a fermarci a fine febbraio, quindi dovremo valutare come ricominciare. La certezza è che per ora abbiamo perso due mesi e ne perderemo almeno un altro». Fino a qualche settimana fa, tra gli atleti seguiti da Cirella c’era anche il lughese Tommaso Giovannini, numero 5 del mondo, «che oggi ha scelto un’altra strada - ricomincia Cirella - anche se il nostro sodalizio è stato davvero vincente, perché in questi anni è passato dal numero 450 al numero 5». In questi giorni di grande incertezza, Cirella prova a guardarsi attorno: «Ho letto il decalogo della ripresa per i tennisti, che prevede diversi punti interessanti. Ma con il beach tennis c’è innanzitutto una differenza: noi giochiamo soprattutto il doppio, mentre il singolare non ha grande spazio durante una stagione, specialmente a livello amatoriale. Si parla, tanto per fare un esempio, di un guanto da tenere nella mano non dominante per raccogliere la palla e non passare il contatto all’avversario. Ecco, pensare di doverlo fare a luglio e agosto o comunque sulla sabbia quando fa caldo, mi sembra davvero improbabile». (l.a.m.)