Basket, l’Academy dei Raggisolaris ha riscritto la storia: «Per Faenza deve essere un punto di partenza»

Romagna | 09 Giugno 2024 Sport
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Valerio Roila
Il lavoro intrapreso da alcuni anni comincia a fornire i suoi succosi frutti. Una conferma sul fatto che Faenza può costruirsi il suo serbatoio per alimentare anche la prima squadra. La Raggisolaris Academy ha raggiunto il suo massimo risultato storico con la formazione Under 19 Gold allenata da Matteo Pio, che è anche l’assistant coach di Garelli nei Blacks in Serie B, con la conquista del titolo regionale e la vittoria della Conference Interregionale disputata nello scorso weekend a Livorno. Proprio dove si era conclusa, dieci giorni prima, la corsa playoff dei «grandi». Ora per i giovani leoni neroverdi si dischiudono le porte delle finali a otto di Cecina (dal 14 al 16 giugno), in cui sfideranno per il titolo nazionale le vincenti degli altri concentramenti: College Novara, Legnano, Stings Curtatone, Sporting Oderzo, Stella Azzurra Roma, Club Frascati e Pass Roma.
Coach Pio, da quanto lontano arriva questo traguardo raggiunto dalla Under 19?
«Più che un traguardo parlerei di una tappa. Che è storica per la società e la città, ma vogliamo che diventi una norma nei prossimi anni, coi vari gruppi. È frutto di programmazione, dedizione, impegno e sacrificio, partito dalla traccia che ci siamo dati con la società, immaginata e costruita in estate, il tutto riversata nel parquet durante la stagione. Non ci siamo posti limiti, abbiamo agito con convinzione e consapevolezza, ci siamo trovati tante volte spalle al muro ma non ci siamo mai accontentati».
Questo gruppo è riuscito a conseguire anche la salvezza nel campionato di Divisione Regionale 1, l’ex Serie D.
«Ci siamo presi il rischio di affrontare questa categoria in una regione come l’Emilia-Romagna, con avversarie di alto livello tecnico e fisico, con i soli Under. Abbiamo affrontato problemi che parevano insormontabili, ma i ragazzi sono stati bravi ad acquisire nozioni da ogni difficoltà, e ciò anche grazie ad uno staff meraviglioso. Il mio assistente Jacopo Monteventi è un vice solo di nomina, ma in realtà è un mio pari, ha competenza e comprensione di gioco. Assieme a lui ci tengo a ringraziare l’altro assistente, Stefano Stefanelli, il preparatore atletico Lorenzo Benedetti e lo staff fisioterapico. Senza il loro incessante lavoro tali risultati non sarebbero stati possibili, così come sono grato alla società ed alle famiglie dei giocatori, che hanno gestito la due giorni di Livorno in maniera professionistica e molto formativa per i ragazzi, sia per la gestione logistica, che per l’alimentazione ed i carichi di lavoro: il loro appoggio è stato determinante per la cura dei dettagli».
Quanto sono piene le sue giornate, tra l’attività in prima squadra e quella giovanile?
«Quando si fa questo lavoro bisogna essere disposti a mettere al primo posto nei pensieri la pallacanestro, e molte ore della mia vita ne sono riempite, ma ho la fortuna di poter unire il lavoro alla mia passione, e ciò rende tutto più leggero».
A Cecina affronterete società abituate a lavorare e vincere con i giovani, ci sono speranze per issarsi allo scudetto?
«Conosciamo l’ambizione e l’alto profilo delle nostre avversarie, molte fanno anche la serie C con il gruppo della Under 19. Noi andremo con la stessa umiltà con cui abbiamo iniziato il campionato, con la voglia di dimostrare di essere all’altezza. Non partiamo mai battuti, ci esaltano le sfide».
Più in generale, cosa manca a suo avviso al settore giovanile italiano per renderlo più competitivo rispetto a quelli di altre scuole europee?
«Il settore non è così cattivo come si racconta, tante società fanno un buon lavoro, bisogna accettare le imperfezioni strutturali. Dobbiamo guardare in faccia alla realtà e capire che i ragazzi di oggi hanno necessità e priorità diverse rispetto al passato, con tante sirene che richiamano loro attenzioni, impegno e tempo. Dobbiamo essere bravi a calarci nei loro panni, abbiamo tutti gli strumenti in mano per accendere le loro passioni e spingerli a crescere e migliorarsi. So che di questi tempi si sceglie di lavorare sul fisico, perché è più facile rispetto a curare la tecnica, ma bisogna anche saper rischiare ed avere la pazienza di ottenere risultati che, per le fasce dei più piccoli non danno effetti immediati, ma che a lungo andare creano giocatori completi».
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