Basket, la promozione in B di Faenza rivissuta dai protagonisti: "Fu una cavalcata clamorosa"

Se nasci in un posto, lo ami e pratichi una disciplina sportiva, il tuo sogno è quello di poter giocare nella squadra della tua città e poterne contribuire alle fortune. Un desiderio che si esaudisce solo per pochi eletti, e Jacopo Silimbani è uno di questi. Faentino doc, approdò ai Raggisolaris dopo aver esordito in A2 ad Imola, partecipato ad un’altra storica promozione, quella di Santarcangelo in B1, e disputato un altro campionato di vertice, a Cento. Resterà tra i «leoni» manfredi per cinque anni, durante i quali segnerà oltre 1.300 punti, catturando quasi 1.000 rimbalzi. Oggi, quando parla di quella stagione, gli si accende il cuore: «Senza voler mancare rispetto alle altre stagioni, credo che l’anno della promozione fu quello che fece fare il salto di qualità alla società, ed è un onore aver contribuito a tutto ciò. Poterlo poi fare nella mia città, attorniato da persone con cui ci conoscevamo da tanti anni, ha rappresentato per me un’emozione impagabile, che mi porterò sempre nel cuore». I flashback di quella magica annata fluiscono molto rapidamente: «Sapevamo di essere un buon gruppo - ricomincia Silimbani - ma non immaginavamo la promozione al primo colpo. Abbiamo preso consapevolezza strada facendo e siamo stati bravi a stare sul pezzo, a lavorare uniti. Sono stagioni fatate, che scivolano via leggere. Ricordo con piacere la sveglia all’alba per volare in Sardegna e Zhytaryuk rosso come un peperone dopo essersi addormentato in spiaggia, prima della partita. I Raggisolaris restano una società ideale, ci siamo lasciati in ottimi rapporti, riconoscendo che era giunto il momento. Ne resto tifoso, auguro loro ogni bene e spero un giorno di vederci giocare mio figlio».
Marco Regazzi è stato il condottiero alla guida dei neroverdi nella scalata dalla Promozione alla B. Ha salutato (con qualche «scoria») dopo sette anni, ma quel 2014/2015 è la stagione che ricorda con più piacere: «Una cavalcata clamorosa e sopra ogni aspettativa. Iniziata in punta di piedi, con la squadra che si temprò e vinse 15 partite di fila ed anche una mia piccola rivincita per qualche critica, anche da parte dirigenziale, per la promozione sul campo svanita nel campionato precedente. Sono felice di esser stato parte della scalata che ha portato la società a diventare la realtà attuale, e di averci messo del mio, modificando il sistema di gioco, utilizzando anche i due lunghi assieme sul parquet. Un gruppo fantastico, disponibile, che non si tirava mai indietro, ed a cui piaceva giocare assieme. Fu davvero un’annata da sogno». (va.ro.)