Basket, il veterano Vico dei Blacks: «Siamo una squadra in missione, giochiamo per noi e per Faenza»
Valerio Roila
Sono rimbalzati anche sui media nazionali i gesti di solidarietà compiuti dai giocatori faentini nei giorni dell’alluvione. Un servizio del telegiornale di Italia Uno, «Studio Aperto», ha accostato le gesta sportive dei Blacks alle attività spontanee di ausilio alla cittadinanza colpita dalla sciagura, sottolineando come le regole dello sport possano essere applicate alla vita nei momenti di emergenza. E, nel campo come nella vita, Sebastian Vico è esempio di chi non si tira indietro davanti alle difficoltà. Lui, che un’esperienza simile l’aveva già vissuta, in Argentina: «Esattamente vent’anni fa, nel 2003, c’era stata l’alluvione del fiume Salado, a Santa Fè, di dimensioni anche maggiori rispetto a questa. Fortunatamente ha colpito la parte opposta del fiume, rispetto a dove abitavo. Stavolta invece ha colpito in pieno la mia zona. Con la prima inondazione, quella del 3 maggio, l’acqua era arrivata solo fino al nostro giardino, ci eravamo spaventati, ma non potevamo immaginare che il peggio dovesse arrivare. La seconda ci ha sommersi con due metri d’acqua nel nostro quartiere. Io ho perso la mia macchina, ma c’è chi ha avuto danni peggiori. La notte dell’alluvione è stata angosciante: i nostri vicini, che vivono al secondo piano, sono saliti a riparo da noi, che abitiamo al terzo, e mentre erano lì hanno ricevuto diverse chiamate di amici, scappati in fretta da casa, che avevano perso tutto. Il clima era di sconforto, in quel momento non hai parole per consolare. Non potevamo muoverci di casa e non sapevamo quando l’acqua avrebbe smesso di salire. Un’esperienza che mi ha segnato e che mi porterò dietro per sempre». E se le parole non sono di conforto in queste situazioni, gli atti concreti lo sono molto di più: «Abbiamo aiutato come potevamo. Quando vedi gente che ha perso le proprie cose, e sa che per rimettersi in piedi dovrà fare enormi sacrifici, ripensare alle spese, magari a mandare un figlio a studiare fuori, non puoi rimanere impassibile. Abbiamo deciso all’unanimità con i compagni di squadra di metterci a disposizione per pulire, spalare, dare aiuti morali. Anche mia moglie e mia figlia hanno dato una mano. Poi abbiamo cercato di farlo anche sul parquet. Abbiamo anche pensato all’ipotesi di ritirarci dai playoff, date le circostanze tragiche, ma la società ci ha messo in grado di poter proseguire nel nostro sogno sportivo e ne saremo sempre riconoscenti. Prima di garadue a Ruvo, nello spogliatoio, ho detto ai compagni che dovevamo giocare anche per chi aveva perso i loro sogni, per una città che ha sofferto e dovrà patire chissà ancora quanto per questa situazione. Siamo andati in Puglia senza allenarci nel modo solito, siamo tornati a Faenza vincenti ed il giorno dopo abbiamo ripreso a dare una mano a chi era in difficoltà».
I Blacks sono arrivati alla finale del tabellone con Rieti, inaugurata con la vittoria in garauno, accompagnata dalla splendida notizia che le gare interne potranno essere disputate al PalaCattani (venerdì ed eventualmente domenica, entrambe alle ore 18), precedentemente adibito ad ospitare le persone colpite dall’alluvione evacuate dalle loro abitazioni, ora spostate in alcuni alberghi cittadini: «Non possiamo che esserne felici. Prima della serie con Rieti siamo riusciti ad allenarci un paio di volte a Imola. Ma non fa differenza un allenamento in più o in meno, siamo nei playoff, si gioca e si riposa, ed anche se le cose si sono complicate ci mettiamo tutto il cuore possibile. Sì, ci sentiamo una squadra in missione, portiamo il nome della città di Faenza in giro per l’Italia e ce la metteremo tutta fino alla fine».