Basket donne, la nuova vita di Simona Ballardini: «Il campo non manca, almeno per ora»

Romagna | 19 Settembre 2021 Sport
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Luca Alberto Montanari
Ha chiuso una carriera dallo spessore stordente ed è passata dall’altra parte della barricata dopo aver confezionato l’impresa che sognava da tanti anni: riportare la sua squadra e la sua città a casa, cioè nell’Olimpo del basket. La nuova vita di Simona Ballardini è cominciata quest’estate, con un nuovo incarico che la colloca idealmente tra la scrivania (società) e il parquet (squadra). La nuova team manager dell’E-Work si racconta dopo i primi mesi senza pallacanestro giocata, ma vissuti naturalmente in prima linea, seppur con una diversa prospettiva.
Ballardini, come sta? Si è già abituata alla nuova vita?
«Io sto bene e sono tranquilla, mi sto abituando e mi sto mettendo a disposizione. In questi anni avevo già cominciato a ragionare sul futuro, quindi ero preparata. Poi mi è sempre piaciuto organizzare, darmi da fare e cercare sempre di fare le cose al massimo e al meglio. E’ un’altra sfida, anche se da una prospettiva diversa». 
Cosa le manca o le mancherà di più del basket giocato?
«Le partite. Quindi l’adrenalina, la carica agonistica, le battaglie sul campo. E’ l’essenza dello sport, è l’unica cosa che non puoi ritrovare quando decidi di smettere».
Qual è la sua giornata tipo da nuova team manager di Faenza?
«Sono al telefono 24 ore su 24. E’ una giornata piena di mille riunioni su mille argomenti. In questo momento mi occupo delle ragazze, devo risolvere i problemi, organizzare le visite, portarle in giro, organizzare le trasferte, le cene. Poi naturalmente non sono da sola, al mio fianco ci sono il presidente Mario Fermi, Giovanna, Domenico e tanti altri preziosi collaboratori. Ognuno ha il suo compito: io faccio da tramite con le ragazze. A me piace molto questo nuovo ruolo, perché mi ritengo una ragazza dinamica. Al momento la pallacanestro mi manca il giusto e solo ogni tanto ci penso. Quando le vedo correre con il preparatore, non dico che il basket mi manca (sorride, ndr), ma quando giocano magari un po’ sì. Ma ora sto bene e sono anche carica. Sto facendo una cosa che mi piace, anche se è difficile dire cosa mi piace o non mi piace dopo aver giocato per 34 anni della mia vita a basket».
Le giocatrici le chiedono consigli?
«Per ora non ho assistito a tanti allenamenti e non sono stata molto presente, quindi ancora no. Ci sono Sguaizer e il suo staff, io devo capire come riuscire a inserirmi senza pestare i piedi a qualcuno, perché è l’ultima cosa che voglio fare. Di sicuro con i tecnici parlo di pallacanestro, mi chiamano e mi coinvolgono e a me fa piacere. Poi è successo qualche volta di dare qualche suggerimento a una ragazza, magari dopo un cambio, per curare un dettaglio. Ma parliamo di piccole sciocchezze tecniche».
Qual è la cosa più difficile nel nuovo ruolo?
«Riuscire a ricordarsi tutto e a non distruggere il telefono. Sono impegnata sempre, a volte mi sento sotto un bombardamento, mi chiamano in tanti, ma è stimolante».
Come è cominciata la stagione della nuova E-Work?
«C’è un gruppo fantastico. Sono stata in tante squadre, ho incontrato giocatrici anche un po’ particolari. Ma qui ci sono ragazze di cuore, allegre. Davis è la più grande, ride e scherza, la vedo quasi come se avesse rubato il mio modo di stare nel gruppo, siamo molto simili».
Dal punto di vista tecnico?
«Siamo una squadra buona, ce la giocheremo con tutte, vedrete».
Cosa significa ritrovare la A1 a Faenza?
«Sarà uno spettacolo, la A1 è la casa di Faenza e Faenza è la casa della A1. Meritiamo di essere in questo campionato e anche di restarci».
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