Basket B, Rubbini prende per mano la Rekico verso il derby di Cesena: "Una gara molto sentita, ci aspettano con il dente avvelenato"

Valerio Roila
Tigri contro Leoni, atto terzo, barra bis. Dopo la sfida di Supercoppa e quella dell’andata, entrambe vinte dalla Rekico, ed il rinvio in extremis del match di ritorno, per lo scoppio del focolaio in seno al team squadra, si recupera questo sabato il derby con Cesena, che chiuderà la prima fase degli uomini di coach Serra. Giunti al match del Carisport al termine di un percorso a tappe obbligate, che li ha visti sul parquet cinque volte nel giro di due settimane, a tre giorni dal duro match casalingo con Omegna, i neroverdi provano a chiudere nel miglior modo il «mini-girone» per restare nelle posizioni soleggiate della classifica, alla vigilia degli incroci con il girone tosco-emiliano. 
Tra i più positivi nella marcia trionfale all’andata con i Tigers (griffò 11 punti, 7 rimbalzi e 6 assist nel successo 79-61), ed esperto di derby romagnoli, data la sua militanza con Lugo e Ravenna, prima dell’approdo a Faenza, Michele Rubbini sa che si troverà di fronte un’avversaria diversa, dato il cambio di conduzione tecnica e le modifiche di organico: «Si tratta di un derby molto sentito tra le società, ed è quindi duro per definizione. Ma penso che anche i piani tattici della partita saranno differenti da quelli visti al PalaCattani a dicembre. Loro ci attendono col dente avvelenato, e proveranno a riscattarsi, ma ci faremo trovare pronti».
Quali sono le più grandi difficoltà che state incontrando, dopo aver fatto i conti con il coronavirus? Sono più quelle a livello di condizione, o magari di preparazione tattica, dati i pochi giorni a disposizione per preparare incontri ravvicinati?
«Stiamo cercando di ritrovare la condizione giocando, ma fisicamente ci siamo dimostrati pronti, come dimostrato a Rimini o ad Alessandria, dove l’abbiamo vinta nel secondo tempo, o con Oleggio, giocando testa a testa per 40 minuti. Penso quindi che il problema sia soprattutto a livello mentale, perché alcune soluzioni magari non ci vengono bene come prima. Ovvio poi che l’assenza di giocatori importanti ci sottragga qualcosa. Ma lavoriamo a testa bassa senza alibi, sappiamo cosa fare anche se manca qualche elemento, giocando di gruppo».
Guardando avanti nel calendario, si stagliano le figure delle forti squadre toscane, che incroceranno la via dei Raggisolaris nella seconda fase. Ci sono delle avversarie, tra queste, che non vede l’ora di affrontare?
«Non ce n’è una in particolare. Non ho mai incontrato nessuna di loro in carriera, sono molto curioso perché hanno la fama di essere collettivi di grande aggressività e fisicità. Forse quelle che più attendo sono quelle più titolate, perché è sempre stimolante mettersi alla prova».
Lei è sempre più sicuro nel ruolo, e le sue cifre rispetto alla scorsa stagione sono in crescita. Dove si sente più progredito e dove può ancora migliorare?
«Mi sento molto a mio agio, perché sono contento del gruppo in cui gioco e perché mi vedo migliorato nella gestione della palla, nel saper cosa fare in certe situazioni, cercando di ragionare di più, anche se a volte sarebbe giusto lasciare spazio anche all’istinto. Devo però migliorare nel carattere, nella personalità, nel prendermi più responsabilità. Ma ho fede che queste cose verranno, con il tempo e con il tipo di gioco che facciamo».