Basket B Nazionale, un viaggio lungo e affascinante sul parquet di Capo d’Orlando per i Blacks Faenza

Valerio Roila
Tra le tante avversarie inedite del campionato dei Blacks, particolare curiosità, per la storia della sua passione cestistica, desta Capo d’Orlando, a cui i faentini faranno visita domenica. Galeotta fu la piazza. Negli anni ‘60 del secolo scorso, la cittadina siciliana si era appena affrancata dal comune di Naso, di cui era frazione, e contava circa ottomila abitanti, poco più della metà degli attuali.
Ubicare il campo di gioco in quella che era la piazza centrale del borgo marinaro fu un successo: essendo uno dei pochi svaghi disponibili non v’era famiglia che non contasse un tesserato o un appassionato di basket. Il germe era piantato, ed il salto di qualità sarebbe arrivato quando i ragazzini di allora diventarono adulti, con la creazione della società Orlandina Basket nel 1978. Diciotto anni dopo, l’imprenditore locale Enzo Sindoni (poi eletto sindaco della cittadina) ne diventa presidente e con un altro orlandino doc come Maurizio Cucinotta in panchina arriva il doppio salto dalla C2 alla B2. Passando poi per altri coach storici come Papini, Gramenzi, Marcelletti e Perdichizzi, e sul parquet giocatori come l’ex nazionale Alessandro Fantozzi, e gli americani McIntyre, Hoover, Oliver e Howell, la scalata prosegue, fino alla promozione in Serie A nel 2005. I primi tre anni nella massima categoria sono caratterizzati da due salvezze all’ultima giornata, fissando già un record (precedentemente c’erano state solo apparizioni di un solo anno di società dell’isola in A), e da una stagione sopra le righe, tanto da fare il passo oltre la gamba. Arrivano Gianmarco Pozzecco, gli americani Wallace, Slay e Diener e coach Sacchetti, la squadra chiude sesta in campionato, con qualificazione all’Eurocup, e gioca le Final Eight di Coppa Italia. Tutto «troppo».
Infatti, arriva l’esclusione dal campionato per debiti con l’Enpals non ripianati, e la ripartenza dalla Serie C. Circostanza che non scoraggia gli orlandini, che danno inizio ad una seconda arrampicata, sublimata dal ritorno di Pozzecco, stavolta da coach, e dagli ingaggi di due medagliati olimpici come Gianluca Basile e Matteo Soragna.
Nel 2014 è ancora Serie A, altre quattro stagioni che la issano come società siciliana con il maggior numero di presenze, con la miglior annata (2016/2017) conclusa all’ottavo posto, un’altra partecipazione ai playoff e alle finali di Coppa Italia, e qualificazione alla Champions League della stagione successiva, quella che segnerà però la retrocessione in A2.
Vicissitudini contrastanti, come le traversie giudiziarie del presidente Sindoni, non hanno permesso alla storia dell’Orlandina altri episodi scintillanti, ma la società resta ambiziosa anche ora che è in B, dove ha mantenuto il suo marchio di fabbrica di legare il proprio nome a quello di grandi campioni, come l’ala lituana Simas Jasaitis, classe 1982, il quale non ha resistito al richiamo del sodalizio che già lo vide protagonista in massima serie nel 2015/2016, quando era reduce dai successi nei campionati spagnolo e israeliano, oltre che della sua Patria, della Lega Baltica, di Uleb Cup e Eurocup, e dei bronzi mondiali e europei in Nazionale. Grandi nomi e legami affettivi, dimostrati dall’intitolazione del palazzetto cittadino al play Alessandro Fantozzi quando egli era ancora in attività (fatto più unico che raro) e dai tanti elementi che dichiarano amore eterno per Capo d’Orlando, fino ad eleggerlo luogo dove vivere, come ha fatto Gianluca Basile.