Basket B Nazionale, il derby Virtus Imola-Raggisolaris è un gioco da Regazzi: «Blacks Faenza, falsa partenza inattesa»

Valerio Roila
Dieci anni non si cancellano in 40 minuti, ma il battesimo del fuoco da ex c’è stato nella scorsa stagione, e Marco Regazzi, alla vigilia di una nuova sfida al suo passato, può avvertire meno urgenza di tempeste nell’animo. Due campionati da giocatore, uno da assistant coach e sette da allenatore capo a Faenza, la grande cavalcata dalla Promozione alla B, poi l’addio, la ripartenza dalle «minors» e la chiamata della Virtus Imola, in cui aveva militato da giocatore, riportata nella terza categoria nazionale dalla C Gold.
Coach, domenica ritroverà la sua «nemica amatissima» al PalaRuggi. Le provoca ancora tumulti interiori o l’effetto si è smorzato?
«Non dico che abbia metabolizzato ogni sentimento perché sono un passionale, ma è giusto che io pensi al mio presente. Non dimentico quello che è stato quasi un quarto della mia vita e ne sono orgoglioso, ma l’anno scorso, in cui tra l’altro la sfida è arrivata subito ed al PalaCattani, avevo più confusione in testa. Ora è tempo di guardare avanti».
Ci si poteva auspicare vi incontraste in una posizione di classifica più favorevole. Quali sono i problemi che state affrontando?
«Sapevamo di avere un calendario complicato in avvio, affrontando sei squadre da playoff nelle prime otto giornate. Abbiamo vinto le partite più alla nostra portata, il nostro scudetto resta la salvezza e mai come quest’anno c’è una suddivisione così netta tra nove o dieci squadre ambiziose ed il resto del gruppo, anche se abbiamo assistito già a risultati clamorosi. Siamo in fase di rodaggio ed il campionato è più lungo dei precedenti, basta pensare ai sei infrasettimanali, che aggiungono un problema di gestione per chi, come noi, ha alcuni giocatori professionisti ed altri che si dividono con un lavoro».
Da fuori che idee si è fatto sulla falsa partenza dei Blacks, al netto del turno infrasettimanale di mercoledì?
«Di certo non me l’aspettavo, perché partivano da una larga base di conferme. Probabilmente l’amalgama di tre giocatori così importanti in un collettivo consolidato non è stata immediata, ma hanno tutto il tempo per recuperare, ed il momento per essere in forma, per una squadra così forte e lunga, che punta alla promozione, è a primavera, non ora».
In estate avete dovuto ricostruire buona parte del quintetto, a partire dal play Galassi. Come ha vissuto il suo passaggio a Faenza?
«Siamo abituati a pescare giocatori vedendoci qualcosa prima degli altri, e a coltivarli, permettendo loro di fare errori. Se poi fanno bene, sta nell’ordine delle cose che arrivi l’interesse di società con potenzialità ed ambizioni superiori, ed è normale e giusto che chi la possibilità la colga. Ha fatto la scelta giusta, me l’ha condivisa perché abbiamo un ottimo rapporto. Per lui Faenza è una realtà da metabolizzare: da noi è stato l’uomo giusto nel contesto giusto, ora è uno dei tanti e deve dimostrare quello che è, a prescindere dai tiri a disposizione. Ma è un bravissimo ragazzo, che si merita tutto quello che si sta conquistando, sono certo farà una bella carriera, perché ha talento, è un lavoratore, ha orgoglio ed ambizioni».
Avete abbracciato la possibilità di avere in rosa uno «straniero», scegliendone uno già rodato in Italia, il lituano Balciunas. L’impressione è che si sia integrato alla perfezione.
«Sapendo di non essere concorrenziali per giocatori di alto lignaggio, ci siamo mossi per uno proveniente dalla Serie C. Lo conoscevo, l’avevo visto giocare e c’eravamo già sentiti. Costa la metà di un italiano di prima fascia ed è una persona fantastica, con grande capacità di adattamento: si sta dimostrando una scelta azzeccata».
Nelle sue intenzioni c’è la costruzione di una squadra intensa, che sa soffrire e che non molla mai. Pensa di essere sulla buona strada?
«Devo dire con onestà che mi aspettavo un campionato complesso, ma si sta rivelando più competitivo di quanto pensassi. Con gli impegni ravvicinati, basta un’assenza per compromettere tanti risultati, e non ce ne sono di scontati, anche se penso che più avanti sette o otto squadre faranno corsa a sé stante. Noi continuiamo a perseguire la nostra politica di piccoli passi e ci crediamo, lavoriamo per creare un’identità di squadra sfruttando le nostre possibilità».
I derby con Faenza l’anno scorso hanno visto sempre vincente la squadra in viaggio. Cosa farete per confutare questa tendenza?
«Spero di ripetere le partite giocate in casa finora: anche con Ruvo l’abbiamo ben interpretata, perdendola in un minuto e mezzo di follia. Abbiamo diversi mismatch sfavorevoli, ma conosciamo i nostri avversari, hanno un’identità specifica, e ce la giocheremo con le nostre idee, la nostra voglia, ed il sorriso sulle labbra, sperando che loro abbiano un atteggiamento simile a quello visto a Padova. Anche se so che sentono il derby, e me li attendo più pronti e inquadrati».