Basket B Nazionale, alla scoperta di Pio, il vice di Garelli: «Faenza, l'etica del lavoro al primo posto»
Valerio Roila
Da qui non si vede il mare. Eppure, coach Matteo Pio scruta orizzonti interminabili dal Pala Cattani o dal Campus, come sulla spiaggia della sua Cecina. Sempre centrato sulla stella cometa della sua passione, non si pone limiti sull’ampiezza del suo viaggio. Assistente di Garelli in Serie B, in un connubio iniziato a Livorno nella stagione 2020/2021, head coach della Under 19 che l’anno scorso si è laureata vicecampione nazionale nel campionato Gold e quest’anno è al debutto (e già in vetta al proprio girone con 10 vittorie ed una sconfitta, arrivata dopo due supplementari) nel gotha della Eccellenza, Pio è sempre in navigazione a 360° sul mare magnum della pallacanestro. «Cerco di essere un allenatore a tutto tondo - spiega lui -. Se con i senior provo ad essere d’aiuto con le scelte tattiche, con i giovani bisogna lavorare sul miglioramento individuale, su come essere più pericolosi, ad avere fiducia nel gesto tecnico. Sono percorsi che stimolano».
Pio, quali sono i principi chiave che cerca di trasmettere agli under per evolverli e favorire la transizione alla prima squadra?
«L’etica del lavoro è al primo posto. Devono sapere che il loro sogno di diventare professionisti si avvera solo passando dall’allenamento costante, dall’attenzione di ogni aspetto come la cura del corpo, l’alimentazione, il riposo. E devono essere giocatori completi, avranno tempo di specializzarsi da senior, capendo e gestendo i vari momenti sul parquet, facendo confluire nel modo giusto le energie, per tramutarsi da giocatore di talento tra gli under ad elementi efficaci in prima squadra».
Una prima squadra che ha iniziato bene il campionato nonostante fosse un gruppo rinnovato, anche se i problemi non mancano, come le partenze lente e la differenza di performance tra dentro e fuori casa.
«L’amalgama è stata rapida perché in estate abbiamo azzeccato le scelte di giocatori che c’eravamo immaginati potessero rendere sopra le aspettative e crescere nel nostro ambiente. E che sapessero mixarsi per avere il traino del ritmo e della freschezza atletica dei più giovani e la marcia in più dell’esperienza trasmessa dai senatori. L’alternanza delle prestazioni dipende dall’età media bassa del gruppo. Noi vogliamo che i più inesperti si allenino a prendersi responsabilità, in modo da saperla gestire quando la pressione si alzerà nel corso della stagione. Gli approcci alle partite però sono migliorabili, dal punto di vista mentale».
Serve più psicologia nel raffrontarsi con gli under oppure con i senior?
«Bella domanda! Non voglio sottrarmi con una risposta demagogica: direi che in media vale più coi senior. Con i più giovani magari serve più in partenza, e poi con un richiamino ogni tanto, si va più in automatico».
Si aspettava di conquistare risultati già così concreti all’esordio nell’Eccellenza con gli Under 19?
«L’anno scorso abbiamo acquisito consapevolezza di essere una squadra di fascia più alta della quale eravamo e non vedevamo l’ora di raffrontarci con il massimo livello. Perdere la finale con la Stella Azzurra è stato importante per porci obiettivi a lungo termine. La voglia di competizione che abbiamo coltivato è stata la benzina motivazionale di partenza, poi dovevamo valutare se il lavoro tecnico e gli innesti fossero all’altezza. Per ora i risultati ci danno ragione, anche per il livello di gioco espresso, divertente e piacevole. Sono davvero molto soddisfatto».