Basket B, la Rekico e il ritorno alla normalità: "E' stata durissima: ora ci alleniamo giocando"

Valerio Roila
C’era una volta la sfida tra le due sorprese del girone. All’andata la tavola si apparecchiò così, con due invitate a sorpresa alla cena di gala, per un match che valeva il primato. Cinquanta giorni dopo, la fisionomia della classifica è mutata, con Faenza ed Oleggio più defilate. Anche se per i manfredi ciò è il frutto dello stop agonistico causa focolaio di Covid e relative partite da recuperare, mentre la Mamy è rimasta vittima della ripresa delle big, attardate in avvio stagione e più solide ora. Così i novaresi, che erano partiti con le ali ai piedi, sorprendendo le varie Cesena, Omegna ed Imola, hanno infilato una serie di quattro sconfitte (sei nelle ultime sette gare) che ne hanno ridimensionato gli orizzonti. Attenzione però, perché il recupero dei lungodegenti Pedrazzani e Seck, e l’ingaggio di Assui dalla Robur Varese rinforzano notevolmente il roster di Oleggio alla vigilia della partita con la Rekico. Che all’andata strappò la vittoria corsara sulla sirena, con una tripla di Pierich, grazie anche all’apporto costante di Marco Petrucci, autore di 20 punti, con 8/15 dal campo, che così ricorda quella partita: «Con tutto quello che ci è capitato, mi sembra si sia giocata un secolo fa. Fummo bravi a portarla a casa, perché il loro impianto è un piccolo bunker dove tutti hanno fatto fatica. Loro sono una squadra con un buon mix di giocatori giovani ed esperti, che gioca con ritmo ed intraprendenza: dovremo aumentare il livello di concentrazione e dare tutto quello che abbiamo in questo periodo di emergenza, senza crearci alibi»
Il mese di febbraio è stato segnato dal coronavirus che ha contagiato quasi l’intera squadra. Che giorni sono stati? «Molto strani. Ci è mancata la quotidianità, gli allenamenti, il sudare assieme, le battute. Ero chiuso in casa, senza quasi uscire dalla camera perché vivo in appartamento con Anumba, e dovevamo usare ogni cautela possibile. Una situazione alienante». State affrontando una sorta di «ri-atletizzazione» a stagione in corso, con giocatori che hanno stati di forma completamente diversi. Quanto è difficile tornare all’attività agonistica in queste condizioni? «Durissima, perché abbiamo dovuto praticamente ricominciare da capo. Ci sono state sedute di allenamento fatte con due soli giocatori, quindi anche chi non è stato toccato dal virus ha perso condizione, per non aver potuto lavorare in gruppo. Ma siamo rimasti uniti, sostenendoci a vicenda».
Tutto ciò si assomma alla complessità di affrontare un match ogni tre giorni. Quanto può influire tutto questo a livello di risultati? «Siamo nella condizione in cui i nostri allenamenti sono diventati partite di campionato. Abbiamo di fronte dei match molto impegnativi e ravvicinati, ma vogliamo farci trovare pronti, perché gli avversari non possono certo essere compassionevoli e non ci regaleranno niente. Abbiamo fatto un bel percorso finora, e non vogliamo certo interromperlo e vanificarlo. Sappiamo di cosa siamo capaci, dovremo essere bravi a dare tutto per completare il lavoro al meglio».