Basket B, la "leggenda" Boero promuove i Raggisolaris: "Grande realtà e bel mercato, manca solo qualche faentino"

Valerio Roila
Sono stati oltre 600 gli appassionati e tifosi che hanno scelto, sulla pagina Facebook dei Raggisolaris, il quintetto «all time» dei 20 anni di storia dei «leoni» faentini. I più amati per ogni ruolo sono risultati Mattia Venucci, Luigi Boero, Andrea Castellari, Riccardo Iattoni e Jacopo Silimbani. Un quintetto a forte tasso di «faentinità» di nascita o acquisita, e con ben tre elementi che hanno fatto parte della rosa della promozione in serie B, cinque anni fa. Ovvero l’evento a cui la scelta del quintetto sul popolare social ha fatto da traino. Ripercorrendo le date simboliche di quella cavalcata, ricorre spesso un fattore «emozionale»: le scosse nelle partite che hanno rappresentato vere e proprie chiavi di volta stagionali, fornite dal «Pistolero», al secolo Gigi Boero. Come i 18 punti segnati alla Virtus Imola, quando Faenza recuperò dal -16 del 30’. O le cinque triple messe a segno nell’altro derby, quello coi Tigers, che issò i neroverdi in vetta solitaria. O ancora, i 19 infilati a Lissone, match che risultò decisivo per la promozione. Nato a Moncalieri nel 1985 da lombi nobili (il padre Bruno è coach di vasta esperienza, che si trasferì a Faenza per allenare nel 2001), Boero approdò ai «Raggi» nel 2012 in serie D, per lasciarla cinque anni dopo, tre categorie più in alto. Il popolo manfredo non l’ha dimenticato e l’ha eletto miglior guardia della storia dei Raggisolaris. 
Gigi, se l’aspettava questa vittoria?
«No ma ci speravo, perché lasciare un bel ricordo ai tifosi è la cosa più bella e gratificante. Così come quando mi fermano per strada, ricordando le belle vittorie ottenute». 
Cosa rammenta di quella serata della storica promozione in B?
«Una domenica magica, con l’estenuante partita contro la Lissone dell’amico Donadoni. Guardavamo di continuo il tabellone del PalaCattani, sembrava che il tempo non passasse. Ma la promozione non poteva sfuggirci, per quanto fatto fino a quel momento e alla fine fu il delirio, tra cori, urla, commozione, sigari, abbracci con mogli e morose, giri di campo. Indimenticabile».
Cosa pensa della attuale situazione dei Raggisolaris e della squadra che stanno allestendo?
«Sono una bella realtà e stanno facendo ottime cose a livello giovanile, investendo sul vivaio e sulle infrastrutture. E sono partiti alla grande anche sul mercato. Forse mancano giocatori nati e cresciuti a Faenza, come lo erano i vari Castellari, Benedetti o Silimbani. La gente si innamora e si appassiona di bandiere o uomini squadra, almeno uno dovrebbe essere sempre presente in squadra. Il trasporto dei tifosi viene meno se tutti gli anni si cambiano dieci giocatori».
È soddisfatto della carriera post-Raggi?
«Sono contento delle scelte che ho fatto in questi anni e spero di regalare ancora soddisfazioni a tifosi ed appassionati. Ho scelto di conciliare la pallacanestro col mio lavoro e con la famiglia».
Come ha vissuto questa situazione di sospensione dovuta al Covid-19 e che progetto ha per quando si riprenderà a giocare?
«Sono rimasto molto attivo, ho cercato di allenarmi appena possibile con corse, trekking o tiri a canestro, ma ho tanta voglia di ricominciare a giocare seriamente, di vedere i miei compagni di squadra e trasmettere la mia esperienza ai più giovani».
Quale messaggio vuole mandare ai tifosi della Rekico?
«Vi stimo per la vostra passione e per il tifo costante sia in caso di vittoria che di sconfitta. Continuate cosi, siete sempre nel mio cuore... totalmente dipendente!».