Basket B, l'orchestra di Garelli funziona e i Blacks Faenza guardano solo in alto

Valerio Roila
Un sardonico aforisma dello scrittore Ambrose Bierce sostiene che l’aspettativa sia la condizione di spirito che è preceduta dalla speranza e seguita dalla disperazione. D’altronde, spesso è vero un eccesso di ambizioni sproporzionate rischia di sfociare in forti delusioni. Di grandi squadre che falliscono una stagione, in fondo, è piena la letteratura sportiva, tanto è vero che giocatori e, soprattutto, allenatori e dirigenti, tendono a svicolare dal ruolo di favorita, per non caricare l’ambiente di pressioni deleterie. Ben più comodi da indossare i panni dell’underdog, dell’attrice non protagonista, che sorprende e si prende il proscenio, oppure disputa un campionato discreto, secondo possibilità.

ALTO GRADIMENTO
Eppure, i Raggisolaris non si sono nascosti ad inizio stagione, proclamando subito le loro intenzioni di volersi guadagnare l’accesso ai playoff per la A2, ovvero uno dei primi quattro posti nel girone, garantendosi così in modo diretto perlomeno l’accesso alla nascitura Serie B d’élite, o comunque verrà denominata, nella prossima stagione. Il rischio di una falsa partenza, in cui l’aspettativa premesse troppo sull’aspetto mentale della squadra, alle prese con un girone molto impegnativo e con tante pretendenti ai piani nobili (si veda l’attuale classifica, equilibrata verso l’alta, con ben sette formazioni a pari merito al quarto posto, quello valido appunto per i playoff promozione, ed una con una sola vittoria di ritardo), è stato fugato dalle prestazioni degli uomini di Gigi Garelli. Determinazione, personalità, rispetto dei ruoli, condivisione delle responsabilità, alternanza di protagonisti tra le partite ed all’interno delle stesse, lucidità nei finali punto a punto e solidità nel subire parziali senza demoralizzarsi, con capacità di produrre punti anche in poco tempo, sono alcune delle qualità che i Blacks hanno messo in mostra finora nel cammino stagionale, frutto di un’amalgama trovata presto in stagione, favorita anche dal buon numero di giocatori confermati, che hanno garantito continuità tecnica. Certo, i punti oscuri non sono mancati. 

DIFETTO DA LIMARE
Talvolta, inconsciamente, i neroverdi hanno mostrato un pizzico di presunzione nell’approccio delle partite (vedi Virtus Imola, ma anche a Matelica, dove la partita è stata raddrizzata solo nella volata conclusiva), o nel corso delle stesse (leggi San Miniato), e la mancanza di un play puro si è riflettuta nel numero di palle perse (16 a partita, terzo peggior dato del girone), anche se molte sono da addebitare anche al gioco in post basso e quindi ai fisici tentativi di avvicinamento a canestro dei lunghi, che sono anche una delle migliori armi a disposizione di Faenza. Insomma, per ora si prospetta un bell’album di stagione, in parte già riempito e per oltre metà ancora da colorare: c’è il secondo posto in classifica, con vista sulla Coppa Italia, ma anche una partita interna con un avversario non irresistibile come Empoli, in programma questa domenica al PalaCattani, per chiudere bene l’anno solare, e la serenità giusta per continuare a lavorare in palestra. Ben consci del fatto che di una stagione si ricorda il risultato finale e non il cammino. Che resta ancora lungo e pieno di ostacoli.