Basket B, intervista doppia ai coach Grandi e Garelli: «Pregi, difetti, mosse tattiche e ricordi: Andrea Costa-Blacks Faenza la vediamo così»

Valerio Roila
1. Appartenete alla scuola di pensiero «il derby è una partita come un’altra» o a quella che vuole che «i derby valgono più di due punti»?
Grandi «C’è una componente, quella della tifoseria, che mi fa propendere per la seconda, perché noi scendiamo sul parquet anche per loro, che ci tengono particolarmente. A livello ambientale i derby regalano sempre qualcosa in più e ciò va sempre onorato sul campo».
Garelli «Alla prima. Il pubblico può viverla in modo diverso, ma senza mancare di rispetto a nessuno, io sono bolognese e sono abituato a pensare ai derby come ad un Virtus-Fortitudo, quindi a match giocati da squadre della stessa città oppure a città vicine, ma dalla rivalità radicata da una lunga tradizione».
2. Tatticamente a che partita assisteremo domenica?
Grandi «Loro sono una corazzata ed a livello statistico sono davanti a noi in tutto. Siamo progettati per obiettivi diversi, però noi siamo la seconda difesa del campionato e affrontiamo il secondo attacco: abbiamo già dimostrato che se partiamo dalla nostra difesa possiamo mettere sassolini nelle scarpe delle squadre più forti».
Garelli «Mi aspetto una situazione simile rispetto all’andata. Loro hanno Cusenza al posto di Agostini, stessa tipologia di giocatore, noi siamo ora più perimetrali per l’assenza di Molinaro e Morciano. Ci attaccheranno forse dentro area come hanno fatto le nostre ultime avversarie, e dovremo essere bravi a rispondere: non so se avremo le percentuali di domenica scorsa, ma cercheremo di procurarci le stesse occasioni di tiro. Di certo loro sanno produrre molte opzioni differenti, quindi sono difficili da scoutizzare».
3. In caso di arrivo in volata, a chi eviterete assolutamente di far scoccare l’ultimo tiro?
Grandi «Sono situazioni che spesso dipendono dallo sviluppo della partita e non è facile prevedere quale giocatore può essere più in palla, però credo che la carriera parli a favore di Vico. Nei momenti più roventi lui sa essere spesso decisivo e caricarsi di responsabilità».
Garelli «Mi è spontaneo citare Ranuzzi, che per carisma e vissuto può essere letale. È anche un giocatore che ho avuto il piacere di allenare, con cui ho vinto una Coppa Italia, e che stimo particolarmente. Ma anche Montanari è un giocatore potenzialmente da ultimi tiri, oppure Corcelli che l’anno scorso con noi fece una partita strepitosa, mentre ora in gas c’è Tognacci».
4. Quale, tra i derby allenati finora, ricorda con maggior piacere?
Grandi «Quest’anno, finora, i derby non sono andati granché bene, e allora ritorno alla memoria a quello del ritorno dell’anno scorso con Ozzano, che ci diede una spinta per raggiungere i playoff, quindi soprattutto per questioni di classifica contava molto, e fu particolarmente gratificante ed emozionante vincerlo».
Garelli «Vigevano-Pavia del 2009-2010. È stata la stagione in cui vinsi il titolo di miglior allenatore della A2 con Vigevano: eravamo i cugini poveri, tutti ci davano per spacciati ad inizio anno, ed arrivammo sesti, giocando la stagione in campo neutro a Novara per lavori al nostro palazzetto, rimanendo spesso senza stipendio per problemi societari. Per gioie sportive l’annata più indimenticabile della mia carriera. Avevamo già vinto all’andata da loro, al ritorno fu una partita epica, vinta sulla sirena con un tiro di Boyette quando loro già festeggiavano, dopo una serie di rimbalzi offensivi, tiri contesi sul ferro e carambole. Ci sono video su Youtube che mostrano l’impresa e ne fu ricavato anche un instant book».
5. Qual è la dote che ammira di più nel coach avversario e cosa le piace delle squadre che mette in campo?
Grandi «Mi piace la sua professionalità, come sa rapportarsi anche con allenatori più giovani come me, la sua capacità di riuscire a creare sempre squadre equilibrate, coinvolgendo tutti gli elementi di qualità a disposizione, per ottimizzarne il rendimento e raggiungere gli obiettivi. Ha una grande esperienza e cerco di imparare da lui, provando a rubargli qualche accorgimento tattico».
Garelli «Non ho mai nascosto sia un allenatore che mi piace molto, avendone parlato bene a suo tempo anche con il suo presidente Domenicali. Tutte le volte che l’ho affrontato ha messo sul parquet squadre super agguerrite, anche in condizioni di estrema difficoltà, come quando allenavo Livorno e lui Ozzano, e venne a vincere in Toscana senza tre elementi fermati dal Covid. Riesce sempre a trarre grandi energie dai giocatori a disposizione, e questa è una delle qualità migliori per un coach, e sa essere sempre freddo e pacato nella gestione in panchina».