Basket B, intervista al general manager Baccarini: "Rekico, arriviamo a 24 punti e poi pensiamo agli obiettivi"

Romagna | 22 Febbraio 2020 Sport
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Valerio Roila
È una questione di media. Quella in cui, secondo i filosofi da Aristotele in giù, andava cercata la vera virtù. Per proseguire con Orazio, il quale asseriva che, seguendo la via di mezzo, si sarebbe camminati al sicuro. O col Buddhismo, che chiama «Via di Mezzo», il sentiero che conduce alla cessazione della sofferenza. Il problema è quando la media diventa quella di Trilussa, il famoso paradosso di «un pollo mangiato a testa», quando in realtà c’è chi ne ha divorati due e chi a bocca asciutta. Ovvero quando la media è solo «aurea mediocritas» di chi ha picchi e baratri, e si ritrova così in una zona grigia, con pochi pericoli di cadere nella brace, ma anche scarse possibilità di ambire a visioni celesti. E la Rekico è là, sull’altalena. Allora serve pragmatismo per valutarne lo stato, serve la misura e la concretezza del general manager Andrea Baccarini. Con cui abbiamo commentato la nona caduta esterna su undici tentativi dei Raggisolaris, in quel di Jesi. Stavolta il temuto approccio, in altre occasioni deficitario, è stato soddisfacente, ma il crollo è arrivato ad inizio ripresa. «Proprio così - conferma Baccarini - perché loro sono rientrati aggressivi ed intensi, e noi abbiamo affrettato qualche azione, perdendo palloni e sbagliando tiri, e prendendo un break che poi abbiamo recuperato solo parzialmente nel quarto periodo, salvando la differenza canestri. Ma davanti avevamo un’ottima squadra, rinforzata dal fresco ingaggio di Quarisa e dal recupero di Casagrande dopo quasi due mesi, che guarda caso sono stati i loro due top scorer. Il tempismo non ha giocato a nostro favore, ma questa è una sconfitta che ci sta. Sono altre le partite su cui recriminare, come le tre perse ai supplementari, o le trasferte abbordabili di Teramo ed Ancona».
La differenza di rendimento tra partite in casa e fuori denota una certa fragilità di carattere della squadra, o va imputata solo alla giovane età media? «E’ una tendenza comune in tutti gli sport, anche se per noi è accentuata: al PalaCattani stiamo andando anche oltre le aspettative, ma in trasferta le statistiche di tiro si abbassano e andiamo in difficoltà».
Il fatto è che restate in un limbo tra playoff e playout, con un calendario che autorizza a pensar bene per la salvezza, ma non vi lascia tante possibilità di errore per il premio più grosso: «Abbiamo l’unico obiettivo di cercare di raggiungere i 24 punti, che riteniamo sufficienti per la permanenza in categoria, al più presto, magari già nei prossimi due impegni prima della sosta. Poi ce la giocheremo fino in fondo per raggiungere l’ottavo posto».
E la prossima è Civitanova, domenica al Cattani. All’andata è stata condizionante la solita partenza horror ed i fratelli Amoroso, ed arrivò una sconfitta netta, mitigata solo nel finale (82-70). Quali potrebbero essere le armi del riscatto al ritorno? «Aggredire fisicamente con la difesa, innanzi tutto per cercare di limitare Valerio Amoroso. Francesco è invece più tiratore: non bisogna lasciargli tentativi piedi per terra. Hanno qualità ed esperienza, non sono lunghissimi come roster, ma hanno recuperato Pierini, che all’andata non c’era, e stanno reinserendo un lungodegente importante come Masciarelli, quindi possono fare male anche con pochi giocatori». Mancano otto partite alla fine, cosa vorreste vedere come società e dove dobbiamo porre l’asticella? «C’è una domanda di riserva? (ride, ndr). Non abbiamo la forza mentale di poter stilare tabelle di marcia ed è difficile vincerle tutte, quindi la posizione finale non dipenderà solo da noi. Io guardo solo alla prossima, che è importante. I bilanci li faremo alla fine».
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