Basket B, il talentuoso Oboe e i lavori in corso della Rekico: "Siamo ancora in cerca di continuità"
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Valerio Roila
Ci sono i cattivi esploratori, che pensano che non ci siano terre dove approdare solo perché non riescono a vedere altro che mare attorno a sé. E poi ci sono quelli veri, che non smettono di esplorare mondi nuovi, per poi tornare al punto di partenza e scoprirlo come fosse la prima volta. Che Francesco Oboe, guardia della Rekico, appartenga a questo secondo virtuoso gruppo, lo capisci da come parla. Da come pesa le parole per esprimere quello che ha dentro, per non essere frainteso, così come un comandante di una nave sceglie le strumentazioni adatte per non perdere la rotta. Dal fatto che sia sempre molto informato sugli avversari da affrontare, o che si procurava finanche i video delle amichevoli, per rivedere i suoi errori, capire dove migliorare. La sua terra di elezione è l’arco dei tre punti, ed è il suo porto sicuro, il luogo da scoprire e riscoprire. I percorsi da esploratore lo portano invece sempre più in un’intricata e tentacolare giungla: l’area pitturata, dove tenta percussioni, slalom, scorribande, «zingarate», sfruttando il dinamismo e la rapidità per farsi largo in spazi angusti. «Cerco di fare un passo in avanti dopo ogni partita - conferma - perché sono consapevole di dover variare il mio gioco, provare ad andare al ferro mi aiuta a diventare più pericoloso ed a creare spazi anche per i compagni, pronti per un eventuale scarico. Ho la fortuna di avere un compagno di reparto come Bruni, che è un punto di riferimento decisivo per crescere. Lui e Sgobba sono dei trascinatori, che danno l’esempio con i fatti, ed a livello verbale sanno incitare o dare strigliate al momento giusto. Sappiamo di poter sempre contare su di loro».
La sconfitta interna con Fabriano ha lasciato l’amaro in bocca ai manfredi, ma ha fornito anche nuove consapevolezze: «I marchigiani hanno dimostrato di essere concreti e profondi. Nella prima metà gara li abbiamo messi in difficoltà, ma nel terzo quarto hanno imposto il loro gioco. Noi siamo rimasti attaccati al match fino al 40’. Non l’abbiamo spuntata, ma questa partita ci è servita per capire che, giocando così, possiamo giocarcela con tutte, anche con le corazzate».
«Giocando così» è una locuzione che però lascia qualche dubbio, data l’incostanza dei Raggisolaris in questa prima parte di stagione: «Già, siamo in cerca di continuità. Ad inizio campionato avevamo l’attenuante dell’inesperienza, spesso ci facevamo prendere dal panico, non ci riuscivano le cose in cui pensavamo di essere forti e perdevamo fiducia. Ora cerchiamo di aiutarci nei momenti di difficoltà, di restare più uniti, ed è forse quello che ci è mancato di più a livello emotivo. Sono convinto che anche i momenti negativi ci potranno essere utili per crescere».
Bisogna però farlo in fretta, perché domenica c’è una gara fondamentale per riprendere il cammino, di nuovo al PalaCattani, con la più abbordabile Senigallia: «E’ uno scontro diretto, quindi va vinto a tutti i costi. Loro sono una squadra rodata, con individualità spiccate, molto pericolose dal punto di vista realizzativo. Dobbiamo perciò partire dalla difesa, non permettendo ai loro leader di prendere le redini della squadra, provando al contempo a dettare il ritmo a noi più congeniale».