Basket B, il sogno di Bruni: "Sarebbe un onore restare alla Rekico"

Romagna | 27 Aprile 2020 Sport
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Valerio Roila
Una striscia di sabbia dorata, quella della Costa degli Etruschi, il giardino di casa ed il verde bruno della retrostante Maremma settentrionale, sono il tesoro nascosto di Giovanni Bruni. Lì, nella sua Cecina, il capitano della Rekico si tiene in forma in attesa delle prossime battaglie, dopo essere restato a Faenza fino all’ultimo giorno prima dello «stop», per rimanere aggrappato al sogno di poter proseguire la stagione. Che invece è stata dichiarata chiusa, lasciandogli almeno la soddisfazione, al tirar delle righe, del primo posto assoluto in tutta la serie B nella classifica degli «assist-man», a quota 6,1 per gara. «Non me l’aspettavo e ne sono orgoglioso. Si cerca sempre di lavorare per migliorare e raggiungere risultati, ma non mi era mai successo di primeggiare in categoria per questa statistica. Il merito va diviso con i compagni, ed è una soddisfazione doppia perché ottenuta in una piazza importante e competente come Faenza, che mi ha stimolato a superarmi».
Alla data odierna, non ci fosse stato di mezzo il virus carogna, la regular season della Serie B sarebbe appena conclusa. A suo avviso staremmo ora stilando i bilanci finali di un cammino che per la Rekico sarebbe concluso o introducendo una partita di playoff o di playout?
«Playoff, al mille per mille, ne sono convinto! È vero, abbiamo avuto difficoltà iniziali che ci siamo trascinati per tutto il girone di andata. Ma considerando solo il ritorno, eravamo tra le prime in classifica. Dopo il crollo di Teramo ci eravamo compattati, avevamo decisamente un altro piglio. E poi ci saremmo scontrati con le squadre del girone D, meno competitivo del nostro. Saremmo stati rodati dalle sfide con le big del nostro raggruppamento e chissà, ci saremmo potuti togliere qualche soddisfazione».
Dalle sue parole si intuisce quanto avverta la nostalgia per il basket giocato e quanto abbia voglia di tornare subito in campo. Cosa le manca maggiormente?
«Lo spogliatoio, lo stare assieme con i ragazzi, il vivere comune, gli scherzi. Non scendo sul parquet dal 7 marzo, i giorni di lontananza cominciano ad essere tanti. Poi, essendo il capitano di una squadra giovane, il mio coinvolgimento a livello emotivo era maggiore, mi sentivo responsabile di indirizzare il gruppo nella giusta direzione».
È in contatto con i compagni di viaggio della stagione? Di cosa parlate e quali sono le sensazioni più diffuse all’interno della squadra?
«In questi giorni la questione principale è cercare di pronosticare i modi ed i tempi della ripartenza. Ognuno ha le sue conoscenze ed i suoi contatti ed apporta un’informazione, si tenta di riunirle per formare ipotesi. Ci sono degli aspetti che fanno sperare in un ritorno agli allenamenti, anche se non sono stati ancora stilati i protocolli relativi».
E le sue sensazioni personali, quali sono? È ottimista sulla ripresa agonistica regolare a settembre? 
«Purtroppo, ho poche certezze, ma credo si potrà ricominciare almeno individualmente in palestra, per poi ripartire con gli allenamenti collettivi e dare il via ad i campionati tra autunno e inverno. Certo, sarà difficile per le società, che non sanno ancora quali aziende potranno supportarle nel budget e forse dovranno distanziare il pubblico sugli spalti. Ma almeno per quest’ultimo punto, Faenza ha la fortuna di avere a disposizione un impianto ampio come il PalaCattani, dove sarà più facile garantire la spaziatura tra le persone».
Per quanto riguarda il suo futuro? Ci sono speranze di rivederla con la maglia della Rekico?
«Sin dal primo giorno in cui sono arrivato ai Raggisolaris ho capito che si tratta di una società che lavora per cercare di essere al top, e ricordo di aver detto al gm Baccarini che facevano la Serie B per sbaglio, perché l’organizzazione è di categoria superiore. Pertanto, sarebbe per me un onore poter restare».
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