Basket B, il debutto speciale di Garelli: «Quel formicolio alla pancia...: Faenza è il posto giusto per me»

Valerio Roila
Le emozioni non hanno età. Ed un debutto ne è sempre ricolmo, anche se di prime volte ne hai vissute tante. Perché le emozioni sono il mastice della nostra personalità, e senza di esse nemmeno la ragione agirebbe. Gigi Garelli ha 59 anni, di cui la metà trascorsi in panchina, eppure non ha nascosto l’emozione all’esordio alla guida dei Raggisolaris, domenica scorsa. «Ero teso già dal mattino - ha rivelato il coach - ma è quando senti quel formicolio alla pancia che capisci che hai fatto la scelta giusta, che hai fatto bene a rimetterti in gioco. L’emozione c’è sempre, a tutti gli esordi, è ciò che mi fa sentire vivo. Anche dopo tanti anni che calpesto i parquet. E tornare a lavorare in una piazza calorosa e ambiziosa come Faenza, con una delle società che negli ultimi anni ha fatto i maggiori progressi organizzativi in questa categoria, è stimolante. Sono felice di aver iniziato al meglio». Il primo passo è stato trionfale, in effetti. La delicatezza dell’impegno si è avvertita in avvio, con una Faenza contratta, titubante, in rodaggio sotto la guida del nuovo tecnico. Ma che innestata la marcia, ha imboccato un ampio viale in discesa: «Non avendo tempo sufficiente per inserire novità dal punto di vista tecnico, l’unica leva che avevo era quella emozionale. So che la squadra ha valori elevati, dimostrati in prestagione, e che aveva qualcosa che la frenava, pertanto dovevo riportare fiducia e serenità. Ho chiesto loro di credere nel piano partita, imponendo un ritmo alto in attacco, provando giocate azzardate e spensierate, restando intensi in difesa. Quest’ultimo obiettivo è stato raggiunto in modo alterno, ma alzare il numero di possessi ci ha avvantaggiato in attacco, dove siamo riusciti a costruirci tiri su situazioni di velocità o di ribaltamento. Abbiamo subito tanto, anche perché Jesi è squadra talentuosa e piena di bocche da fuoco, ma siamo riusciti a fare la differenza nel secondo quarto, riuscendo ad alzare l’aggressività difensiva, scavando il solco che ci è servito a prender fiducia e tirare più leggeri, senza rifiutare giocate ed occasioni che ci creavamo». C’è stata gloria per tutti, finanche per gli «enfant du pays», i ragazzi del vivaio neroverde, Alessandro Bianchi, Fabio Cortecchia e Roberto Rosetti, tutti classe 2005, lanciati in campo nell’ultimo giro di lancette, quello in cui i Raggisolaris hanno superato una rara quota 100. Trattandosi dell’ultima partita dell’anno solare, potremmo dire che tutto è bene quel che finisce bene. Ma la stagione prosegue e Faenza non ha ancora fatto niente: «Abbiamo solo vinto una partita e sappiamo di dover lavorare con umiltà per migliorare. La pausa di tre settimane mi servirà per incidere dal punto di vista tattico. Inserirò concetti diversi, centellinando le proposte per dar tempo a tutti di recepirle. Non voglio plasmare i miei giocatori alla mia idea di basket ideale, ma metterli in condizione di rendere al meglio secondo le loro caratteristiche. So che subentrare in corsa non è una passeggiata, ma ho fiducia, perché credo nel loro valore tecnico e perché qui c’è tutto per poter lavorare al meglio. Ho chiesto ai giocatori di provare a fare questo passo tutti assieme con lo spirito giusto, e spero di poter essere all’altezza delle aspettative societarie».