Basket B, i Raggisolaris Faenza alla prova del nove: «Vietato sottovalutare Civitanova»
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Valerio Roila
C’era una volta Dennis Rodman. Personaggio eclettico, stravagante, controverso, fuori dalle righe, sette volte consecutive miglior rimbalzista in Nba negli anni ‘90. Simone Aromando ha invece la faccia da bravo ragazzo e probabilmente per lui non vedrete mai statistiche sulle partite in base al colore dei capelli come per la stella americana, ma una cosa accomuna i due: la capacità di aspirare palloni in parabola discendente dal ferro. Tanto da suggerire una crasi per il cognome del lungo neroverde ed arrischiarsi a chiamarlo «ARodmando». Scherzi a parte, nel lavoro di squadra che ha portato i Raggisolaris ad eguagliare il record societario di otto vittorie di fila, trascinandoli ad un passo dai playoff (sarà sufficiente vincere domenica a Civitanova per arrivare settimi ed affrontare al primo turno Bisceglie o Ruvo), risalta numericamente il dato dell’ala-centro brianzola, ertosi a primo rimbalzista del girone (secondo dell’intera categoria, a quasi 12 per gara) a furia di «doppie doppie». Particolarmente esaltanti i dati dell’anno solare 2022: in 16 partite Aromando ha una media di quasi 16 punti e 14 rimbalzi (di cui oltre 5 offensivi) in 28 minuti di impiego, col 57% da due e 23.2 di valutazione. «Non posso che esserne soddisfatto - commenta lui - ma è merito dei miei compagni e di coach Garelli, che ci fa esprimere al meglio. È riuscito a liberarci la testa e rasserenarci. Giochiamo senza troppi legacci, pagando magari qualche palla persa, ma con maggior scioltezza».
Dal vostro cammino precedente e dallo stato di forma crescente, si intuiva che le otto vittorie consecutive fossero alla vostra portata, ma dal dirlo al farlo passano mari e forse anche oceani. Come ci siete riusciti?
«Prima del filotto avevamo ben performato, pur perdendo, con le big, stavamo costruendo la nostra identità e siamo cresciuti molto sia tecnicamente, grazie a buoni allenamenti, sia dal punto di vista della solidità mentale. Penso che in precedenza partite messesi male, come a Teramo o a Jesi, avremmo fatto fatica a vincerle».
Avete scalato otto gradoni e ve ne rimane uno solo. Quanto lo vedete alto?
«Di certo non dobbiamo essere presuntuosi e pensare che Civitanova ci regali la partita. Sono già ai playout e non avranno troppa pressione addosso: noi dobbiamo giocare con la stessa concentrazione di domenica scorsa».
Di questi otto successi, qual è stato il più difficile?
«Dal punto di vista mentale, il più duro da affrontare è stato proprio quello con Ozzano, perché sapevamo di dover vincere di otto punti per riprenderci in mano il nostro destino. Siamo stati bravi però a non pensarci ed a macinare gioco per tutta la partita».
Quello con gli emiliani è stato un match esaltante, spettacolare e dall’andamento insolito: prima voi a +20, poi loro sono tornati a -1, quindi di nuovo al largo.
«Siamo partiti forte approfittando della loro cattive percentuali, poi abbiamo perso delle palle banali, e subìto in contropiede, lasciando loro anche tanti rimbalzi offensivi. Lì siamo stati bravi a star dentro mentalmente alla partita, riprendendo a dare tutto in difesa, e ritornando al piano gara del coach, che l’aveva preparata molto bene. Ora possiamo pensare solo a Civitanova, finalmente senza dover più fare calcoli o sperare nei risultati altrui».