Basket B, Fiorenzuola-Blacks Faenza è Gigi contro Gigi: «Galetti e Garelli, i miei coach a Lugo»

Romagna | 14 Ottobre 2022 Sport
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Valerio Roila
Gigi contro Gigi. Fiorenzuola-Blacks Faenza, in programma domenica, è anche la sfida tra due coach, Gianluigi Galetti e Luigi Garelli, che hanno molte cose in comune, a partire dalla «radice», ovvero l’abbrivio della loro carriera. Entrambi hanno infatti vissuto le loro prime esperienze decisive da allenatore a Lugo di Romagna, alla periferia del basket che conta e che ne ha accolto il percorso successivo. Una periferia orgogliosa, genuina, pulsante, il cui motore era Giuseppe Rossi, per decenni fervido proprietario del sodalizio biancoverde. Manager di professione, dirigente della ditta di panificazione Orva, Rossi ha legato il suo nome alla pallacanestro locale per pura passione, per poi essere tra i protagonisti della rifondazione della Forlì 2.015, di cui è tuttora socio. Corsi e ricorsi storici, che lui ama rivivere.
Rossi, come approdò Garelli sulla panchina di Lugo?
«Lo conobbi a San Lazzaro, dove faceva attività giovanile mio figlio e dove lui allenava. Quando, nel 1993, il presidente della Cassa Rurale di Lugo mi coinvolse per cercare di far crescere la società cestistica, pensai subito a lui, che nel frattempo era andato a fare l’assistente di Pillastrini a Modena, in A2. Ci ho messo molto tempo per convincerlo, ed i primi incontri, segno del destino, li facemmo al PalaFiera di Forlì, durante le finali dei campionati juniores. Noi eravamo in Serie D, e lui aspirava ad una categoria migliore».
Ed in un’intervista Garelli confessò di restare scioccato al primo impatto col vecchio impianto di via Lumagni, lui che veniva dai cinquemila posti del Palapanini.
«Già, ma pian piano lo persuasi della bontà del progetto, e furono sette anni incredibili, in cui portò la pallacanestro cittadina a livelli impensabili. Vincemmo subito la Serie D, ed in tre anni arrivammo in B, passando attraverso due finali perse alla bella davanti a 4.000 persone, a Jesi e a Roseto. Poi finalmente la spuntammo con San Marino (canestro decisivo di Vespignani a 4” dalla fine, con selvaggia rissa finale) e in tre anni di B raggiungemmo due volte i playoff. Poi purtroppo le condizioni economiche societarie non erano adeguate a mantenere la categoria, ripartimmo dalla C/2 e lui proseguì la carriera altrove».
Nel frattempo aveva fatto la conoscenza con Galetti.
«Ci venne consigliato proprio da Garelli: allenava le giovanili della Telemarket Forlì, e venne a fare il responsabile di tutto il settore giovanile da noi, allenando i migliori prospetti in un campionato di C2 nel quale sfiorò la promozione. Quella squadra ha fatto da serbatoio per i giocatori che finivano nelle rotazioni della prima squadra di Garelli, e che furono protagonisti anche al piano superiore, tra i quali anche il compianto Lorenzo Zanni, grandissimo talento che perì in un incidente».
Si ricorda qualche aneddoto di quegli anni?
«Le trasferte erano piacevoli, perché era permesso a genitori e fidanzate di venire in pullman con noi. Erano anni in cui la squadra veniva vissuta con entusiasmo. Quando si vinceva i ritorni si trasformavano in festa, altrimenti regnava un silenzio spettrale».
Entrambi gli allenatori vissero poi una «second life» con lei, nel 2015.
«Portai il titolo sportivo di Serie B, riconquistata grazie ai coach Franchella e Ortasi, che non vanno dimenticati, a Forlì e pensai subito a Garelli perché sapevo che poteva lavorare anche per ricostruire una società dove allora non c’era più neanche una matita. E ci rivedemmo al PalaFiera. Vinse subito Coppa Italia e campionato di B. Nel frattempo a Lugo eravamo ripartiti dalla C Silver, e richiamai Galetti ad allenarla: fu capace di riportarci di nuovo in B in due anni, conquistando poi un’eroica salvezza con un gruppo di ventenni, molti dei quali sono ora in A2. È per me motivo di grande soddisfazione aver contribuito al successo delle loro carriere».
 
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