Basket B, Faenza si gode il recuperato Klyuchnyk: "Rekico, ci sono anch’io: voglio battere una big"
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Valerio Roila
Sarà anche vero che l’attesa del piacere è essa stessa il piacere, ma quando questa si prolunga, si tramuta piuttosto in tormento ed acquisisce lo stesso colore del buio. Per Dimitri Klyuchnyk è stato proprio così. Un dolorino, poi uno più grande, una cura, quindi una differente, ed intanto i giorni passavano, le date cerchiate sul calendario per il rientro venivano cancellate e lui mordeva il freno, inquieto. Due mesi e due giorni (e sette partite passate a guardare) è durato il supplizio del centro di origine ucraina, che prima dello stop stava girando a quasi 10 punti e 5 rimbalzi medi. E che in realtà si stava trascinando il problema già da qualche partita, prima che fosse obbligato allo stop. «In effetti - precisa Klyuchnyk - i miei problemi risalgono alla distorsione alla caviglia che ho subìto ad Ancona. È stato quell’infortunio ad impormi, in modo involontario, una postura sbagliata. E ciò mi ha provocato problemi di sovraccarico alla schiena. All’inizio non si capiva bene quale fosse il problema. Poi, dopo esami più approfonditi, mi è stata diagnosticata un’ernia al disco, che ha avuto bisogno di cure prima più lievi, in seguito maggiormente aggressive».
Aveva mai subìto un infortunio così lungo in carriera? Quant’è stata dura restare fuori?
«Durissima, proprio perché, a parte qualche scavigliata, non avevo mai subito un problema fisico di grande durata. È stato uno stillicidio, per questo più snervante».
Che tipo di programma ha dovuto seguire per rientrare?
«Ho lavorato poco con il resto della squadra e molto con il preparatore atletico Marabini, sotto il controllo del medico, il dottor Di Pasquale. Ringrazio entrambi per il loro enorme supporto».
E finalmente è arrivato il momento del rientro, anche se con minutaggio contingentato, ma positivo. Con quali sensazioni ed emozioni lo ha affrontato?
«È stato molto bello, non vedevo l’ora. Avevo tanta voglia di tornare, ma tutti mi consigliavano di procedere con calma. L’importante è che io ora non avverta problemi post-gara. È infatti fondamentale non rischiare ricadute, quindi le sensazioni di queste ore sono decisive e per il momento direi che non ci sono peggioramenti».
Tra l’altro è rientrato in un momento felice, con una vittoria che scaccia la paura retrocessione e vi riavvicina ai playoff.
«Siamo contenti per aver sfatato il tabù delle due vittorie consecutive, che con quella di fine dicembre fanno tre nelle ultime quattro partite. Peccato per la trasferta di Teramo, che ci avrebbe consentito di allungare la striscia di successi e di scalare la classifica, ma riteniamo quella sconfitta un punto di ripartenza».
Le asperità del calendario però ora s’impennano, a partire dalla trasferta di domenica con Cento.
«Che sappiamo essere squadra attrezzata per il salto di categoria, al quale punta in modo dichiarato. A noi manca molto un colpaccio con una delle big del girone. Sarà durissima, ma se vogliamo puntare ai playoff dobbiamo provarci».