Basket B, è Sgobba la prima certezza della Rekico: "Ho il contratto, ad agosto torno a Faenza"

Romagna | 19 Aprile 2020 Sport
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Valerio Roila
Siamo tutti funamboli, in questo periodo. Sospesi su fili di incertezze, soffrendo di vertigini, in bilico sull’altalena che dondola tra speranze ed angosce. Tra un qualcosa che non cade eppure non riprende il cammino. Qualche certezza in più ce l’avrebbe, Giorgio Sgobba, avendo in mano un biennale firmato la scorsa estate con i Raggisolaris, pronto ad onorarlo non appena il virus tiranno smetterà di confinarci ognuno nel proprio rifugio più o meno dorato. L’ala, dopo un periodo di appannamento vissuto ad inizio anno solare, si era ripreso in modo eccellente in un febbraio in cui aveva segnato 16 punti di media, con quasi il 50% di realizzazione nelle quattro partite, contribuendo ai successi con Cesena e Civitanova. Che sembrano lontani secoli, forse cancellati dalle statistiche ufficiali, dopo la prematura chiusura del campionato. Il «buen retiro» attuale di Sgobba è sulle colline pistoiesi, poco lontano da Montecatini. «Mi sono consultato con mio papà, che è medico - racconta - e sono partito da Faenza il giorno prima del provvedimento che obbliga a stare a casa. Ma ho ancora tutta la roba in Romagna».
Oggi dovremmo parlare con lui del dopo gara con Piacenza, magari di un ottavo posto ancora possibile. E invece…
«E invece siamo rimasti con l’amaro in bocca di uno stop improvviso. Mi spiace soprattutto di non essere potuto andare a Fabriano, sarebbe stata una grande emozione, perché lì ho conquistato una promozione in B/1 ed avevo tante persone che mi aspettavano».
Visto che a basket non si può, giochiamo a fantabasket. Eravate in uno stato di forma crescente, a quest’ora dove potevate essere?
«Secondo me, avessimo vinto anche ad Ozzano, avremmo potuto lottare per il settimo posto. E nei play-off avremmo incrociato le squadre del girone D; non credo sarebbe state contente di affrontare una squadra come la nostra, piena di entusiasmo e senza pressioni».
Cos’ha pensato della decisione di chiudere la stagione? Trova giusto non assegnare verdetti?
«In linea teorica avrei pensato ad una Final Eight con le prime due di ogni girone, per non vanificare gli investimenti di società come Cento o Fabriano. Ma si tratta di una situazione così eccezionale e drammatica, che credo non si potesse fare altrimenti».
Come passa le giornate in questa reclusione forzata? Riesce a tenersi in allenamento? Sente qualcuno dei compagni di squadra?
«Con i ragazzi ci sentiamo costantemente, ed anche con la società. Mi alleno da solo, come posso, per tenermi in forma e non mollare di fisico, curando l’alimentazione, anche se lo stimolo che ti dà la competizione manca. Per il resto seguo le lezioni universitarie on line, e poi mi ammazzo di Playstation, ma niente giochi di basket, solo sparatutto, per sfogarmi».

Cosa le manca di più della pallacanestro?
«La vita quotidiana, lo stare con i compagni, le partite. Ho perfino sognato che ero sul parquet e non riuscivo a tirare. Mi sono svegliato tutto sudato, che incubo!».
Il suo contratto con la Rekico è valido anche per la prossima stagione. Come se la immagina? Pensa che il campionato riuscirà a ripartire?
«Sono fiducioso che in qualche modo si torni a giocare, e ad agosto mi vedrete a Faenza per la preparazione. Spero che la società riesca a trovare disponibilità per puntare più in alto, perché un posto dove tutti vorrebbero venire e tutti stanno bene, deve poter puntare a qualcosa di meglio».
Come pensa cambieranno lo sport e la vita di tutti?
«Bella domanda. Con mio papà ne parliamo ogni tanto, e ragioniamo preoccupati che nel breve termine potrebbero cambiare molte cose per quanto riguarda la vita sociale. Ma ci potrebbero essere anche benefici ed opportunità che rappresentino una svolta, a patto che ci si riprenda a livello economico».
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