Basket B, che partenza per Testa: "Rekico, il merito è della squadra"

Romagna | 17 Dicembre 2020 Sport
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Valerio Roila
Qual è la differenza tra dedizione e ostinazione? Il Richard Bach autore del celebre romanzo «Il gabbiano Jonathan Livingston» se la cavava ipotizzando che chi è dedito è in sintonia con la vita, mentre chi è ostinato no. La sfumatura è lieve, ed ha a che fare con la quantità di pazienza di cui si è dotati. Ma la pazienza è forse solo una forma minore di disperazione, travestita da virtù. Prendete la Fulgor Omegna. Che retrocede dalla A2 nel 2016, dopo un drammatico playout in cui cede alla quinta partita a Jesi e poi si trova davanti nella serie decisiva Roma, battuta a sorpresa dalla più abbordabile Recanati. Riprova subito la scalata, ma cede in finale ad Orzinuovi. Stagione seguente, nuova monetina: prima in regular season, vince la Coppa Italia, torna in finale col fattore campo a favore, ma s’inchina a Piacenza. Molla il colpo? Macché: 2018/’19, altro primo posto, altra Coppa nel carniere ed altra finale. Sapete già come va a finire, l’epilogo è in un’incredibile gara 5 che concede al supplementare (66-64) il lasciapassare all’Urania Milano e lascia ancora i piemontesi in B. Lo scorso campionato si è chiuso anzitempo con la Fulgor a due punti dalla vetta, e chissà se sarebbe finita allo stesso modo. 
In quest’annata Omegna, che sabato ospiterà una Rekico ringalluzzita dalla netta vittoria nel derby con Cesena, ci riprova con un roster intrigante, in cui spiccano il centro Balanzoni, l’ex di turno Sgobba e la guardia Prandin, in predicato in passare in maglia Raggisolaris quest’estate, quando gli fu poi preferito Filippo Testa. Il quale ha iniziato il campionato con sciccherie come il secondo posto nei marcatori dell’intero girone, ad oltre 20 punti medi, tirando col 55% da due, cifra pazzesca per un esterno, e col 41% dall’arco. «Non ci sono segreti per la mia partenza sprint - spiega la guardia - se non la fiducia della società e del coach, che mi fanno arrivare carico ad ogni match, e la spinta di un gruppo affiatato: i miei compagni sono sempre pronti a sostenermi ed incitarmi, gran parte del merito lo devo a tutti loro».
Quanti chili di fiducia vi ha regalato stravincere un derby contro una squadra forte come Cesena? «E’ un successo che ci sprona e ci rende più confidenti sul fatto che il lavoro fatto in palestra è quello giusto e paga. Non ci aspettavamo un margine così netto, siamo riusciti ad applicare sul parquet quanto provato in allenamento».
Proprio come Cesena, Omegna sembra in difficoltà e con risultati inferiori al potenziale. E come i Tigers, prima della sfida con Faenza, hanno perso con la sua ex squadra, Oleggio. Lo prendiamo come un segnale positivo? «Non credo nella cabala o nei segni del destino. Ogni partita fa storia a sé. L’importante è scendere sul rettangolo di gioco con grinta e lucidità». Il suo confronto diretto con Prandin, contro cui ha vinto un «ballottaggio» in estate per il ruolo di nuova guardia titolare della Rekico, è una piccola sfida nella sfida? «E’ un giocatore molto esperto con cui ho piacere di confrontarmi, ma non è l’unico elemento importante di Omegna. Hanno Sgobba che di certo ci terrà a fare una buona partita, con Balanzoni poi ci conosciamo da bambini, essendo stato mio vicino di casa e compagno di squadra dal settore giovanile di Varese, ci saranno tanti interessanti duelli individuali. Noi staremo concentrati sulle nostre cose, limando i piccoli dettagli che aiutano a vincere, a partire dalla difesa».
Lei ha affrontato tre volte in carriera Omegna con Oleggio, uscendone sempre sconfitto, ma andando sempre in doppia cifra. Firmerebbe stavolta per una vittoria ma finendo a zero punti con 0/10 da tre? «Col sangue, senza dubbi».
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