Basket A2 playoff, per Simioni è una semifinale speciale: «A Cantù fa caldo, ma pure a Ravenna...»
![basket-a2-playoff-per-simioni--una-semifinale-speciale-a-cant-fa-caldo-ma-pure-a-ravenna...](/inc/scripts/crop.php?img=https://backoffice3.titanka.com/verticalizzazioni/4897/254/upload/1652878908_ss37simioni.jpg&w=420&h=248)
Riccardo Sabadini
Con ancora negli occhi la straordinaria vittoria contro la Reale Mutua Torino, sconfitta per 3-1 al termine di una serie durissima, l’OraSì è già pronta al prossimo impegno che ha le fattezze di un Everest. Sulla strada di coach Lotesoriere e dei suoi ragazzi c’è infatti la sfida con l’Acqua San Bernardo Cantù, una delle grandi favorite per la promozione, che ha eliminato in quattro partite Forlì e che è la squadra dove, due anni fa, Alessandro Simioni ha esordito in serie A (ad onor del vero Alessandro ha giocato i suoi primi minuti in serie A nella stagione 2015-2016 con la maglia della Reyer Venezia), recitando un ruolo da gregario in uscita dalla panchina contribuendo alla buona stagione dei brianzoli.
Simioni, la serie con Torino è stata tosta ma avete dimostrato, una volta di più, di essere una grande squadra.
«Sicuramente è stata una serie playoff molto combattuta, siamo stati bravissimi a sfruttare il fattore campo nelle prime due gare concretizzando due vittorie importanti e altrettanto bravi a non sfaldarci dopo la sconfitta in volata di gara3, dimostrando sin dal primo quarto di gara4 che eravamo estremamente determinati nel volerci rifare e chiudere la serie e così è stato».
Adesso sul vostro percorso si para una delle favorite alla promozione finale, l’Acqua San Bernardo Cantù. Che squadra è Cantù?
«Sicuramente Cantù è una squadra molto forte, lunga e profonda nelle rotazioni con giocatori che hanno militato per tanti anni in categoria superiore e che ha certificato la propria ambizione aggiungendo un giocatore del calibro di Luca Vitali. E’ una squadra che punta dichiaratamente alla promozione per tornare nella categoria in cui è stata per tanti anni. Uno dei segreti di Cantù è avere un playmaker aggiunto in Matteo Da Ros, un giocatore con una visione di gioco straordinaria, capace di aprire il campo per sé e per i compagni».
E della sua esperienza brianzola cosa ci può dire?
«A Cantù sono stato veramente bene, è una città che vive e respira pallacanestro, da sempre supporta la squadra. Mi sono trovato benissimo, ho un ricordo davvero positivo, è stata un’annata che in un certo senso ha ricordato un po’ questa, cioè partita con l’obiettivo della salvezza e in cui ci siamo ritrovati a lottare per la qualificazione playoff».
E il tifo?
«Beh, il gruppo degli Eagles esiste da tantissimi anni, è un gruppo numeroso e molto caldo, uno dei più radicati e importanti in Italia. A Ravenna il tifo è più familiare ma comunque molto caloroso, noi giocatori capiamo molto bene i sacrifici che fanno i tifosi per essere al seguito della squadra e questo genera un’extra motivazione».
Della sua stagione cosa pensa?
«Direi che è stata una stagione positiva per me, come del resto lo era stata quella scorsa dove abbiamo perso in gara5 all’ultimo tiro contro la squadra che poi è stata promossa in serie A. Forse siamo un pelo più avanti rispetto all’anno scorso, ciò che è certo e che non ci accontentiamo e cerchiamo di combattere per arrivare più lontano possibile».
Sta bene a Ravenna?
«A Ravenna sono stati due anni di crescita e consolidamento, sono grato a Ravenna per quello che mi ha dato; è una città meravigliosa dove si sta davvero bene e ci sono tutti gli ingredienti, staff tecnico, società e tifosi, per fare grandi cose».
Ormai è diventato uno specialista del tiro da tre punti.
«Son sempre stato un giocatore perimetrale, ho lavorato tanto per migliorare le percentuali e diventare un giocatore più completo. In questo senso Lewis Sullivan mi ha aiutato tanto, essendo un giocatore più interno mi ha consentito di potermi spaziare meglio e di essere più pericoloso da oltre l’arco».