Basket A2, il ritorno a Ravenna da ex di Trovato: «OraSì, sono stati tre anni bellissimi: nel 2020 solo il Covid poteva fermarci»

Romagna | 19 Marzo 2022 Sport
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Riccardo Sabadini
Oltre all’ex capitano Alberto Chiumenti, domenica al Pala De André ci sarà un altro ex speciale: siederà in panchina, forse con uno dei suoi look eccentrici, e sarà ricordato per essere il fautore di quella che per i tifosi sarà sempre la stagione del grande rimpianto, della cavalcata interrotta brutalmente dall’avvento del Covid. Julio Trovato ha fatto molto discutere la piazza giallorossa, ma innegabilmente ha portato un innalzamento della professionalità e della struttura della società, lasciandosi poi con il sodalizio giallorosso dopo le dichiarazioni di ridimensionamento del presidente Vianello in estate. Dopo Torino, Bologna, Trapani e Ravenna ora è a Roma.
Verrebbe da dire che sceglie solo piazze… brutte. Come sta andando la sua avventura romana?
«Sta andando molto bene, dopo Ravenna volevo un’avventura diversa e quella della Stella Azzurra è una sfida diversa, la società è attiva a 360 gradi e rispetto alle altre realtà prova a vivere di attività economiche create internamente come la produzione di giocatori e la vendita di servizi legati al mondo della pallacanestro. E’ una sfida molto stimolante, in una città complicata come la capitale».
Sul campo c’è da soffrire ma con un paio di innesti di livello avete migliorato la vostra situazione (tre vittorie nelle ultime cinque dopo che ne erano arrivate altrettante nelle prime 13 gare), salite a Ravenna con la voglia di fare il colpaccio.
«Ravenna è un’ottima squadra che puntava in alto e sta facendo un campionato di vertice, noi facciamo un altro campionato, per salvarci, il progetto era e resta quello di formare giocatori ma nella necessità di recuperare una stagione deficitaria abbiamo inserito due giocatori esperti (D’Ercole e Chiumenti, ndr) che speriamo possano darci qualche riferimento in più».
Quali sono i prodotti più interessanti del vostro vivaio?
«Quelli che stanno facendo meglio sono Maglietti, Menalo, Visintin e Pugliatti; ne sentirete parlare anche in futuro».
A Ravenna ha vissuto tre anni intensi, ripercorriamoli un po’ insieme.
«Nei tre anni a Ravenna sono stato benissimo, la città è bellissima e ospitale e ho lasciato tanti amici. Sono arrivato in una società che era ed è ambiziosa, nel momento in cui il presidente Vianello aveva le energie per fare un salto di qualità. Nel programma di crescita il momento più difficile è stato quello iniziale, dopo circa dieci giorni che mi sono insediato, quando ho dovuto trovare l’accordo per transare il contratto di Antimo Martino che aveva ricevuto la proposta della Fortitudo. Da lì in avanti abbiamo fatto un programma di crescita, dal mio punto di vista è andato bene. Abbiamo fatto i playoff al primo anno, cosa che non era riuscita la stagione precedente, anche se con qualche difficoltà poi al secondo anno è arrivato a Ravenna coach Cancelllieri e di lì è partito un progetto che stava andando alla grande, eravamo primi in classifica con 6 punti di vantaggio sulla seconda e lo scontro diretto favorevole. Avevamo organizzato la Coppa Italia, che resta il mio più grande rimpianto, avevamo organizzato un evento in città ricco di attività già presentato al mercato coperto, coinvolgendo varie associazioni locali sia per intrattenimento che a livello turistico con accordi con i gestori dei monumenti ravennati, nonché laboratori di mosaico. Tutto questa avrebbe reso Ravenna la capitale della pallacanestro italiana per tre giorni. Purtroppo il Covid ha bloccato tutto qualche giorno prima della Coppa che poi non si è disputata, oltre al danno economico c’è stata la beffa di non aver potuto disputare un evento così importante in un momento magico per la squadra e la città. Siamo ripartiti il terzo anno con un nuovo progetto ambizioso, con il presidente Vianello che aveva dichiarato che voleva salire in due anni, abbiamo firmato tre ragazzi del 1998 e Cinciarini, direi che questo gruppo si sta dimostrando, con l’inserimento di due ottimi americani, un gruppo da vertice com’era in programma. Le mie valutazioni erano giuste».
Dica la verità. Se n’è andato perché sentiva che era finito un ciclo oppure per la volontà di ridimensionamento del patron Vianello?
«Il presidente mi aveva esternato le sue perplessità sulla volontà di proseguire; questo, unito al fatto di aver ricevuto un’ottima opportunità lavorativa, mi ha fatto prendere questa decisione. E comunque, a dirla tutta, direi che, almeno per il parco giocatori, il ridimensionamento è stato relativo, perché sono stati mantenuti i contratti in essere dello scorso anno con Gazzotti che ha sostituito Chiumenti».
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