Basket A2, alla scoperta di Sullivan: «OraSì, che accoglienza»

Romagna | 26 Settembre 2021 Sport
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Stefano Pece
I compagni lo hanno trovato sorridente, aperto e carico di ottime intenzioni. Il campo ha raccontato di un giocatore che è già in grado di farsi rispettare sia fisicamente che tecnicamente sotto le plance. A testimoniarlo ci sono i numeri: 15 punti, 7 rimbalzi e un recupero nella sfida di Supercoppa con Cento, il debutto per lui in giallorosso. Stiamo parlando di Lewis Sullivan, ala grande di 201 centimetri, ultimo arrivato tra le fila dell’OraSì. 
Dopo due stagioni vincenti in Ucraina, il 26enne nativo dell’Alabama aveva voglia di cimentarsi in un campionato diverso, da qui la scelta di Ravenna: «Ma a fare la differenza - spiega - è stato il dialogo con coach Lotesoriere che mi ha impressionato subito per la chiarezza di idee. Volevo cimentarmi in una situazione diversa rispetto al passato e accrescere le mie doti di difensore. Il coach mi ha prospettato questa possibilità e ho accettato di buon grado». A Ravenna si parte sempre dal gruppo per cercare di costruire una stagione vincente. Ed è stata proprio l’accoglienza ricevuta dal gruppo ad impressionare Sullivan appena arrivato: «Sono tutti ottimi ragazzi - racconta - ma soprattutto ottimi compagni di squadra. Mi hanno messo subito a mio agio fin dal primo giorno, mi hanno aiutato a capire cosa dovevo fare e mi hanno fatto subito sentire uno di loro. Le sensazioni che ho ricevuto sono molto buone».
Il connazionale Austin Tilghman, in particolare, aveva già contribuito a rendere l’arrivo di Sullivan a Ravenna il più dolce possibile: «Non ci conoscevamo prima di questa avventura - racconta lo stesso Sullivan - ma dopo la firma ho avuto modo di scambiare molti messaggi con lui. È stato molto gentile, mi ha detto che non vedeva l’ora di giocare insieme e mi ha augurato di vivere una buona stagione agonistica. Mi è bastato questo per considerarlo un fratello».
Due anni in Ucraina lo hanno già preparato al basket che si gioca in Europa e Sullivan sembra entusiasta della sua nuova vita nel vecchio continente: «Quella in Ucraina è stata una buona esperienza. Il secondo anno meglio del primo poiché conoscevo già l’ambiente e i compagni di squadra, che erano rimasti sostanzialmente gli stessi. Mi piace giocare in Europa. Rispetto all’America c’è una cultura diversa e un diverso stile di vita, ci sono grandi Paesi di cui avevo sentito parlare e che poi ho visitato per conto mio. Mi piace la vita che si fa qui».
Sullivan ha solo 26 anni e da tre ormai vive gran parte dell’anno all’estero: «Devo ammettere che è stato difficile per un ragazzo di 23 anni cambiare completamente vita e Paese, cambiare cultura e vivere per 10 mesi all’anno lontano da casa - racconta -. Ma è la vita che ho scelto e ho capito subito che per giocare a basket avrei dovuto fare dei sacrifici. Sono comunque in contatto costante con la mia famiglia attraverso i mezzi di comunicazione e in questo modo riesco a vivere al meglio tali esperienze».
A proposito di sacrifici, Lewis non è il solo ad averne fatti: «Tutta la mia famiglia ha fatto enormi sforzi per permettermi di giocare a basket e devo ringraziare soprattutto mia madre e mio fratello per avermi spinto a insistere verso questa possibilità. Se adesso posso avere una carriera nella pallacanestro lo devo principalmente a loro». 
Di Ravenna invece ha visto ancora poco: «Ho avuto solo un piccolo assaggio. Devo ancora scoprire questa città. Comunque la stagione è molto lunga e non ho dubbi che avrò tempo per riuscirci».
Sullivan ha scelto il numero 22 poiché il suo preferito, il 23, era già occupato da Oxilia. Ma non sembra essere un giocatore legato alla scaramanzia. Anzi, pare già un uomo maturo coi piedi ben piantati per terra. Basta una frase a dimostrarlo: «Il mio sogno nel cassetto? Essere in grado di reinventarmi, riuscendo ad avere uno sguardo sempre aperto sulle cose perché so che tutto può cambiare da un momento all’altro».
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