Basket A1 donne, per Cristina Bassi è un cerchio che si chiude: «A Faenza contano passione e orgoglio, non la categoria»
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Tomaso Palli
Scorrendo la storia al femminile della pallacanestro faentina, non si può non incontrare il nome di Cristina Bassi. Una donna legata a stretto contatto con il basket e in particolare con quello di Faenza che, nel weekend, riassapora l’A1, l’Olimpo della palla a spicchi da cui è mancata per nove lunghissimi anni.
Bassi, manca sempre meno. Cosa vi aspetta?
«Si entra in un clima semiprofessionistico, aumentano difficoltà e fisicità. Sarà un gradino più alto e perciò è tutto più ingigantito. La Serie A2 è un campionato di qualità mentre l’A1 è il top, è tutto un altro mondo».
L’ultima volta in A1 c’era anche lei. E sarà presente anche questa volta: un cerchio che si chiude?
«Sono sempre stata nella società di Faenza perché amo la mia città. Per me essere in B, A2 o A1 non fa differenza, ma ciò che conta è il Faenza Basket Project, la mia famiglia e la mia casa. La soddisfazione e l’orgoglio è appartenere a questo gruppo, non la categoria».
In massima serie dopo 9 anni. Trova analogia e differenze con quel gruppo?
«Solamente dopo le prime partite, se ci saranno, vedremo le differenze. La costante sarà il pubblico che tornerà a riempire il palazzetto al 50%. E poi le giocatrici: da qui sono passate giocatrici fortissime e quest’anno ce ne sono di altrettanto forti, che hanno scelto Faenza per la tradizione. Faenza è sulla bocca di tanti e resta una meta ambita da molte giocatrici pur non avendo mai vinto competizioni particolarmente importanti».
Qual è il bilancio di questo pre-campionato?
«Accanto alle giocatrici straniere con un’importante caratura a livello internazionale semi-professionistica, veniamo tutti da un campionato di A2. La squadra è bella, competitiva e con qualche ambizione e il percorso è fino a qui molto buono: il gioco di Diego (Sguaizer, ndr) è all’avanguardia e alle ragazze nuovo è piaciuto molto. C’è entusiasmo, voglia di imparare e fare squadra il prima possibile. Al completo saremo una spina nel fianco per tanti».
Prima la salvezza e poi si vedrà?
«Una salvezza anticipata che ci dia la possibilità di lavorare con estrema tranquillità. Poi, lavorando settimana dopo settimana, si vedrà. È difficile programmare: a che punto saremo in quel determinato momento? Non si può saperlo. Ma nessuno si tirerà indietro, le donne hanno un orgoglio immenso, vogliono sempre far vedere ciò che possono dare e nessuna entra mai per perdere. Oltretutto, l’A1 sarà una vetrina importante per molte ragazze».
La capienza sarà al 50%: quanto è importante il pubblico?
«Il nostro sesto uomo. Quando senti che un canestro è condiviso dal 50% della capienza del palazzetto… non è più solo un applauso. Ed è quello che ci è mancato in questo periodo: quei momenti di condivisione per provare emozioni tutti insieme. Con il pubblico accadrà nuovamente tutto questo. E soprattutto a Faenza».
Accanto a Cristina Bassi, altre due figure rappresentano la continuità col passato seppur oggi in ruoli diversi: il presidente Mario Fermi e Simona Ballardini.
«Voglio partire da Mario, cardine di questo percorso intrapreso che ci ha riportato in A1. È un presidente-babbo perché ciò che un padre mette nella sua famiglia, Mario riporta in società. Si prodiga affinché tutto riesca e funzioni nel migliore dei modi. Simona, anche solo vederla in panchina, è uno stimolo in più. L’assenza in campo sarà importante perché quando entrava dava sempre qualche cosa in più: il gesto atletico, il suo urlo, i suoi pugni al cielo. Ma queste due persone insieme saranno ancora molto importanti e daranno tanto».