Basket A1 donne, la partita-amarcord di Porcu: «Campobasso è casa mia: Faenza, sarà durissima»
Luca Alberto Montanari
Sul calendario di Rachele Porcu c’è una partita cerchiata in rosso. Questa partita si gioca proprio domenica, in una città dove la numero 44 dell’E-Work Faenza ha giocato per tre stagioni: Campobasso. L’incrocio contro le molisane rappresenta un bellissimo tuffo nel passato di Porcu e una sfida durissima per la squadra di Seletti, reduce dalla beffarda sconfitta sul campo di San Martino di Lupari.
Porcu, cominciamo da qui. Cosa è successo domenica scorsa?
«Loro avevano più bisogno e più voglia di noi di vincere, ma noi non ci siamo tirate indietro e l’approccio è stato buono. Purtroppo abbiamo pagato due momenti di flessione, nel secondo siamo andate sotto di 15 punti e alla fine l’abbiamo pagato a caro prezzo».
Eppure eravate rientrate e vi siete giocate la partita all’ultimo tiro, perdendo poi al supplementare.
«Sì, una grandissima rimonta come contro Alpo, perchè non molliamo mai. Siamo riuscite a riprenderla, alzando l’intensità al massimo, ma con le rotazioni ridotte all’osso abbiamo pagato dazio ai supplementari. Avremmo dovuto vincerla con l’ultimo possesso, visto che avevamo la palla in mano per vincerla. Purtroppo ci è mancata un po’ di lucidità, ma non possiamo dare la colpa a Cornelia».
E’ la prima volta che uscite dal campo con tanti rimpianti?
«Sì, con Schio, Venezia e Sassari la vittoria era un sogno quasi proibito, stesso discorso per Sesto San Giovanni. Abbiamo sempre fatto la nostra partita, ma non era umanamente possibile battere queste squadre. Certo, se domenica avessimo giocato come contro Schio, avremmo vinto».
Il segno del vostro campionato resta positivo?
«Sì, senza dubbio. Siamo state un po’ fortunate con il calendario, perché abbiamo giocato con Alpo e Battipaglia in casa. Rispetto all’avvio di un anno fa, quando giocammo subito con gli squadroni, siamo partite bene. Ci mancano questi 2 punti, ma al ritorno gli scontri diretti saranno tutti fuori casa e sarà un altro campionato».
Domenica c’è Campobasso, per lei sarà una trasferta molto particolare e attesa.
«Per me è come tornare a casa. Ho fatto solo due anni, ma sono stati due anni stupendi. Il clima e la società ti fanno sentire a casa, Campobasso è una grande famiglia. In A2 erano anni d’oro perché non si perdeva mai, l’allenatore è sempre lo stesso, la società pure. Stanno facendo un grande lavoro anche in A1, perché hanno sempre fatto tutti i passi giusti. Hanno costruito squadre forti, quest’anno penso sia la squadra più forte che abbiano mai avuto».
A Campobasso c’è una ex come Pallas. Il pronostico è chiuso?
«Sulla carta sì, è chiuso. Giù si parla di un infortunio di Pallas, che è una giocatrice che sposta e qua lo sappiamo bene. Da noi era l’unico centro, a Campobasso hanno invece degne sostitute. Con lei ho fatto il primo anno in A1, è davvero una ragazza d’oro, devota al basket e al lavoro come poche. Si era innamorata di Faenza, sarebbe rimasta per tanti anni, non ha mai creato un problema. In campo dà tutto, gioca per la squadra, è super. Faenza è stato il suo trampolino, veniva da un infortunio importante e qua è ripartita. A noi ha dato una grande mano».
Prima della pausa restano tre gare, perché poi ci saranno anche Derthona e Brescia. Cosa si aspetta da questo finale?
«Campobasso è una sfida quasi proibitiva, anche perchè giocheremo in un campo difficile. Il 15 contro Derthona servirebbe un’impresa, ma non si parla di una partita impossibile. Loro sono neopromosse, ma molto esperte perché tutte le giocatrici conoscono e hanno giocato in A1. Possiamo metterle in difficoltà anche perché saremo al Bubani. Classifica alla mano, con Brescia è la gara più alla portata, anche se dovremo giocarla in trasferta. Loro sono un’altra squadra rispetto all’andata, quando le abbiamo battute nell’Open Day. Sarà una gara più difficile, ma fattibile».