Basket A1 donne, l'E-Work Faenza e l’anno «zero» di Franceschelli: «Finalmente c’è posto anche per me...»

Romagna | 22 Luglio 2022 Sport
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Tomaso Palli
«Dentro di me ho sempre pensato di dover andare avanti: cancellare quello che era stato e ricominciare». Dieci mesi sono trascorsi da quel 3 ottobre che Federica Franceschelli, capitano dell’E-Work Faenza, non dimenticherà. L’avvio della nuova stagione 2022-2023 sarà per lei una sorta di anno zero, quello stesso zero che la giocatrice romagnola porta sempre con sé sulla canotta. Dieci mesi più tardi da quel ginocchio che andava in frantumi, impietosa la diagnosi con rottura del legamento crociato anteriore e del menisco mediale del ginocchio sinistro, Franceschelli ricomincerà da dove si era interrotta. O come scriveva lei sui social: «Metto in pausa un attimo e torno». Un attimo lungo dieci mesi. Ma ora finalmente potrà ripremere il tasto play. 
Franceschelli, la prima domanda è doverosa: come sta in questo momento? 
«Nella sfortuna, ho avuto tanto tempo per riprendermi bene e non serviva accelerare. Ho lavorato tantissimo anche quest’estate ricercando la fiducia nel gioco. Sto bene, così sta bene il ginocchio. Mentalmente, invece, sono un po’ stressata (sorride, ndr). Non mi fermo da nove mesi e sto aspettando le vacanze oramai alle porte. Non vedo l’ora di staccare, ricaricare le pile e… appena torno si ricomincia: sono molto carica».  
Ha trovato difficoltà nel riassaporare il parquet?
«In realtà no, non ho avuto particolari blocchi. È chiaro che, una volta tornata in campo, alcuni movimenti sembravano nuovi, come se stessi ricominciando dall’inizio. La testa sa che qualche cosa è accaduto al ginocchio e perciò può sembrare strano. Ma già alla seconda azione tutto andava meglio. La cosa più complicata di questo infortunio è l’aspetto mentale, uno sforzo davvero incredibile». 
Come ha vissuto, da capitano, un’intera stagione vissuta fuori dal campo? 
«È stata un’agonia. Ho avuto momenti di crisi, magari dopo una sconfitta, ma ho sempre cercato di non farmi vedere giù di morale. Ero presente, salvo coincidenze con la riabilitazione, e mi mostravo contenta, felice e carica per evitare di dar un pensiero in più. È l’unica cosa che ho cercato di fare». 
Questa sarà la sua prima vera stagione in A1…
«Ho sempre creduto nel progetto di Faenza e ho pensato che ci sarei arrivata con loro. Così è stato e mi sono rotta (ride, ndr). La soddisfazione è tanta così come la carica. C’è anche una sottile paura legata al rientro ma credo faccia parte del percorso. E non vedo l’ora di tornare al Pala Bubani».
Quel Bubani che, come a fine stagione, tornerà a riempirsi? 
«È una delle cose che più fa innamorare di Faenza. Il Bubani pieno e con così tanta passione è bellissimo. In queste stagioni il pubblico ci è mancato tanto ma quest’anno siamo riuscite a riaverlo con anche gli ultrà. Non vedo l’ora di riabbracciare tutti e finalmente non avrò più quella polo rossa che quest’anno mi ha caratterizzato. Basta polo rossa! (ride, ndr)».
La squadra ha cambiato tanto: il suo sarà un ruolo ancora più importante?
«E molte ragazze sono nuove anche per il campionato italiano. Abbiamo tutte le carte in regola per fare una buona stagione con l’obiettivo primario che resta la salvezza, ma che possiamo raggiungere prima dell’anno scorso. Ma servirà fare gruppo e creare coesione».
Che è un suo punto di forza?
«Mi piace farlo. Ho un carattere sincero e perciò, se vedo qualcosa che non va, ne parlo e provo a capire. Servirà stare insieme e conoscersi fin da subito anche fuori dal campo». 
Tornando al periodo di riabilitazione. Si è aggiunto qualcosa nel suo quotidiano? Passioni, hobby… 
«Devo essere sincera: no. Facevo riabilitazione tutti i giorni, andavo agli allenamenti e colmavo i momenti vuoti con lo studio essendo iscritta a Economia e Commercio a Bologna. In poche parole: non avevo tempo di fare più nulla (ride, ndr). Ed è forse uno dei motivi per cui la testa è arrivata: una volta mi sfogavo con il basket, ma non c’era più nemmeno quello».
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