Basket A1 donne, alla scoperta di coach Seletti: «Da Tagliamento alle due nuove Usa: la mia E-Work Faenza giovane e... intrigante»

Romagna | 29 Luglio 2023 Spettacoli
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Luca Alberto Montanari
Entusiasmo. E’ la prima parola che frulla in testa dopo una telefonata con Paolo Seletti, il nuovo allenatore dell’E-Work Faenza, voluto fortemente dal presidente Fermi per rilanciare un progetto ricco di giovani e di buone intenzioni. Giovani e buone intenzioni: sono i punti cardinali della carriera del coach classe 1979, arrivato da Costa Masnaga e carico come una molla in vista della nuova stagione.
Seletti, cosa significa per un allenatore giovane ed emergente come lei arrivare in una piazza calda e con grande tradizione come Faenza?
«Sono consapevole della storia della pallacanestro femminile di Faenza. Quindi da una parte è una grande responsabilità, ma dall’altra è anche una grande occasione, perché sai che se lavori bene il palazzetto si riempie e genera grande entusiasmo».
Lei ritrova la Serie A1.
«Sì, ho fatto tre anni di A1 a Costa Masnaga con il budget più basso della categoria, ma anche con il miglior vivaio d’Italia. La prima stagione venne interrotta dal Covid, ma nelle altre due ci siamo qualificati ai playoff, facendo due campionati strepitosi e lanciando giovani che oggi sono diventate la spina dorsale della Nazionale. Per dire, ho avuto la fortuna di lavorare con Matilde Villa e di lanciarla a 14 anni in A1, è stata una delle più grandi gioie della mia carriera».
Non solo la A1: ritrova anche la Romagna.
«Esatto. Ho lavorato a Castel San Pietro per diversi anni: quando sono arrivato c’erano un settore giovanile ambizioso e una Serie C senior e in breve tempo siamo arrivati a giocare due finali consecutive per arrivare in A1. Abbiamo vinto anche due scudetti giovanili. Insomma, è stata una grande scalata».
A livello personale, quale sarà il suo obiettivo nella stagione 2023-2024?
«Parlarne oggi, entrando nel dettaglio, è prematuro. Di solito il mio obiettivo è costruire una situazione serena, nella quale si possa sempre crescere e migliorare. I risultati devono essere lo specchio di un sistema virtuoso. Vorrei che i risultati arrivassero come conseguenza di un processo migliorativo prima dei singoli e poi del gruppo. La mia pallacanestro si basa proprio sul miglioramento. Negli ultimi anni, ad esempio, ho sempre fatto meglio nel girone di ritorno e vorrei fosse così ancora».
Il presidente Fermi l’ha voluta fortemente. E’ un’ulteriore responsabilità?
«Il presidente Mi ha sempre fatto capire che ero la sua prima scelta e questo mi ha pungolato ulteriormente. Mi ha convinto a lasciare una situazione ideale, al di là del fatto che fossi in A2 dopo un’autoretrocessione. Ma quello di Costa Masnaga era il roster ideale per me, perché sono specializzato nel migliorare e lanciare le giovani. Per farmi venire via, doveva darmi ragioni valide e ce l’ha fatta. Fermi è un presidente che per Faenza darebbe un pezzo della sua vita. Ha entusiasmo e passione. Poi c’è Rachele Porcu, che è diventata anche direttore sportivo: è giovane e ha talento».
Parliamo della squadra. Ce la descrive?
«C’era un’esigenza di cercare di dimensionare il budget in favore della sostenibilità del club. Questo è stato fatto, senza ammucchiare nomi a caso. Abbiamo lavorato tanto per avere Tagliamento, che sarà il nostro faro, un punto di riferimento, una prima punta di una squadra di A1 come ha dimostrato a Moncalieri. La conferma di Francschelli, che avevo allenato per 7 anni nelle giovanili, crea la continuità: può suonare la mia musica, ma può anche creare continuità con ambiente e con la città. Mi ha seguito Brossman, che abbiamo scoperto a Costa Masnaga: dato il rapporto che abbiamo, sono sicuro che per una sua squadra si butterebbe nel fuoco. Due giocatrici come Cvijanovic e Peresson non hanno mai fatto la A1, ma hanno caratteristiche sulle quali possiamo scommettere. Peresson è un play molto intelligente, un’allenatrice in campo. Cvijanovic è esplosiva e forte fisicamente, mentre deve crescere in attacco. La scommessa ulteriore risponde al nome di Martina Spinelli: qui non si discute il talento, perché Martina è una giocatrice da primi posti in A1. Però viene da un doppio crociato e dobbiamo verificarla bene dal punto di vista fisico».
Infine, da scoprire ci sono soprattutto le due americane.
«Booker e Dixon sono due rookie che non sono mai uscite dagli Usa. Avranno bisogno di adattarsi, ma sono due ragazze di grandissimo talento. Una sta giocando ancora in Wnba (Dixon, ndr). Hanno un potenziale da sviluppare, poi naturalmente ci sono sempre tante incognite. Booker è una combo: tra l’1 e il 2, con possibilità di produrre gioco e di produrre punti. Dixon è una giocatrice d’area con mani educate. Non possiamo aspettarci che sia una Pallas-2 al pronti via. Pallas era prepotente fisicamente, Dixon più classica e più tecnica, avrà un impatto importante». 
La infastidisce il fatto di dover affrontare un campionato a 13 squadre?
«Al momento è zoppo, ma non è questo il problema. Non sappiamo ancora il numero di retrocessioni e attendiamo notizie. Il nostro obiettivo sarà proprio la salvezza, sapendo che possiamo migliorare tanto e per questo ci manteniamo flessibili. Guardando i roster, i posti playoff sono già assegnati. Ma lo erano anche ai tempi di Costa Masnaga...».
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