Bagnara, dopo il caso del caporalato in campagna, il sindaco Francone spiega: “Noi al fianco dei ragazzi, episodio gravissimo”

Romagna | 18 Aprile 2020 Cronaca
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Sulla grave vicenda del caporalato in Romagna, ecco gli ultimi aggiornamenti da Bagnara, dove c'era la base operativa dello sfruttamento nei campi.
Il sindaco Riccardo Francone questa mattina su Facebook ha fatto il punto della situazione in un lungo post: "In questi giorni, il mio pensiero come Sindaco e a livello personale ovviamente,  è stato costantemente rivolto all' orrenda vicenda del caporalato in Romagna che aveva sede operativa a Bagnara. Sono convinto che sia necessario andare a fondo in questa vicenda, non solo per fare giustizia per queste persone sfruttate, ma anche per ribaltare una situazione terribile come questa in un’indagine ed un processo esemplari che aiutino tutti ad un passo in avanti di equità e civiltà, ma anche di consapevolezza, alzando l’attenzione di tutti e svegliandoci tutti dall’illusione di non essere interessati da simili fenomeno nella nostra Romagna e nel nostro paese. Sono state queste ovviamente anche giornata di raccolta di informazioni, contatti e approfondimenti, per quanto possibile ovviamente nel rispetto dell’indagine ancora in corso. In particolare ieri, venerdì 17 aprile, insieme ai nostri servizi sociali, mi sono recato in visita ai ragazzi vittime del caporalato, nel casolare bagnarese, per meglio rendermi conto dell’attuale condizione, dare la mia solidarietà a nome dell’intera comunità, conoscere i ragazzi e confermare la nostra presenza per i loro bisogni per tornare a condurre una vita dignitosa e confortevole. Già nei giorni scorsi abbiamo preso in carico la situazione con i servizi sociali dell’Unione della Bassa Romagna e insieme al Centro di Solidarietà abbiamo provveduto a fare le prime spese. I ragazzi, solo pochi dei quali parlano italiano e due in particolare, si sono mostrati rassicurati e grati per la nuova condizione in cui si trovano, anche se si legge certamente in loro ancora la sofferenza e il disagio per le vicende trascorse e la preoccupazione per il loro futuro che gli appare precario e vorrebbero, col lavoro, costruirsi un futuro in un paese, l’Italia, che hanno apprezzato.
Oltre alla nostra assoluta disponibilità, si sono subito mossi anche la Regione Emilia Romagna e la CGIL FLAI per assicurare assistenza e difesa massime alle vittime del caporalato. Per questo ieri pomeriggio l’incontro è stato organizzato anche con la presenza del rappresentante della CGIL e dell’Avvocato Fiduciario Andrea Ronchi di Bologna, che seguiranno le singole situazioni dei 20 ragazzi presenti nel casolare e con cui collaboreremo per quanto di nostra competenza e per quanto nelle nostre possibilità. Ho avuto modo di verificare che, una volta pulito con cura e una volta distribuiti meglio i posti letto utilizzando anche le stanze dei caporali ora in carcere, la situazione abitativa è, anche a giudizio dei residenti cui l’ho espressamente chiesto, adeguata, trattandosi infatti di una casolare di 350 metri quadri,  con spazi esterni coperti e scoperti, con 6 camere da letto e due cucine (la casa consta di due appartamenti abitati fino allo scorso autunno dai proprietari).  Certamente l’alto numero di domiciliati, uniti alle privazioni cui erano costretti per avidità di guadagno dei caporali (non venivano acquistati neppure i necessari prodotti per la pulizia), avevano reso indegno il loro stile di vita. Ho inoltre parlato con l’ispettore Coni della Squadra Mobile di Folrì, che ringrazio per l’ottimo lavoro svolto, dal quale ho capito come queste organizzazioni cerchino proprio situazioni poco tracciabili e ben mimetizzate e lontane dai centri abitati, perché non vogliono dare nell’occhio. In effetti il casolare era una sorta di dormitorio, perché la mattina venivano condotti a lavorare fuori dal territorio di Bagnara, i ragazzi parlano di viaggi medi di un’oretta all’andata e un’oretta al ritorno, per tornare solo alla sera alla casa di Bagnara, in cui erano mediamente da 15 a 20, ultimamente 23, compresi i caporali, con passaggi temporanei di alcuni lavoratori che poi venivano spostati. Solo l’emergenza Coronavirus li ha spinti, non essendo nemmeno più minimamente pagati e non lavorando, a prendere i primi contatti, da una decina di giorni, anche con il Comune di Bagnara che aveva attivato una verifica con Polizia Locale e Carabinieri, oltre ad aiuti alimentari. Abbiamo infine consegnato mascherine donate dall’AVIS di Bagnara, sufficienti per tutti, con la prospettiva di aggiornarci e incontrarci nuovamente nei prossimi giorni".
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