Bagnacavallo, l’Uccellina s’impone in «A che punto siamo?» con un importante cambio stilistico per il Bursòn
Riccardo Isola - Il Bursòn piace o non piace. Questo potrebbe sembrare un assioma banale e assodato. Forse però non lo è. Di certo c’è che il Bursòn non rimane fermo. Nello stile, nella sua capacità di interpretare un territorio «meno blasonato» dal punto di vista vitivinicolo, la Bassa Romagna, nella sua capacità di avvicinarsi, a piccoli passi verso una versione di sorso che abbraccia la tendenza del momento. Chiaro è però il fatto che sia difficile, se non impossibile, pensare a un vino snello, tagliente, beverino. Non è la silhouette del Bursòn. Appassimento, alta gradazione, tannini imponenti sono da sempre la carta d’identità di un vitigno che da selvatico è stato addomesticato diversi anni fa e oggi ha una sua identità comunque riconoscibile e riconosciuta. Ma non immobile. Estrazione, potenza, frutto, tannini sono presenti e costanti. Non a caso molti, soprattutto per la tecnica vinicola usata (appassimento), lo hanno ribattezzato l’Amarone della Bassa Romagna. Comunque sia all’interno dei produttori che diversi anni fa hanno dato vita al Consorzio di tutela, «Il Bagnacavallo», c’è, oggi, la voglia di sperimentare metodi e approcci, che hanno cercato di domare un vino dal carattere esuberante. Tra questi c’è sicuramente Tenuta Uccellina di Russi. E non è un caso che proprio la realtà della famiglia Rusticali, anno dopo anno, acquisti sempre maggior credibilità, riconoscibilità e feedback molto positivi sul lavoro di ricerca sul figlio dell’uva Longanesi. Un esempio è stato l’appuntamento di fine novembre denominato «A che punto siamo?». Una disfida enoica in cui un pubblico di appassionati ha decretato il suo trionfo contro altri simboli in calice italiani. Stiamo parlando dell’Amarone della Valpolicella Docg 2017 di Ca dei Maghi, Merlot Igt 2017 Lessinia Vicentina di Ongaresca Costabissara, Casentino Igt Toscana 2017 di Poggiotondo Subbiano, Roero Docg 2017 di Fratelli Massucco e, appunto, il Bursòn Igt 2017 di Tenuta Uccellina. Un successo arrivato con un punteggio, espresso da una platea di circa un centinaio di appassionati, tecnici, giornalisti, pari a 92 centesimi e che ha visto il «Signore della Bassa» superare il «cugino» veronese di due punti e gli altri partecipanti di tre. Come detto Uccellina ha saputo, già da tempo, cercare di studiare un vestito più capace di avvicinare identità organolettica e capacità di farsi bere da una platea più ampia. Ecco quindi che già a partire dalla versione del 2017 qualcosa si sta concretizzando in casa Rusticali. Tannini molto più integrati, morbidezza più slanciata e non pesante, pennellate di acidità più accentuate, frutto maturo ma non in estrema confettura rendono questa versione, un nuovo punto di svolta stilistico importante. Cambio di rotta che, dicono dalla stessa cantina russiana, ancora più netto e riscontrabile dall’annata 2018. L’uso del cemento (come contenitore per l’affinamento, ndr) oltre all’acciaio e al legno tradizionali, un essicatoio più tecnologico e capace di tenere sotto controllo l’evoluzione dell’appassimento, sono alcune delle migliorie che aiuteranno, nonostante un cambiamento climatico che non aiuta di certo (estati sempre più siccitose e caldissime), a rendere leggermente più «leggiadra» la veste avvolgente del Bursòn.