Autunno caldo, parla Melandri (Cgil): «Economia in provincia di Ravenna in frenata».

Romagna | 06 Ottobre 2023 Economia
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Gli eventi atmosferici che hanno colpito pesantemente il nostro territorio nei mesi scorsi hanno influito anche sull’andamento dell’economia. Tanti lavoratori stagionali in agricoltura o nel turismo sono stati occupati per molte meno giornate rispetto allo scorso anno e le prospettive per l’autunno ormai alle porte non sono rosee. Abbiamo fatto il punto con Marinella Melandri, segretaria generale Cgil Ravenna. «Nella provincia di Ravenna, dopo un 2021 record che ha consentito di recuperare buona parte di quanto perso durante la pandemia (+6,9%) , nel 2022 l’economia ha registrato, invece, un rallentamento con solo un +3,2%. Quest’anno si è aperto con uno scenario recessivo per l’industria e c’è stato un rallentamento dei consumi dovuto sia all’inflazione in crescita che alla riduzione del reddito disponibile»
L’alluvione quali settori ha colpito maggiormente? «Di certo l’agricoltura che già non viveva un momento d’oro per le gelate tardive e la siccità. L’alluvione ha determinato un drastico calo delle giornate lavorative, in primis del personale avventizio- si stima vicino al 50%, ma non sono ancora disponibili i dati precisi- con un’ovvia ricaduta sulla produzione e sulla filiera dell’agroalimentare. Penso alla collina sopra Faenza, già caratterizzata da un’attività agricola complessa e alla questione del ridisegno del territorio a causa delle frane che necessiterà di tempi lunghi. Il manifatturiero è stato toccato marginalmente e non sta risentendo dell’alluvione a differenza di artigianato e del piccolo commercio che stanno provando a ripartire con le proprie forze». Cosa ci si aspetta nei prossimi mesi? «Siamo molto preoccupati perché l’alluvione ha distrutto terreni ed impianti, frutteti che non potranno “lavorare” a pieno ritmo già dal prossimo anno perché serviranno investimenti per risistemarli così come mancheranno macchinari finiti sott’acqua. Al momento non c’è chiarezza sui rimborsi che, a 5 mesi dagli eventi di maggio, ancora latitano: i cittadini hanno avuto qualcosa, ma le imprese hanno avuto poche risposte e aiuti infinitesimali rispetto al necessario. Sono partiti alcuni iter per finanziamenti straordinari in agricoltura, ma non è ancora stata emanata la bozza per farne domanda dunque è tutto fermo. Inoltre pare che le aziende che hanno avuto danni anche milionari riceveranno, come prima tranche, solo 40mila euro e non l’intero ammontare del danno subìto. Per eventuali danni oltre questa cifra, il rimborso sarà proporzionale alle risorse disponibili, cosa che non significa nulla, ma si distanzia molto dalle promesse iniziali del Governo». Le imprese più grandi stanno cercando di rimettersi in piedi, ma le piccole attività commerciali di Faenza o di Sant’Agata sul Santerno come faranno?».
Quali le ripercussioni sull’occupazione? «Anche prima dell’alluvione la situazione non era buona: dopo la pandemia la precarietà e il divario generazionale e di genere erano in forte aumento così come i rapporti di lavoro brevi e volatili. Oggi siamo in attesa degli andamenti dei mercati che sono imperniati sull’incertezza che dura da un po’ di tempo e ciò ovviamente deprime gli investimenti e arresta l’idea di innovazione che abbiamo vissuto fino ad un paio di anni fa sull’onda dei finanziamenti del Pnrr. In altre parti della regione si stanno registrando crisi importanti con multinazionali che delocalizzano e storicamente quello che inizia in Emilia arriva qualche anno più tardi anche in Romagna. I tempi sono sfalsati perchè la nostra economia è meno incentrata sul manufatturiero industriale che caratterizza, ad esempio, il reggiano, ma se da noi, fino a pochi mesi fa, il dibattito era spinto verso le rinnovabili e la capacità di nostro territorio di essere motore propulsore dell’innovazione oggi vediamo che anche i paesi che erano orientati verso transizione ecologica stanno rallentando la spinta. E questo determina una fase di attesa che nuoce all’economia». (m.c)
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