Ausl Romagna, Sambri: «Siamo al picco della quarta ondata, attenzione agli effetti del Long Covid»
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Federica Ferruzzi
Non esclude una quarta dose - «ma è davvero presto per dirlo» - e mette in guardia i no vax dagli effetti del Long Covid Vittorio Sambri, professore di Microbiologia dell’Alma Mater e responsabile del laboratorio unico della Romagna a Pievesestina.
Sambri, a che punto siamo della quarta ondata pandemica? Il picco è stato superato?
«Ci troviamo intorno al picco, difficile dire se abbiamo scollinato oppure no, i numeri dipendono dall’attività diagnostica e per capirlo dovremo interrogare le curve di tale attività tra qualche giorno».
Ci troviamo in piena variante Omicron, quali sono i rischi?
«Sì, in Romagna siamo oltre il 95%, ma sostanzialmente, rispetto alle altre varianti, non parlerei di rischi particolari. E’ ormai abbastanza chiaro che Omicron abbia una diffusibilità più alta delle precedenti varianti e sia capace di infettare con più efficienza più persone, ma può risultare meno patogena. Quello a cui, però, si deve prestare maggiore attenzione, sono gli effetti che questa malattia può comportare nel lungo termine, e parlo del cosiddetto Long Covid: i dati che, in proposito, arrivano dai paesi che per primi hanno fatto i conti con questa variante, e penso al Sud Africa, ad Israele, alla Gran Bretagna e all’Irlanda, dimostrano che Omicron ha conseguenze pesanti a livello neurologico. In pratica muore meno gente nella fase acuta, ma le conseguenze a lungo termine sono forti».
Il vaccino è ancora efficace contro Omicron?
«Assolutamente sì, e lo stiamo vedendo tutti i giorni».
Secondo lei andremo incontro ad una quarta dose?
«Non lo so, al momento è prematuro fare qualunque tipo di previsione. Diciamo che, con la terza dose, abbiamo dato una bella irrobustita alla protezione. Comunque è probabile di sì: è chiaro che una somministrazione ripetuta consente all’immunità protettiva di vanificarsi in maniera più lenta o di non vanificarsi affatto».
Arriveremo a vaccinare anche i bimbi di età inferiore ai cinque anni?
«Se ci saranno dati sufficienti a garantire sui più piccoli la sicurezza e l’efficacia del vaccino da parte degli organi di controllo internazionali, da Ema fino ad Aifa, la proposta è assolutamente perseguibile».
Ad oggi un nuovo lockdown è scongiurato oppure no?
«Dal punto di vista virologico, se potessimo mettere in casa i soggetti non vaccinati - come è accaduto in Germania, dove tre settimane di lockdown serio per i No Vax hanno fatto calare la pandemia di due terzi in due settimane - avremmo anche qui una drastica diminuzione dei contagi. Temo però che non ci siano né la forza né la capacità politica di gestire un lockdown per non vaccinati».
Ritiene che dalla primavera si tornerà ad una sorta di normalità?
«Siamo già in una sorta di normalità: quali sono, in fondo, le limitazioni che abbiamo? Non credo che il dover usare una mascherina sia una grossa limitazione della libertà personale, non siamo nel marzo 2020. Pertanto, parlare di ritorno alla normalità è un’idea un po’ abusata: in fondo le scuole sono aperte, i treni circolano, gli aerei pure, l’economia gira».
Da ultimo, come valuta l’autotesting?
«La ritengo una pratica valida, in quanto ha valore di presa di responsabilità del singolo nei confronti propri e della collettività e consente di limitare quarantene che siamo costretti ad impartire. Se ciascuno di noi prendesse consapevolezza che uscire da questa situazione dipende dai propri comportamenti, la situazione migliorerebbe immediatamente. Con il tampone antigenico si individuano soggetti con carica virale abbastanza elevata e quindi tale da renderli infettanti: oggi ha senso usarli perchè i due terzi dei soggetti positivi sono completamente asintomatici».