Atletica leggera, Pouye e un futuro da scrivere di corsa a Ravenna: «Preparo il Mondiale, sogno Parigi 2024»

Marco Ortolani
Nel formicolio di atleti che popola il glorioso «Campo Scuola» di via Falconieri si fanno strada da qualche tempo la corsa e i balzi di Mouhamed Pouye, il 19enne ostacolista dell’Atletica Ravenna che ha già partecipato al tradizionale ritrovo dei migliori esponenti della giovane atletica italiana, «tritati» dal responsabile nazionale ostacoli, il grande Fabrizio Mori. Prima dell’abituale seduta di allenamento («due ore sei volte alla settimana», precisa) Mouhamed ci parla insieme al suo papà-allenatore Babacar, a sua volta ex atleta di valore. Affrontiamo subito il tema «colore». E’ vero che la razza nera ha una predilezione quando si tratta di saltare? Risponde Babacar: «Non credo. Nell’atletica moderna i risultati sono determinati dal lavoro sulla tecnica, sull’alimentazione, sulla preparazione mentale, sulla disciplina… il fattore genetico, secondo me, se c’era, è diventato marginale, tant’è vero che gli ostacolisti bianchi di valore sono tantissimi». 
Risultati? A volontà: Mouhamed ha un personale di 7’90 sui 60 metri (indoor si gareggia su quella distanza) che è a 4 centesimi dal record italiano juniores, che invece detiene per la categoria allievi sui 50. «Passo facilmente dai 50 ai 60 ai 110 e da gare indoor a gare all’aperto. Il prossimo anno dovrò gareggiare con ostacoli che passeranno da 1 metro a 1.06, ma mi sto già preparando e sento che non avrò problemi su questo». Che farà quest’estate? «L’obiettivo sono i Mondiali Under20 a Cali, in Colombia. Sarà una grande esperienza». E più a lungo termine? Mouhamed non trema ed è diretto: «Voglio arrivare dove sognano di arrivare tutti gli atleti: alle Olimpiadi». Il presidente dell’Atletica Ravenna Delorenzi si dice sicuro che ce la possa fare. Interviene papà Boubacar: «Il sogno olimpico penso di averglielo trasmesso io, avendo partecipato a Seul 1988 (un brillante 10.43, ndr) per il Senegal alla staffetta e ai 100 metri, la gara mitica dove si sfidarono Ben Jonhson e Carl Lewis. Per me fu un mese di paradiso dello sport, con esperienze umane che non potrò mai dimenticare». A Ravenna c’è tutto quello che serve per crescere? «Sì - conferma Mouhamed - anche confrontandomi con i ragazzi di altre città devo dire che qui ci si allena bene. Il top sarebbe una pista indoor, ma gli eventi si possono preparare bene anche qui. E fra atleti delle varie specialità c’è una grande solidarietà: facciamo uno sport individuale ma siamo una squadra, ci alleniamo, viaggiamo insieme e ci incoraggiamo fra di noi. E’ un sostegno prezioso». La concorrenza? «Ci sono almeno altri 4 ragazzi che hanno le mie potenzialità e i miei sogni. Ormai ci conosciamo bene. Il primo passo sarà battere loro e già sarà durissima, perché il livello italiano è da top mondiale». Il sacrificio che più le pesa? Mouhamed ci pensa e con un velo di malinconia bisbiglia… «Le feste». Già, le feste dove far tardi e divertirsi sono praticamente un tabu per atleti ambiziosi. Ma Parigi 2024 val bene una festa.