Atletica leggera, il faentino Alberto Morini e l'ultimo exploit azzurro: «Il fenomeno Tamberi e una Nazionale da record agli Europei: vi spiego la crescita del movimento»

Luca Alberto Montanari
Cinque ori alle Olimpiadi di Tokyo, un altro exploit due anni dopo ai Mondiali di Budapest e infine addirittura 24 medaglie (di cui ben 11 d’oro) agli Europei di Roma della scorsa settimana. L’atletica leggera italiana sta conoscendo il miglior momento della propria lunga e leggendaria storia grazie a una Nazionale che continua a crescere e a fare il pieno di medaglie. Dopo il capolavoro dell’Olimpico e a poco più di un mese dai Giochi di Parigi, ci pensa il faentino Alberto Morini, presidente regionale della Fidal, presente sui gradoni dello stadio di Roma, a fare il punto della situazione e a guardare avanti con ottimismo.
Morini, possiamo parlare di punto più alto per l’atletica leggera italiana?
«Se consideriamo il dato statistico e il contesto continentale, assolutamente sì, non siamo mai arrivati così in alto. Poi va fatto un discorso diverso, al netto di valutazioni tecniche e organizzative. Sicuramente non solo l’atletica, ma anche l’Italia è uscita bene dal Covid. E ce ne siamo accorti innanzitutto a Tokyo. Sono aumentati molto i numeri, essendo uno sport senza contatto, e negli ultimi anni abbiamo raccolto, con 30 anni di ritardo, molte più medaglia grazie anche all’inserimento di altre etnie nel nostro mondo. Sono italiani, ma i geni non proprio e questa mescolanza aiuta. E poi va considerato il miglioramento tecnico, che in passato non c’era. Oggi abbiamo un patrimonio importante, che continua a lievitare e a spingere alle spalle dei più forti. Faccio un esempio: tra gli 11 ori e le 24 medaglie, c’è un piazzamento che sembra marginale. Si tratta del record nazionale del decathleta Dario Dester, arrivato sesto. Quando mai era successo di portare un decathleta così in alto agli Europei? Siamo migliorati davvero dappertutto».
Dopo Olimpiadi 2021 e Mondiali 2023, cosa è successo per alzare ulteriormente il livello?
«La finalizzazione verso l’obiettivo di gruppi di atleti fortemente motivati. C’è poca dispersione, ma la cosa più interessante è quello che c’è dietro. Alle spalle di questi ragazzi, c’è un serbatoio pieno. Noi stiamo già ragionando su Los Angeles 2028 e Brisbane 2032, oggi possiamo già creare le basi in funzione di quei due Giochi».
Dal punto di vista organizzativo gli Europei a Roma cosa hanno lasciato?
«Gli Europei mancavano da 50 anni. E’ stato organizzato un grande evento, un’esperienza importante per tutti, dai volontari al gruppo giudici, fino al tecnici. Un’esperienza di grande responsabilità per l’intero movimento. E’ stata una bellissima edizione, poi non tocca a me, da italiano e di parte, dirlo. Ma quando vedi l’entusiasmo in tribuna, è davvero appagante».
Tamberi è il nostro splendido capitano, poi abbiamo imparato a conoscere tanti altri ragazzi di grande talento.
«Tamberi è un personaggio straordinario, lo conosco dalle Olimpiadi di Londra. Non è solo un atleta, ma anche un meraviglioso trascinatore, perché sa cavalcare le emozioni. Detto questo, quando è in gara trova una motivazione che andrebbe studiata. A un certo punto sembrava fuori, poi ha tirato fuori il meglio in modo quasi sconcertante. E’ un animale da gara come pochi. A livello europeo, è l’unico che sfonda il video. I puristi storceranno il naso, ma la gente vuole l’emozione oltre il risultato. Quanto agli altri, la crescita è stata straordinaria a tutti i livelli. Dovessi sceglierne uno, direi Simonelli nei 110 ostacoli. Parliamo di un ragazzo spettacolare, fisicamente è ben oltre Jacobs, è un predestinato che ha vinto con 13”05, un tempo che qualcuno avrebbe definito fuori dalla realtà fino a qualche anno fa. E poi è un personaggio splendido». 
Purtroppo manca la Romagna…
«Sì, però io ragiono dal punto di vista regionale. Noi abbiamo proposto Sara Fantini, che è di Fidenza, e abbiamo vinto l’oro. E’ il primo oro agli Europei a livello regionale».
A poco più di un mese dai Giochi di Parigi, quali saranno gli obiettivi?
«Questa è una domanda a cui non risponderò mai (sorride, ndr). Le Olimpiadi saranno un’altra musica. Si passa da 54 a 204 Paesi, quindi sarà ben diversa. Il Paese più sperduto dei Caraibi può strappare un podio sui 100 metri, poi penso al fondo e al mezzofondo con gli africani. Saremo su un altro pianeta, ma faremo la nostra figura. Veniamo dai 5 ori di Tokyo, un risultato clamoroso che sarà ben difficile da ripetere. Ma ormai siamo su una scia benaugurante e vogliamo andare avanti».