Arrampicata sportiva, il boom a Faenza: «Alla Carchidio Strocchi siamo in 200, il boom è stato incredibile perchè è uno sport davvero per tutti»

Aldo Reggi, direttore tecnico dell’Arrampicata Carchidio-Strocchi. Quali sono i numeri della vostra realtà?
«La società nasce nel 2005 iniziando da una piccola parete e, nel tempo, siamo riusciti ad aumentare e migliorare le strutture, compreso l’arrivo, nel 2017, della parete omologata per la speed nel nostro cortile. Abbiamo iniziato con i ragazzi della scuola ma la voce si è presto diffusa e siamo cresciuti in fretta. Oggi siamo sui 200 tesserati, escludendo tutti gli utilizzatori della palestra che, alla sera, apre al pubblico e si popola. Tra questi anche i tesserati CAI (Club Alpino Italiano, ndr) di Faenza con cui abbiamo iniziato una collaborazione: loro curano maggiormente l’outdoor, noi il settore agonistico indoor. Da sempre lavoriamo su tutte e tre le discipline ma gli atleti con i risultati migliori sono nella velocità». 
Come sta andando la stagione?
«Siamo verso la fine, a settembre ci saranno i campionati italiani. Siamo andati molto bene con medaglie di ogni metallo. Abbiamo due atleti, Marco Rontini e Giulia Randi, che sono entrati nel gruppo sportivo dell’Esercito: una grande soddisfazione. Ufficialmente non sono più nostri ragazzi ma li consideriamo ancora tali (sorride, ndr) visto che si allenano sempre con noi. Ma in totale abbiamo cinque nazionali di speed e uno di lead». 
Si è chiesto perché questo dominio della speed?
«Certamente! Diciamo che io mi sono buttato soprattutto sulla velocità (sorride, ndr). Sono autodidatta e, dopo una carriera trentennale da allenatore di pallacanestro, ho iniziato ad approcciarmi a questa disciplina. La velocità è quella che più si avvicina all’atletica ed è stato più facile dedicarmici. Inoltre, era una novità all’epoca, tutta da scoprire e con ampi margini di miglioramento. Fino a quando non sono arrivate le Olimpiadi, la speed è sempre rimasta la disciplina più povera mentre adesso abbiamo addirittura una medaglia tutta per noi e le cose sono cambiate».
Quanto è stato importante l’ingresso nel panorama olimpico per l’arrampicata?
«Il movimento era già molto importante prima ma l’ingresso alle Olimpiadi ha dato l’ultima spinta innalzando moltissimo il livello di attenzione in tutto il mondo e, di conseguenza, la competitività. In Italia, da disciplina associata alla Federazione, siamo stati riconosciuti al 100% e questo ha permesso di fare un salto di qualità enorme, soprattutto a livello economico». 
E quindi anche di strutture.
«Il boom è stato incredibile e ha portato all’inaugurazione di una palestra all’anno. L’ultima, nella nostra regione, proprio a inizio 2023, a Casalecchio. L’aumento delle strutture è ovviamente andato di pari passo con quello dei tesserati a livello nazionale: tre anni fa eravamo circa 40 mila mentre oggi siamo vicini ai 70 mila». 
Oggi, chi arriva in palestra per iniziare ad arrampicare? 
«È uno sport davvero per tutti. Negli ultimi anni, abbiamo avuto liste di attesa per i bambini mentre, nei corsi per adulti, si spazia dai 18 ai 50/60 anni: tutti principianti che si approcciano per la prima volta a questo sport. C’è chi si ferma all’indoor ma c’è anche chi sfrutta l’inizio in palestra per poi passare alla roccia».