Anziani e stanze degli abbracci, le esperienze in provincia di Ravenna
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Silvia Manzani
«Ci è sempre sembrata un’inutile cattiveria quella di impedire le visite dei familiari ai nostri ospiti. I parenti da noi sono sempre venuti, anche perché siamo convinti che non siano loro a portare il Covid. Nei fatti, non abbiamo avuto casi». Lamberto Zacchini è il coordinatore di Villa Linda, la residenza per anziani di Riolo Terme gestita dalla cooperativa sociale Gioia. La struttura è tra quelle dove, in provincia di Ravenna, il Covid non ha allargato le distanze tra ospiti e parenti: «Abbiamo una veranda nella quale abbiamo allestito dei plexiglass per non fare entrare in contatto le persone. Non si tratta di una stanza degli abbracci come se ne sono viste da più parti ma in questo modo abbiamo mantenuto in vita un’abitudine fondamentale: quella mezzora alla settimana, dopo la quale andiamo di disinfettanti, è fondamentale per i nostri anziani, che sono in trepidazione quando sanno che il familiare verrà a trovarli». Sono 37 in tutto gli ospiti, di cui la stragrande maggioranza non autosufficienti di entità lieve e una sola persona allettata: «Tra i parenti, si contano sulle dita di una mano quelli che, per paura della diffusione del contagio, hanno preferito non incontrare gli anziani. Noi abbiamo scelto questa linea anche perché, in assenza di un obbligo a interrompere le visite, visto che la decisione è demandata ai singoli gestori, abbiamo dato ascolto ai referenti dell’Asl che, mesi fa, ci invitavano a tenere conto del fatto che questa situazione sarebbe durata a lungo e che sarebbe stato il caso di riflettere con attenzione sulle visite».
SOLAROLO E CASTELLO
Due vere e proprie «stanze degli abbracci», un mese e mezzo fa, sono state invece allestite dall’Asp Romagna Faentina nelle case residenza «Bennoli» di Solarolo e «Camerini» di Castel Bolognese. A parlarne è il direttore Giuseppe Neri: «Le videochiamate e le telefonate con i familiari, strumento che abbiamo utilizzato nella prima fase della pandemia e che abbiamo ripreso dopo l’estate, quando la curva epidemiologica è peggiorata, non sono paragonabili alla possibilità di stringere una mano o un braccio, così come di dare o ricevere una carezza. L’idea che abbiamo avuto, ispirandoci ad altre sperimentazioni attive in più parti d’Italia, è molto apprezzata sia dai nostri anziani che dai familiari». Sono 48 nel primo caso e 66 nel secondo gli ospiti al momento presenti: «A Solarolo la stanza è a piano terra, a Castel Bolognese su un piano rialzato che comunque corrisponde al livello zero della struttura. In entrambi i casi, le persone che accedono dall’esterno non devono attraversare spazi comuni per raggiungere gli anziani». E mentre il 9 febbraio si è concluso il secondo giro di vaccinazioni in tre delle quattro strutture dell’Asp, considerata un’arma di protezione in più nei confronti del contagio, Neri e colleghi stanno valutando la possibilità di riattivare il sistema delle visite anche al «Fontanone» di Faenza e alla residenza «Santa Caterina e Don Ciani» di Fognano: «Con la guardia sempre alta, stiamo ragionando su come fare incontrare ospiti e parenti anche dove la logistica e l’organizzazione delle strutture sono più complesse e le visite devono avvenire per forza di cose in ambienti interni».
ALFONSINE E MASSA
Esperienza simile quella della cooperativa «Il Cerchio» che in gennaio ha attivato una stanza degli abbracci alla casa residenza per anziani «Geminiani» di Massa Lombarda. esperimento portato poi anche alla casa di riposo «Boari» di Alfonsine e che arriverà presto, sempre ad Alfonsine, alla casa residenza «Reale». A raccontarlo Michele Babini, presidente della coop: «Abbiamo, di fatto, allestito dei pannelli in plexiglass con due fori nei quali poter inserire le mani e le braccia, non senza guanti e manicotti. Chiaramente i parenti, prima di accedere, passano dal triage, cosa che garantisce ulteriori cautele». La stanza degli abbracci è andata di fatto a colmare il vuoto lasciato dalla sospensione delle visite dei parenti agli ospiti: «Nell’ultimo periodo, di nuovo, le avevamo dovute interrompere».
L’IMPEGNO DI RONTINI
A prendersi a cuore la questione la faentina Manuela Rontini, consigliera regionale: «In Assemblea legislativa abbiamo affrontato il tema delle visite dei parenti nelle strutture residenziali e negli hospice. Durante la discussione, sono intervenuta in Aula sull’esperienza delle stanze degli abbracci. Da una parte per fare un plauso a tutti i gestori delle strutture che le hanno già realizzate, consentendo così il recupero della dimensione affettiva tra ospiti e famiglie, dall’altra per rivolgere un appello affinché si diffondano il più possibile». Rontini, pur comprendendo le preoccupazioni legate all’evitare il diffondersi di focolai, invita a non dimenticare che il distanziamento fisico e le restrizioni imposte dalle norme volte al contenimento della pandemia hanno determinato una riduzione delle interazioni tra le persone e un impoverimento delle relazioni sociali che, soprattutto nei soggetti più fragili, hanno favorito l’ulteriore decadimento psico-emotivo, anche aumentando il rischio di peggioramento delle altre patologie: «L’auspicio è che si intensifichi l’impegno, da parte di tutti, per garantire l’esercizio delle relazioni affettive, in condizioni di piena sicurezza. Facciamo in modo che gli assistiti possano al più presto riabbracciare i loro cari».