Anniversari, il 28 luglio una messa a Santa Teresa per il Cardinale Tonini a 10 anni dalla morte. Il ricordo di chi l'ha conosciuto bene

Romagna | 22 Luglio 2023 Cronaca
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Il prossimo 28 luglio ricorre il decimo anniversario della morte del Cardinale Ersilio Tonini, già arcivescovo di Ravenna ed uno dei cardinali più apprezzati in Italia. Figlio di contadini piacentini, era entrato in seminario ad 11 anni e ordinato sacerdote a 23. Dieci anni più tardi, la sua passione per il giornalismo l’aveva portato a diventare direttore del settimanale diocesano Il nuovo giornale. Nel 1969, da vescovo di Macerata, aveva ceduto le terre ai contadini. Poi, da arcivescovo di Ravenna, 5 anni più tardi, aveva deciso di lasciare il suo appartamento in Diocesi a un gruppo di tossicodipendenti scegliendo di vivere fino alla morte a Santa Teresa. Il 20 luglio 2013 aveva festeggiato i 99 anni e dal suo letto, ancora lucidissimo, aveva parlato del ruolo del giornalismo nazionale ed internazionale. Straordinario comunicatore ed attento ascoltatore, uomo sempre aperto al confronto ha lasciato un ricordo indelebile in quanti lo hanno conosciuto, in primis chi ha lavorato e vissuto gomito a gomito con lui. DON CICCILLO: «FU UN VERO PASTORE PER LA CITTA’» «La morte ha portato via solo il corpo di Tonini, don Ersilio è ancora tra noi». Padre Claudio Ciccillo, ordinato sacerdote da Tonini, ha vissuto e lavorato con lui per decenni, è stato parroco di San Michele fino a 4 anni fa ed oggi è rettore dell’eremo di Cerbaiolo in Toscana. «Avevo stabilito la mia ordinazione sacerdotale a Rimini, ma proprio quel giorno il Vescovo Giovanni Locatelli si trovava a Lourdes, così venne Tonini che era Arcivescovo metropolita di Ravenna-Cervia, responsabile della Romagna. Quello fu il nostro primo incontro, avvenuto per quella che definisco non una coincidenza, ma una Dio-incidenza. Nel ’92, finiti gli studi alla Gregoriana, scelsi di fare un’esperienza forte fuori dal convento e venni a cercare Tonini a Ravenna, ma non sapevo dove abitasse, pensavo nella Diocesi. Mi trovai in auto di fronte a Santa Teresa, entrai per chiedere informazioni e con stupore appresi che viveva lì: un’altra Dio-incidenza». Don Claudio inizia, quindi, il suo percorso con Tonini, confrontandosi con lui, raccogliendo i suoi ricordi della bella infanzia passata in una famiglia amorevole ed accompagnandolo anche a Piacenza a vedere l’aia dove era cresciuto e da dove nascevano le sue parole e la sua esperienza di Dio. «L’esperienza del babbo (così lo chiamava don Claudio ndr) nasceva dalla terra: era non solo l’uomo della fede, ma della storia, capace di saldare la terra con il cielo, pronunciare parole che sapevano di vita. Ha sempre lavorato perchè gli uomini potessero crescere e da “vescovo comunicatore”, nell’85 ha rivitalizzato il settimanale diocesano Risveglio 2000 e Ravegnana radio, sempre guardando al futuro. Pur parlando già tedesco e francese a 90 anni si era messo a studiare inglese perchè voleva leggere i giornali in originale, non si fidava delle traduzioni! Spronava i ragazzi a prepararsi al futuro a seguire i propri sogni e mi diceva che sua madre gli aveva ripetuto spesso che il Signore aveva per lui uno scopo preciso ossia dare valore alla vita, esserci per le persone. Quando il babbo parlava con qualcuno per lui, in quel momento c’era solo quella persona, non esisteva altro, lo ascoltava con la massima attenzione. E’ sempre stato umile: ricordo che un giorno venne a Ravenna un mezzadro cui aveva dato un appezzamento nelle Marche e non sapendo come chiamarlo lo appellò “sua granditudine” e lui sorrise, lo abbracciò, lo fece accomodare e parlarono a lungo. E una volta, mentre era impegnato a scrivere un articolo e sentì una suora chiedere ad una persona di accomodarsi ed aspettare che finisse, uscì subito dal suo studio, lasciando le carte, e disse che era disponibile». Tonini si spese molto per Ravenna: fece aprire il Ce.Is per prendersi cura del tossicodipendenti e delle loro famiglie «capendo l'importanza della rete, dell'uomo che appartiene a qualcuno ed ha bisogno di legami», visse per i poveri e gli ultimi, attento alle situazioni difficili che gli raccontavano le persone che gli chiedevano un consiglio e «spesso non apriva nemmeno le buste che gli davano per le sue presenze a convegni o conferenze: le consegnava alle famiglie che non arrivavano a fine mese, cercando di fare in modo che la gente vivesse in modo dignitoso». “Piccolo” nei suoi 47 chili, ma immenso per l’insegnamento è stato un vero Pastore per la città, presente nei momenti belli, ma anche in quelli tristi. Quando con il suo figliolino (così Tonini chiamava don Claudio ndr) girava per la città e per fare 100 metri ci metteva quasi un’ora fermandosi a parlare con la gente o quando, nell’87, arcivescovo di Ravenna, nell’omelia funebre che si tenne in Duomo tre giorni dopo la tragedia della Mecnavi , usò frasi severe: «un ragazzo di 17-18 anni che è costretto a passare dieci ore in cunicoli dove – posso dire la parola? non vorrei scandalizzare – dove possono vivere e camminare solo i topi, che disumana umiliazione». Fu uno primi vescovi ad occuparsi di bioetica, Ciampi lo chiamò a far parte del Consiglio etico con la Montalcini e fu uno dei protagonisti della trasmissione “i dieci comandamenti all’italiana” con Enzo Biagi. «Ora è diventato Parola della Parola e prima di morire disse solo “vogliatevi bene: essere Cardinale non conta nulla, è l'amore che muove il sole e le altre stelle, vogliatevi bene”». SUOR PAOLA: «E' STATO PIU' DI UN PADRE» «Nonostante abbiamo consegnato tutti i suoi quaderni di appunti in Diocesi, mi capita ancora di trovarne qualcuno in giro, scritti fitti fitti. Lui era così, andava in chiesa sempre con un blocco ed una penna e si appuntava quello che diceva al Signore: meditazioni, preghiere, pensieri e riflessioni». Suor Paola, entrata a Santa Teresa nel ’60 a 19 anni ha incontrato Tonini una quindicina d’anni dopo ed è stata la sua segretaria ed aiutante sino alla sua morte. Classe ’40 lo ricorda ogni giorno: «viveva con semplicità in due stanze, uno studio ed una camera da letto con bagno e mangiava in refettorio con tutti gli altri sacerdoti. Si confrontava con tutti e parlava davvero di ogni argomento: quando i nostri ospiti con la sindrome di Down, giovani, ma spesso emarginati dalla società lo incontravano lo abbracciavano perché capivano quanto lui gli volesse bene e lui parlava e scherzava spesso con loro. Ha sempre avuto una gran voglia di vivere, ha coltivato la sua mente in tutti i modi possibili e, da studente modello, ha continuato a documentarsi e fare qualunque cosa con il massimo impegno. E’ stato parroco, confessore, Vescovo, mi sarebbe piaciuto filmarlo mentre lavorava: scriveva moltissimo, aveva sempre una risma di carta sulla sua scrivania e non era mai soddisfatto, cancellava e riscriveva. Quando doveva partecipare ad un incontro o ad una conferenza voleva essere sempre preparato perché sapeva il peso che avevano le sue parole quindi e se non trovava quello che gli serviva sui quaderni tanti libri che già aveva ne ordinava in libreria e passava le notti a leggere pur di essere pronto. Nell’ultimo periodo della sua vita quando non poteva più andare in giro e stava nella sua stanza lo andavo a salutare tutte le mattine, non l’avrei mai lasciato solo. Per me è stato più di un padre: per quanto abbia amato il mio, a Tonini ho voluto forse anche più bene. E’ stato un personaggio unico, per me un esempio grandissimo: ho conosciuto persone in gamba, ma mai quanto lui». MINGOZZI: «CON LUI SI PARLAVA DI TUTTO» «Quando Tonini venne a San Michele volle visitare il nostro circolo repubblicane e fu pericoloso perché emanò tanta simpatia e, secondo me, mi rubò anche qualche voto!» Scherza Giannatonio Mingozzi, ex vicesindaco di Ravenna che ebbe modo di incontrare più volte il Cardinale. «Non disdegnava mai un confronto, sulle scuole pubblica e privata era un continuo: negli anni ‘90 Ravenna registrava una maggiore natalità e parlammo della possibilità anche di sfruttare gli istituti privati per accogliere tutti gli studenti. Gli era caro il tema degli anziani: vedeva che in città si viveva bene e al tempo c’erano pochi ricoveri per quanti arrivavano ad una certa età. Precorreva i tempi: ricordo che venne diverse volte a San Michele e discutemmo dell’opportunità di creare un ricovero nell’ex scuola dell’Infanzia Zaccagnini. E una residenza con 15 appartamenti per anziani nascerà davvero, tra due anni, grazie ai fondi del Pnrr. Poi ammirava la parrocchia di San Michele guidata da don Pippo Zaccagnini, fratello di Benigno. Tonini era stupefacente, aveva sette vite: era magrissimo, ma aveva una grande energia e con lui potevi davvero parlare di tutto: non era solo un uomo di chiesa, ci discutevi di economia, di lavoro ed era sempre sul pezzo». (marianna carnoli)
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