Andrea Vasumi intravede un allentamento della crisi ma lo scenario per i comici resta incerto«

Romagna | 05 Luglio 2020 Cultura
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Federico Savini
«Da qualche giorno sono più ottimista, anche se certe contraddizioni mi lasciano perplesso, perché davvero sembra che questo virus se la prenda più che altro con il divertimento e la cultura, con gli spettacoli e con la scuola. Bizzarro, eh?». Andrea Vasumi mantiene la sua ironia ma non nasconde le difficoltà. Per il comico romagnolo, un po’ come per tutti i colleghi su e giù per lo Stivale, la ripresa dopo la quarantena comincia solo a intravedersi e le incertezze sul futuro del mondo dello spettacolo non rischiarano del tutto l’orizzonte di quel cielo che in questi giorni di calura si direbbe invece così limpido.
«Sono ufficialmente tornato sul palcoscenico una settimana fa - dice Vasumi - dopo 126 giorni di fermo totale».
126 giorni di fermo. Li hai contati…
«Sì, non ti nascondo che è stata dura. Parliamo di quattro mesi, neanche a far l’amore sono rimasto senza tanto a lungo, il che è tutto dire... Ma peggio ancora della conta dei giorni di fermo è stata l’incertezza sulla ripartenza, il non vedere la fine di questo tunnel. Tra l’altro le difficoltà sono tutt’altro che risolte. Io mi sono esibito in un campeggio, con tutte le misure di sicurezza e distanziamento, ma lo scenario resta incerto. Fatica davvero a comprendere come mai gli aperitivi e le spiagge siano affollate, mentre per fare uno spettacolo ci siano tutte queste difficoltà. La scuola, poi, non è meno colpita, Sembra davvero che questo virus ce l’abbia in particolare con noi…».
Si esagera in un senso oppure nell’altro?
«Ovviamente non faccio il virologo, ma rispetto a qualche mese fa il miglioramento della situazione mi pare oggettivo. Io di assembramenti in giro ne ho visti e per adesso il virus non sembra avere la forza di prima. Ma questa rimane una materia da esperti. Nella quotidianità vedo comunque strane cose, tipo che a calcio si torna a giocare mentre a Beach Volly non si può. Capisco che i giocatori della serie A siano costantemente tamponati ma gli squilibri fra un settore e l’altro mi sembrano evidenti. La stessa idea di fare la Notte Rosa in agosto, quando un comico ha mille difficoltà per un singolo spettacolo, mi lascia un po’ perplesso…».
Quanti ingaggi hai perso dall’inizio del virus?
«Certi una ventina, tra febbraio e l’inizio di maggio. Ma la primavera è proprio la stagione in cui si pianifica l’estate, quindi in realtà sono molti di più. L’estate si sta “muovendo” adesso, ci sono allentamenti delle ordinanze e mi arrivano chiamate per ingaggi all’ultimo minuto, che sistematicamente si accompagnato a richieste di sacrificio sul cachet. Solo che pure io sono stato danneggiato dal virus, e forse più di tanti altri, non posso ridurre il cachet in modo drastico. Purtroppo questa crisi ha assunto il meccanismo del cane che si morde la coda, fra i vari anelli nell’indotto. A questo bisogna aggiungere che, realisticamente, le date primaverili non le recupererò».
La sagre quale percentuale del tuo lavoro rappresentano?
«Molto alta nella sola bella stagione. In estate circa il 70% degli ingaggi sono riconducibili a spettacoli dopo cena in feste di paese delle ProLoco, manifestazioni di partito e classiche sagre di campagna. Per il momento di sicure non ce ne sono, tanto più che una sagra deve fare i conti con tante ordinanze, anche sulla ristorazione. Pare che nei prossimi giorni ci sarà un ulteriore allentamento delle norme, ma a quel punto saremmo a fine luglio e cosa si organizza? Per settembre? Con il rischio continuo della pioggia?».
Il Sarchiapone a Cervia si farà?
«E’ in forse, di sicuro non il 1° agosto come si pensava all’inizio. Piazza Garibaldi sarebbe tutta da transennare e il controllo dei flussi è particolarmente complicato. C’è comunque l’intenzione di dare, in qualche modo, continuità all’evento».
Intravedi una ripresa?
«Un mese da ero più pessimista. Nell’immediato spero che la stagione all’aperto sarà lunga, perché qualcosa si riesce a recuperare. Ma se le attuali norme permarranno, il problema vero sarà l’autunno, il ritorno nelle sale. Adesso, in un teatro si possono occupare una sedia sì e una no, lasciando un’intera fila vuota alle spalle di chi si è seduto. Se riduci di così tanto i posti a disposizione, quello che non cala sono i costi di gestione e consumo della sala. Come fai a starci dentro con i costi? Non puoi raddoppiare o triplicare i prezzi del biglietto, tanto più che quasi tutti hanno subito almeno qualche danno economico in questi mesi. Lo spettacolo è sempre visto come un “optional”, che viene dopo il lavoro, casa e i figli. Solo che casa e figli li avrei anch’io e fare spettacoli è il mio lavoro».
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