Fabrizia Mantovani - Carattere, onestà, solidarietà: se l’esperienza della montagna racchiude i valori del motto Cai (Club Alpino Italiano) nazionale, allora davvero non si poteva rinviare oltre la ripartenza dell’escursionismo che da alcuni anni ormai attira sempre più appassionati. Perché partire con lo zaino in spalla, anche per poche ore, dà uno sconfinato senso di libertà e se a respirare l’aria, la natura e le pietre che raccontano qualcosa ad ogni cammino si è in buona compagnia, la fatica passa in secondo piano rispetto al calore e alla condivisione. Il Covid pareva aver cancellato anche questo, pareva, appunto. Perché le escursioni dallo scorso 14 giugno sono ricominciate (le altre attività, arrampicata, alpinismo, speleologia sono ancora in attesa di nuove regole) anche se, in un mondo che non è più come prima, neppure camminare in gruppo lo è del tutto. La conferma arriva dai presidenti delle tre sezioni Cai del territorio, Faenza, Lugo e Ravenna. «Si può andare in un numero limitato di persone, prenotate e con autocertificazione sottoscritta - esordisce Emma Ponzi, da tre anni presidente Cai Faenza (775 soci nel 2019, da oltre 70 anni sul territorio), dotate di mascherina e gel sanificante obbligatori, distanziate fra loro. Abbiamo pertanto rivisto il nostro programma annuale e fino al 9 agosto prevediamo un’uscita settimanale con una meta raggiungibile in auto ed un percorso ad anello che consente la partenza differenziata di due gruppi di 10 persone più gli accompagnatori». «I protocolli per la ripartenza sono rigidi - afferma Arturo Mazzoni, da sei anni presidente Cai Ravenna (nato nel 1981 come sottosezione Cai di Faenza e autonomo dal 1984, 770 soci nel 2019), ci manca il contatto con le persone, la vicinanza, ma queste sono le regole, anche di buon senso e noi le rispettiamo mettendocela tutta per ripartire al meglio». «Il tutto forse spaventa un po’ i soci - aggiunge Ponzi - abituati agli appuntamenti domenicali spontanei, ma siamo un’associazione strutturata a livello nazionale e non possiamo permetterci comportamenti disinvolti». Questo per quanto riguarda le persone, mentre per le strutture ricettive, 774 tra rifugi e bivacchi Cai a livello nazionale, di cui una quindicina sull’Appennino emiliano-romagnolo (dati 2015 sito www.caiemiliaromagna.org, ndr) la situazione è ancora più complessa. «Sui nostri Appennini - dice Ponzi - tante strutture erano già in sofferenza, per cui ora chi riuscirà ad attrezzarsi per i pernottamenti avrà posti ridotti». «Qualche struttura - aggiunge Franco Rotundo presidente Cai di Lugo dal 2019 (437 soci), momentaneamente offre solo il servizio pasti, ma da asporto». E’ quindi più che mai indispensabile pianificare le escursioni, così da poter prenotare per tempo e, non avendo potuto fare nei mesi primaverili i sopralluoghi e la manutenzione a causa del lockdown, sarà anche necessario verificare la percorribilità dei sentieri da parte delle associazioni locali (per dare un’idea della complessità del lavoro, la sola sezione Cai di Faenza conta 388 km di sentieri di sua pertinenza, che si estendono dalla zona del fiume Montone (Portico di Romagna, Premilcuore ecc., alla zona del Lamone (Marradi, Brisighella ecc. fino al confine con la Toscana, ndr). Si perché «se tanti frequentatori di montagna possono camminare e orientarsi sui sentieri, accompagnati dalla tranquillizzante presenza di segni bianchi e rossi - sottolinea Mazzoni - è merito dei volontari Cai di tutte le sezioni (volontari di cui c’è sempre un gran bisogno ndr) che periodicamente, con passione e impegno, passano e controllano i sentieri di loro competenza». «La situazione sentieri sul nostro Appennino comunque - ancora Rotundo, a parte qualche criticità, mi pare al momento accettabile».
Tutti i presidenti concordano infine nell’affermare che l’emergenza Covid, con la fine della forzata clausura, abbia incrementato l’interesse per i luoghi meno affollati e più a contatto con la natura; «Con queste premesse - conclude Rotundo - la stagione turistica in montagna si annuncia molto soddisfacente per tutti».