Ambiente, la Federazione regionale speleo ribatte al sindaco di Casola Sagrini: «Il nostro comportamento sempre lineare, altri forse meno»

Romagna | 30 Settembre 2023 Cronaca
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Riccardo Isola - «Chi afferma che anche nelle Apuane e nelle Dolomiti ci sono cave all’interno di aree riconosciute come dice una menzogna. Non è assolutamente vero che facciano parte del Patrimonio Unesco», così Piero Lucci, presidente regionale della Federazione speleologica dell’Emilia Romagna ribatte alle dichiarazioni del sindaco Giorgio Sagrini rilasciate a poche ore dal riconoscimento Unesco per la Vena del Gesso. Ma non solo «se tutte le istituzioni, compreso il Comune di Casola Valsenio, hanno votato all’unanimità non può dopo venire a dire non ci sta bene. Lo si legge prima la documentazione e se ci sono perplessità si hanno tutti i diritti e doveri di chiedere chiarimenti. Nessuno obbligava ad approvare i documenti e quindi a posteriori non hanno senso obiezioni». Sulla questione scottante della presenza della cava e dello stabilimento di lavorazione della Saint-Gobain gli speleo regionali sottolineano come «il tema occupazione non è nostro, noi abbiamo per statuto altre missioni. Il problema - prosegue Lucci - nasce nel momento in cui la Saint Gobain presenta una richiesta di espansione in un’are a che aveva già vincoli e leggi che ne impedivano (parco, Rete Natura 2000) e le istutuzioni hanno fatto presente alla multinazionale che stavano chiedendo un permesso che bypassava le norme in uso? Non lo sappiamo perchè non eravamo presenti, ma la questione - aggiunge - sta tutta qua». Infine, sempre per Lucci «l’Unesco lo chiede espressamente che entro il 1 dicembre 2024 ci siano date e certe per la chiusura della cava e quindi l’impossibilità del suo ampliamento. Altrimenti il riconoscimento non viene confermato». Questione da sempre sostenuta e combattuta dalla Federazione. «I confini estrattivi non si devono allargare, ma deve arrivare una data certa di chiusura per sempre dell’attività a Monte Tondo, quello che di fatto chiede e scrive lo scenario B dello studio che è stato commissionato nel 2021 dalla Regione e che deve essere ancora approvato. Il nostro comportamento - conclude il presidente Lucci - nell’intero percorso di realizzazione della candidatura è stato lineare e coerente».

Il risultato è arrivato grazie a un emendamento dell’Etiopia, l’Iucn aveva chiesto di rimandare
Per onor di cronaca il riconoscimento a Patrimonio Unesco del «Carsismo nelle Evaporiti e Grotte dell’Appennino Settentrionale», è arrivata grazie a una straordinaria opera di moral suasion politica. Una strategia e un’agire che non può che essere lodato, dal punto di vista dei risultati ottenuti. Questo però lascia aperta la questione riguardante il fatto che il dossier finale presentato per la candidatura, da parte della commissaria Godana Beltram, membro tecnico dell’Iucn, dicesse ben altro. Basta andare a rivedere l’intervento del delegato in Arabia saudita (all’incirca tra il minutaggio 2h 39’ e 2h e 42’) per capire le perplessità che vi erano riportate. Soprattutto sullo stato dell’arte del rapporto tra sistema ambientale e presenza antropica, sia agricola che estrattiva. Per questo il rappresentante Iucn ha raccomandato all’assemblea (vedi slide della foto al centro ndr) di rinviare la nomina fino a quando lo Stato proponente, l’Italia, non avesse realmente risolto questi problemi. Da qui, nel corso del dibattimento si aggiunge l’emendamento dell’Etiopia, delegazione capofila che ha presentato la proposta italiana, e che si fa capofila di questa apertura di credito, e avvallata da 14 altri delegati di altri Paesi membri, che intende superare i dubbi palesati e a cui si aggiungono tutta una serie di Paesi. In definitiva alla fine della seduta viene votato e approvato il documento che invece di rinviare come proposto dall’Iucn, riconosce a patrimonio Unesco ma chiede tutte quelle raccomandazioni da fare post nomina, attraverso un report sucessivo da presentare entro il 1 dicembre del 2024.
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