Ambiente, il presidente dell’ente di Gestione Parchi Venturi: «Oltre a rispondere all’Unesco, dobbiamo potenziare la rete tra Parchi»

Romagna | 04 Febbraio 2024 Cronaca
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Riccardo Isola - All’interno della struttura organizzativa del Parco della Vena del Gesso si lavora in questa prima parte dell’anno per iniziare a mettere sul campo azioni, iniziative, strategie che sappiamo catalizzare interesse, partecipazione, fruizione del territorio in chiave turistica e quindi economico-sociale. Senza dimenticare lo scopo principale dell’ente che è quello della tutela e salvaguardia dellhabitat dei Gessi. «Intanto una cosa la dobbiamo sottolineare – spiega il presidente dell’Ente di Gestione per i Parchi della Romagna, tra cui vi è anche quello della Vena romagnola, Antonio Venturi - finalmente sul finire dell’anno scorso abbiamo realizzato il Piano territoriale del Parco. Uno strumento importante che guarda al futuro dell’area caratterizzandosi su alcuni ambiti chiave del nostro operato: tutela, salvaguardia ma anche e soprattutto promozione. Un Piano che non chiude porte ma apre visioni e strategie per proseguire in questo straordinario compito che è la crescita e lo sviluppo, anche in chiave ambientale e sostenibile, del territorio». Oggi è su queste direttrici «che la programmazione si sta plasmando. E’ vero - spiega Venturi - che abbiamo ancora bisogno di tempo, e le energie sono rivolte soprattutto a questo, per dare quelle risposte che il Comitato Unesco ci ha richiesto nella fase dell’approvazione della candidatura per le Evaporiti emiliano romagnole, ma non ci possiamo certo fermare qui. Abbiamo bisogno di proseguire nell’importantissimo lavoro di cesellatura tra parco e sistema economico locale che qui vi risiede e opera, in primis il mondo dell’agricoltura, per fare in modo che le eccellenze agroalimentari, dal vino all’olio passando per le erbe aromatiche, il carciofo Moretto, la Mora Romagnola e lo Scalogno solo per fare qualche esempio, diventino sempre di più fonte di attrattività e quindi reddito. Ci stiamo ragionando e qualcosa riusciremo a portare sul tavolo del confronto durante l’anno». Non manca poi una sfida corale nella mission dell’Ente. «Diventa strategico e imprescindibile - rimarca il presidente - riuscire a fare rete tra le diverse aree protette presenti sul territorio. In chiave turistica e promozionale - aggiunge - è importante che fuori dai confini locali si possa conoscere una rete e un sistema integrato di aree capaci di creare valore aggiunto, ambientale, sostenibile, culturale e quindi turistico. C’è una domanda sempre crescente e non possiamo certo lasciarcela sfuggire. Se vogliamo portare turisti, soprattutto esteri, dobbiamo far conoscere la variegata eterogeneità delle aree interne e delle peculiarità che abbiamo».  Infine strumenti e strutture che hanno questa mission, sul territorio del Parco, quindi quello imolese e faentino, sono al vaglio dell’Ente affinché possano trovare ulteriore slancio. Dal Carnè alla nuova realtà legata al comparto ipogeo sorta a Borgo Rivola passando per la Casa sul Fiume e il Palazzo Baronale, questi ultimi due nel territorio bolognese, devono essere messi ulteriormente in condizione di realizzare la funzione di porta e finestra aperta sulle peculiarità di questo territorio unico e affascinante. «Servono risorse e impegno -c hiude il presidente - e per questo uno sforzo che metteremo con slancio sarà proprio quello di riuscire ad allargare la possibilità di intercettare sempre di più finanziamenti e risorse di respiro non solo locale ma anche comunitario».

Escursione notturna per ammirare la luna a Monte Mauro il 23 febbraio
Luna (quasi) piena a Monte Mauro. Questo è il titolo dell’iniziativa che si terrà venerdì 23 febbraio dalle 20.45 a mezzanotte. Si tratta un’escursione al chiaro di luna lungo i sentieri di Monte Mauro, la cima più alta del Parco Regionale della Vena del Gesso Romagnola (515 m). Si camminerà tra luccicanti rocce di gesso ammirando il panorama notturno sui calanchi, azzurrigno terren di mare e sulla pianura, punteggiata di luci fino alla riviera. Lungo l’itinerario c’è qualche breve tratto esposto. il tempo previsto di cammino è di 2 ore con diffioltà media. Il ritrovo è alle 20.45 alla stazione ferroviaria Brisighella successivamente ci si sposterà in auto per raggiungere il punto di partenza. La quota di partecipazione è di 15 euro con prenotazione obbligatoria. La partecipazione all’escursione sottintende l’accettazione del regolamento: www.boschiromagnoli.it/eventi/regolamento. La guida ambientale sarà Marco Clarici. L’escursione è valida ai fini del corso base di escursionismo Aigae.

La situazione della cava e il ricorso della Saint-Gobain al Tar
Il riconoscimento Unesco a Patrimonio dell’Umanità ha portato, e sta portandosi dietro, un durissimo scontro tra le parti. Da un lato ambientalisti, speleologi, Parco e qualche associazione (Cai e altre realtà escursionistiche ndr) che pongono come essenziale «la cessazione immediata dell’escavazione di gesso nell’area della vena», dall’altra la proprietaria della cava e dello stabilimento per la creazione di lastre di cartongesso, la multinazionale Saint-Gobain, che assieme al Comune di Casola e ai lavoratori (tra diretti e indiretti un centinaio ndr) stanno invece alzando le barricate per la difesa «estrattiva e quindi occupazionale ed economica del territorio». Nel mezzo altri enti pubblici, come Regione e Provincia. Quest’ultima nel frattempo, era il 24 novembre 2023, nel capoluogo bizantino ha approvato due documenti che parlano del futuro di Monte Tondo. Si tratta del Piano territoriale del Parco regionale della Vena del gesso romagnola, arrivato a distanza di 18 anni dall’istituzione dell’area protetta, ma soprattutto del nuovo Piano delle attività estrattive (Piae). In questo documento la Provincia ha adottato lo Scenario B, frutto di uno studio di due anni prima, che dà la possibilità di lasciare l’area di estrazione della cava entro i confini del precedente Piae con una capacità estrattiva residua fino a 1,7 milioni di metri cubi di materiale. Per l’azienda questa «limitazione», i confini attuali secondo la multinazionale non soddisfano la previsione della presenza di materia prima, non è accettabile, quindi ha deciso di ricorrere al Tar. Nel ricorso l’azienda non mette in discussione il valore «del riconoscimento a Patrimonio Unesco» ma chiede l’annullamento delle delibere approvate fino a oggi. Atti che per i vertici della multinazionale non «consentono di proseguire nelle attività di coltivazione della cava di gesso, con una prospettiva temporale in linea con le logiche di investimento industriale e nel rispetto della normativa vigente». Allo stato attuale sull’iter del ricorso nulla ancora si sa. La cosa certa è che la battaglia tra trincee non si è affatto e comunque placata. (r.iso.)
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