Alpha Tauri, la logistics manager Fabbri: «Hotel, trasporto dei materiali e voli per 60-80 persone: vi racconto come si organizza una trasferta in F1»

Tomaso Palli
La Formula Uno non è solamente staccate e velocità, guizzi ingegneristici per migliorare la vettura o quel misto di coraggio e follia ad oltre 300 km/h di un pilota per sopravanzare il rivale. Accanto a tutto ciò che è probabilmente il motore pulsante che infuoca milioni di appassionati e tifosi, c’è un mondo silenzioso che, in ogni singolo team, organizza i vari spostamenti per garantire all’intera carovana del Circus di andare avanti raggiungendo i vari luoghi stabiliti dal calendario. Ma come si organizza una trasferta in un Mondiale di Formula 1? Per la scuderia AlphaTauri parte tutto da un ufficio al civico 229 di via Boaria, a Faenza. Lì c’è Michela Fabbri, responsabile logistica del team al quale è molto legata: «Per me è casa. Sono qui da 15 anni ed è dove dedico la maggior parte del mio tempo - spiega con orgoglio - è un legame molto forte che va oltre il lavoro. Sono al servizio di un ambiente privilegiato e unico dove la performance, non solo della macchina, deve essere ai massimi livelli e senza margine d’errore».
Fabbri, cosa fa una Logistics Manager?
«Quando si parla di logistica, si fa riferimento a tutto ciò che è pianificazione, organizzazione e gestione delle trasferte del personale. La cosa che magari non tutti sanno è che non esiste solamente l’organizzazione per Gran Premi o test. Ma la logistica segue anche il cosiddetto “business travel”: trasferte legate a simulatore o galleria del vento. Perché la maggior parte delle scuderie di F1 ha queste strutture accanto all’azienda, mentre noi abbiamo una parte di essa con galleria del vento in Inghilterra». 
Quante persone lavorano nel settore logistico?
«Tutto ciò che è logistica fa parte della direzione sportiva. Nel mio reparto, insieme a me, ci sono tre persone. In più c’è un Team Coordinator che, oltre ad alcune competenze legate alla gestione sportiva, è sempre presente in pista per gestire e coordinare ciò che organizziamo. C’è poi un responsabile trasporti per i materiali».
E quante persone sono impegnate nelle trasferte?
«Tra le 60 e 80 persone. Che sia Australia o Italia non cambia: il Race Team è sempre lo stesso perché ciò che deve essere fatto è analogo per ogni Gran Premio. Il numero aumenta per i test raggiungendo un centinaio di persone. Il motivo è semplice: ci sono meno restrizioni per l’accesso al paddock».
Quanto ha influito la pandemia nel vostro settore?
«Ha completamente stravolto il nostro modo di lavorare. Oggi, e negli ultimi due anni, la parola chiave è flessibilità. Non è più possibile pianificare con uno o due anni in anticipo ma serve spirito di adattamento e capacità di organizzare giorno per giorno. Bisogna essere pronti a cambiamenti, variazioni e modifiche. L’ultimo, seppur non legato al Covid, è l’annullamento del Gran Premio di Russia: è stato cancellato ma ancora oggi non sappiamo quale gara verrà pianificata, se rimarrà nello stesso weekend o eventuali spostamenti per infilare un evento in una data diversa». 
C’è qualche aspetto positivo?
«A livello interno, le persone che collaborano con me hanno dimostrato di essere in grado di “reinventarsi” secondo le richieste del momento. A livello globale, le relazioni umane si sono aperte e arricchite: oltre a parlare di lavoro, è venuto spontaneo condividere il proprio vissuto con tanti equilibri cambiati. Si sono creati così dei ponti che ci permettono un legame umano con il resto del mondo, e non solo strettamente legato al business. È un’opportunità di crescita quotidiana».
Torniamo alle trasferte: quanto può costare?  
«È difficile rispondere, cambia molto da una trasferta all’altra, tra voli e hotel. Sarebbe complicato anche fare una media perché non renderebbe l’idea. L’hotel di Singapore non ti costa come l’hotel di Monza. Ma capitano anche eventi in Europa dove propongono tariffe che fatichiamo a digerire perché simili a quelle applicate alle gare extra europee nelle città più rinomate». 
Capitolo trasporti: è tutto in mano al team?
«Parte tutto da noi. Ma ci sono canali legati al trasporto dei materiali organizzati globalmente da F1 Cargo. Noi programmiamo insieme a Dhl ma i voli sui quali salgono i nostri pallet sono insieme alle altre squadre».
Quali sono i principali problemi a livello logistico?
«Il ritardo dei materiali legato ad una situazione poco stabile nel trasporto aereo è sicuramente una cosa che viviamo a più riprese. Poi anche problemi doganali locali con il materiale che, una volta arrivato all’aeroporto, non riesce a raggiungere il paddock: sembra una cosa assurda ma può capitare. Di questi tempi altri ritardi possono essere legati a membri del team positivi e bloccati da qualche parte in giro per il mondo secondo le regole del posto, magari diverse dalle nostre».