Alluvione, un mese dopo: il progetto preliminare delle casse di espansione sul Senio risale al 1992, oggi nessuna è in funzione

Romagna | 16 Giugno 2023 Cronaca
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Riccardo Isola - E’ uno dei temi politici e d’ingegneria più dibattuti in questo ultimo mese. Ci riferiamo alla creazione delle casse di laminazione lungo il Senio e Sintria. Strutture, ben tre, di accumulo e rilascio di acqua che sarebbero dovute sorgere lungo l’asse fluviale del Senio, a Cuffiano e Tebano, per limitare l’afflusso in pianura di acqua in casi eccezionali. Come del resto sono stati quelli del 3 e 16 maggio scorso. Stiamo parlando di strutture idrauliche capaci di poter contenere 6.500.000 di metri cubi d’acqua su una estensione complessiva, per tutte le opere, di circa 70 ettari, che hanno visto il primo studio di fattibilità, richiesto dalla Provincia di Ravenna, essere realizzato, dall’università di Bologna, nel 1992. Segue quindi un progetto preliminare approvato con determina n. 1869 del 18/04/2002, un successivo progetto definitivo del 25 luglio 2005 e una convenzione n. 24 del 14/3/2007, con il Comune di Riolo Terme, con la quale si dà il via ai lavori relativi alla realizzazione della cassa intermedia (area Molino Fantaguzzi) con la costruzione del bacino di invaso di capacità di circa 1.650.000 mc, con quota di fondo 47,50 m. per ricavare una capacità di invaso aggiuntiva di 244.000 mc utilizzabile per usi irrigui e per il sostegno delle magre e da immettere nel torrente Senio attraverso lo scarico di fondo previo sollevamento meccanico. Questo è l’unica opera oggi esistente e operante e che serve 150 aziende agricole del territorio. Da allora a oggi dopo un iter durato più di trent’anni due realtà sono quasi finite mentre la terza, quella a cavallo del torrente Sintria, non è nemmeno stata progettata definitivamente. Trent’anni di risorse e opportunità sprecate. I motivi sono tanti, ma l’oggettività è che queste casse, seppur finanziate, non sono mai entrate in funzione. L’iter per la loro approvazione e successiva realizzazione inizia sotto il governo regionale di Vasco Errani. Progetto definitivo che poi viene approvato il 25 luglio 2005. La determinazione n. 420 del 17 gennaio 2006 del responsabile del servizio Difesa del suolo e bonifica dà atto che «con i fondi attualmente a disposizione per complessivi 3.666.172,46 euro (sugli oltre 11 milioni necessari per la sua completa realizzazione) si può dare avvio alla fase di acquisizione dei soli terreni da adibire a cave e da corrispondere ai soggetti affidatari dell’attività estrattiva, (Ctf e Cti), completata a sistemazione finale a cassa di espansione, previo atto di collaudo» e contestualmente «rimandare ad una successiva determinazione l’approvazione del progetto esecutivo». La necessità di questa realizzazione nasce dalle verifiche del comportamento idraulico dell’alveo di pianura del fiume Senio, fino alla confluenza nel Reno, che hanno mostrato «una situazione di grave insufficienza idraulica, presentando rischi di sormonto degli argini anche per piene fluviali conseguenti a eventi meteorici di ricorrenza venticinquennale».  Lo studio aveva suggerito di ricorrere a interventi di rialzo e ringrosso degli argini, risezionamenti, rimozione della vegetazione fluviale infestante, eliminazione delle strozzature, ai quali associare «la valorizzazione di alcune fasce golenali presenti a valle di Riolo Terme, trasformandole in vere e proprie casse di espansione utili alla laminazione dei colmi di piena».  L’area dell’intervento è stata identificata all’interno delle tre anse fluviali, naturalmente soggette a inondazione, in corrispondenza delle località Ca’ Passerina, Molino Fantaguzzi e Ca’ di Lolli, per una estensione di circa 70 ettari. Il vero e proprio sistema delle casse occuperebbe un’area di circa 65 ettari, di cui 18 per la cassa di monte, 20,1 per quella intermedia e 26,5 per quella di valle, la cassa più alta sarebbe in sponda sinistra del torrente poco a monte della confluenza del torrente Sintria, e sarebbe insediata su un terrazzo che è stato interessato da attività estrattive di ghiaia. Le aree del Molino Fantaguzzi e di Ca’ di Lolli, rispettivamente in sinistra e destra idraulica, sono fra loro affiancate per un tratto fluviale di circa 0,5 km. A causa di vicissitudini di mercato, la crisi del 2009 porta a una richiesta di ghiaia molto inferiore alle aspettative, il fallimento della Ctf, e iter burocratici lenti e farraginosi, di fatto bloccano e rallentano lo sviluppo. A oggi la situazione vede lo spazio della prima cassa più a monte essere pronta, ma senza collegamento con il Senio, la seconda da completare con la sagomatura dei bordi, il livellamento del fondo e il collegamento con la prima. La terza, invece, è ancora rimasta sui fogli di carta. Infine da non dimenticare anche la presenza, tra il Comune di Castel Bolognese e quello di Solarolo, è in costruzione un altro, ben più piccolo sistema di accumulo d’acqua che si estende per circa sei ettari e dovrebbe essere capace di ospitare fino 140mila metri cubi d’acqua, ricevendo le acque dal canale dei Mulini.
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